La legge italiana riconosce la convivenza di fatto grazie alla legge n. 76 del 2016, conosciuta come Legge Cirinnà.
Questa normativa definisce la convivenza come l’unione stabile tra due persone maggiorenni, legate da vincoli affettivi, che vivono insieme e si prestano reciproca assistenza morale e materiale, senza essere sposate né unite civilmente.
Perché la convivenza sia giuridicamente rilevante, è possibile – e consigliabile – registrarla presso il Comune di residenza. Non è obbligatorio, ma serve a semplificare l’accesso a diritti e tutele, soprattutto in caso di separazione, malattia o morte.
Trascorrere dieci anni in convivenza non equivale a essere sposati, ma ha un peso. La durata della relazione contribuisce a dimostrare la stabilità del legame e la condivisione di vita, due elementi centrali per poter accedere ad alcune tutele previste dalla legge.
Chi ha convissuto a lungo può contare su diritti specifici: la possibilità di assistere il partner in ospedale, di accedere a informazioni sanitarie riservate, di essere designato come rappresentante per decisioni mediche o personali, e – nei casi più delicati – di ottenere alimenti se si versa in stato di bisogno dopo la rottura.
La legge prevede anche la possibilità di stipulare un contratto di convivenza, con cui regolare in anticipo alcuni aspetti economici e patrimoniali della vita comune. Se esiste, diventa un riferimento importante in caso di separazione.
Quando una lunga convivenza finisce, la legge prevede tutele limitate, ma non irrilevanti. Non esiste un vero e proprio "divorzio" tra conviventi, e non si applicano automaticamente le regole del mantenimento tra ex coniugi. Tuttavia, se uno dei due partner si trova in stato di bisogno e non è in grado di mantenersi, può chiedere all’altro un assegno alimentare, proporzionato alle proprie necessità e alle possibilità economiche dell’ex convivente.
La questione dell’abitazione è particolarmente delicata: se la casa era di proprietà esclusiva di uno dei due, l’altro non ha un diritto automatico a rimanervi; tuttavia, se ci sono figli minori o disabili, un giudice può stabilire l’assegnazione della casa al genitore convivente, anche se non proprietario, per tutelare l’interesse del minore.
La separazione può anche implicare una suddivisione di beni acquistati insieme, ma a differenza del matrimonio non esiste una comunione legale. I beni restano di chi li ha acquistati, a meno che non ci siano prove o accordi che dimostrino il contrario.
È importante sapere che la legge non equipara la convivenza al matrimonio in tutti gli aspetti. Dopo dieci anni insieme, non si acquisisce alcun diritto ereditario, a meno che non sia stato redatto un testamento. Se il convivente muore senza lasciare disposizioni, l’altro non ha diritto alla sua eredità, neanche se la relazione è durata decenni.
Allo stesso modo, non c’è diritto al mantenimento in senso pieno, come per i coniugi separati. Gli alimenti sono una misura minima, concessa solo se il convivente è in reale stato di necessità.
Non è previsto nemmeno un automatico diritto alla metà dei beni, salvo vi siano accordi specifici, acquisti cointestati o un contratto di convivenza che disciplini questi aspetti.
In caso di rottura, è essenziale raccogliere e conservare prove della convivenza: residenza comune, spese condivise, contributi economici, eventuali accordi scritti. Questo può fare la differenza nel far valere i propri diritti. Se esiste un contratto di convivenza, va esaminato attentamente: spesso contiene patti utili anche per la fase della separazione.
Quando non si riesce a trovare un accordo tra le parti, si può ricorrere all’autorità giudiziaria. Sarà un giudice ordinario – non il tribunale della famiglia – a valutare le richieste, sulla base delle prove disponibili.
Come abbiamo visto, anche dopo dieci anni di convivenza, non si acquisiscono automaticamente gli stessi diritti dei coniugi, ma esistono alcune tutele e possono essere fatte valere. La chiave è la documentazione: dimostrare la stabilità del legame, la condivisione della vita quotidiana e – se necessario – lo stato di bisogno.
Per chi vive una convivenza lunga e stabile, è consigliabile regolare la situazione con strumenti giuridici come il contratto di convivenza e il testamento. In caso di separazione, rivolgersi a un avvocato è spesso la strada migliore per capire cosa realmente spetta e come ottenerlo.
A questo link trovi le informazioni e la possibilità di attivarla con lo sconto del 50% ovvero 60€ + iva anziché 120€.
Scopri l'AcademyA questo link trovi le informazioni e la possibilità di attivarla con lo sconto del 75% ovvero 90€ + iva anziché 360€.
Scopri il servizio Premium