Chi crede che avere un'auto d'epoca nel garage non costi nulla si sbaglia e non solo in parte ma di grosso. Se da un lato, infatti, le vetture con più di 30 anni dalla fabbricazione sono esenti dal bollo, l'Agenzia delle Entrate la pensa diversamente.
Il possesso ed il mantenimento di un'auto d'epoca, infatti, è considerato, dallo Stato, una ricchezza: la benzina, il posto auto e la manutenzione, infatti, sono costi accessori che il fisco tiene in considerazione.
In modo particolare, l'Agenzia delle Entrate ne tiene conto per coloro che, pur avendo un'auto d'epoca nel garage dichiarano redditi molto bassi.
I controlli del fisco
Le auto d'epoca, dunque, fanno reddito e, secondo un principio dell'Agenzia delle Entrate, auto simili possono essere possedute solo se si ha già a disposizione molto più dello stretto necessario.
Va da sé, dunque, che se nella dichiarazione dei redditi viene dichiarato molto poco e si ha un'auto d'epoca, il fisco potrebbe fare – lecitamente – un controllo per accertare la ricchezza reale del contribuente.
I controlli del fisco, dunque, sono leciti ed a stabilirlo è stata la Corte di Cassazione che, così come si legge, “in tema di accertamento delle imposte sul reddito, il riferimento al possesso di autovetture da parte del contribuente, contenuto nel redditometro, deve intendersi esteso anche alle auto storiche, non rinvenendosi in dette disposizioni alcuna restrizione o precisazione e rappresentando tale circostanza un idoneo indice di capacità contributiva”.
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