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Nullatenente: chi è e quali sono le implicazioni legali?

Chi è un nullatenente e quali sono le conseguenze legali? Chi deve recuperare un credito con un pignoramento come può agire nei confronti di un soggetto che non dispone di beni propri?

Quando un soggetto non adempie ai propri obblighi e non effettua determinati pagamenti entro le scadenze pattuite può essere vittima di azioni legali da parte del creditore.

In particolare attraverso vari solleciti, inizialmente bonari, e in seguito giudiziari come il decreto ingiuntivo e l’atto di precetto, si spinge il debitore a saldare la cifra in questione per evitare conseguenze negative.

In modo particolare l’interessato può pignorare i beni dell’inadempiente, per recuperare i soldi di cui ha diritto. E’ possibile espropriare terreni, case o altri immobili per poi venderli all’asta per ricavarne del denaro. Ma si può anche procedere con il pignoramento dello stipendio, della pensione o del conto corrente.

A tal proposito, comunque, sorgono molti dubbi quando l’azione deve essere svolta nei confronti di un soggetto nullatenente. Nelle prossime righe cercheremo di capire quali sono le conseguenze.

Chi è un nullatenente?

In giurisprudenza non esiste una definizione della parola nullatenente, che non deriva quindi da un gergo tecnico ma dal linguaggio comune. Letteralmente si riferisce a un individuo che non possiede nulla, quindi ad esso non sono intestati beni di alcuni tipo, e non percepisce alcun reddito o sussidio.

Detto ciò risulta ovvio constatare che, non è possibile agire forzatamente nei suoi confronti, dato che non è possibile pignorare i suoi possedimenti.

Ma cosa può fare un creditore per recuperare quanto gli spetta di diritto?

In realtà non molto. E’ possibile soltanto attendere che la situazione possa cambiare, e che in futuro l’inadempiente divenga proprietario di qualcosa. Bisogna fare attenzione, comunque, alla prescrizione, che avviene dopo 10 anni, ma che si può interrompere semplicemente inviando una nuova lettera di diffida.

Non sempre, comunque, con il termine nullatenente, si indica qualcuno che non possiede nulla. A volte, infatti, si tratta di un individuo titolare di redditi non pignorabili. Chi ha una pensione di ammontare inferiore al minimo vitale o beni dal valore irrisorio, quindi poco appetibili per un’asta, di fatto non può subire un’esecuzione forzata.

Ma non solo. Spesso accade che, proprio per evitare azioni forzate, un soggetto cerchi di occultare la propria disponibilità economica e patrimoniale, intestando i beni a terzi, detti “prestanome”. 

Ad ogni modo in Italia nessuna legge dispone di punire chi non ha la possibilità di pagare i debiti. Soltanto se si tratta di evasione fiscale, se vengono superate determinate soglie si parla di reato, punibile con il carcere.

Un nullatenente può essere proprietario di beni?

Nel paragrafo precedente abbiamo detto che, in certe situazioni un soggetto viene considerato nullatenente anche se in realtà è proprietario di beni. In realtà non è semplice una condizione di questo tipo.

La parola stessa implica l’assenza di reddito sia da lavoro dipendente che autonomo e di altri utili provenienti ad esempio da case, terreni o altri diritti reali minori. La mancanza di entrate, inoltre, non deve essere momentanea, ma deve durare nel tempo, dato che il creditore ha la facoltà di agire anche nei confronti dei possedimenti futuri.

Un’eccezione è rappresentata da eventuali beni ottenuti con un comodato gratuito da parenti, ad esempio un’automobile o una casa. Ma, chi spera di salvare le proprietà attraverso una donazione con usufrutto non risolve il problema, dato che quest’ultimo si può pignorare, se ha un valore per il mercato.

Per capire se qualcuno davvero non ha possedimenti di alcun tipo, è necessario analizzare la sua situazione con il Fisco, consultando le banche dati, ovvero:

  • l’anagrafe tributaria: nella quale convergono tutte le informazioni relativi ai redditi percepiti
  • l’anagrafe dei conti correnti: nella quale sono presenti le informazioni inerenti a conti correnti e depositi presso gli istituti di credito.

Recentemente una riforma ha reso possibile l’accesso a tali banche dati anche ai creditori, per permettere loro di capire che agire o meno nei confronti del debitore.

Perciò, al giorno d’oggi, è difficile sfuggire completamente dalle azioni legali per il recupero crediti.

Anche chi pensa di fare il furbo, può essere facilmente scoperto dall’Agenzia delle Entrate, che adotta alcuni indici di spesa utili per rivelare eventuali redditi occulti e procedere poi con gli accertamenti fiscali.
Ad esempio chi risulta nullatenente ma poi ha delle utenze intestate o una assicurazione auto a proprio nome, può essere oggetto di controlli.

Da quanto abbiamo detto, risulta evidente che, non esistono quasi mai casi di soggetti nullatenenti in assoluto, dato che durante la vita è quasi impossibile non possedere beni o redditi.

Nullatenente e pignoramento

Dopo avere appurato che i casi reali di soggetti che non possiedono nulla sono rari, vediamo cosa accade se non è possibile procedere con il pignoramento.

In realtà non è necessario essere poveri in assoluto per evitare l’esecuzione forzata, dato che la legge ha stabilito che alcuni beni non sono pignorabili, ad esempio:

  • immobili inseriti nel fondo patrimoniale
  • la prima e unica casa, se si tratta di debiti con l’Agenzia delle Entrate
  • ⅘ dello stipendio o della pensione, detratto il minimo vitale
  • conto corrente, entro una data cifra
  • beni in comunione con il coniuge o in comproprietà per un massimo del 50%
  • beni indispensabili per l’esercizio della professione o dell’impresa, non oltre ⅕
  • la fede, gli indumenti, la biancheria, letti, tavoli e sedie, e altri mobili indispensabili

Quindi come può agire il creditore?

Considerando che il codice civile stabilisce che ognuno è responsabile dei debiti che ha contratto con il proprio patrimonio presente e futuro, l’interessato può provare una nuova azione dopo un certo periodo, verificando se la situazione patrimoniale del debitore è cambiata.

E’ necessario, però, porre la massima attenzione alla prescrizione di 10 anni, che rende impossibile agire dopo la scadenza. Per interrompere i termini, comunque, è sufficiente inviare una lettera di diffida, ovvero far valere nuovamente i propri diritti. Il termine inizia a decorrere da capo a partire dal giorno successivo della notifica della lettera.
Quindi, ipoteticamente un credito potrebbe non cadere mai in prescrizione, seguendo tale procedura.

Nullatenente ed eredi

Abbiamo sottolineato che, il debito contratto da un soggetto potrebbe non cadere mai in prescrizione se il creditore decide di attivarsi periodicamente per evitare che il termine decada.

In realtà esso può durare anche dopo la morte dell’inadempiente, dato che le morosità si trasferiscono sugli eredi che hanno accettato l’eredità in modo espresso o tacito.

In tal caso l’interessato può agire direttamente pignorando i beni di questi ultimi, senza dovere intraprendere una nuova causa.
Quindi, anche se il debitore fosse stato realmente nullatenente, ciò non si può dire in automatico anche per i familiari.

Il creditore, comunque, può agire con la cosiddetta azione revocatoria, per rendere inefficace eventuali vendite o donazioni fatte per evitare l’esecuzione forzata. Ciò può avvenire entro 5 anni dall’atto, ma deve dimostrare che l’affare è stato compiuto in mala fede.

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