Il divorzio giudiziale è la via che deve essere intrapresa dai coniugi che non riescono a trovare degli accordi in merito alla fine del loro matrimonio. Rappresenta la modalità più lunga e costosa, per la quale è obbligatoria la consulenza di un avvocato divorzista.
Le tematiche relative alla separazione e al divorzio sono ormai quasi all’ordine del giorno. Sentiamo spesso parlare amici e conoscenti dei loro casi particolari, ma possiamo ascoltare diverse notizie anche in televisione o leggerle nel web.
Il nostro collega al lavoro, inoltre, ci ha confidato di avere ottenuto il divorzio in tempi molto brevi, senza pagare la parcella dell’avvocato divorzista; un’amica, invece ci ha confidato di avere speso tantissimo senza ottenere quanto sperato.
Fatto sta che non sempre riusciamo ad avere delle idee chiare in merito, e se la nostra vita matrimoniale non procede come avevamo sperato, ci troviamo immersi in una grande confusione e non sappiamo bene cosa fare.
Proviamo allora a fare un po’ di chiarezza, analizzando le varie modalità prevista dalla legge italiana per la separazione e per il divorzio giudiziale o congiunto.
Come abbiamo accennato nel paragrafo precedente, se i coniugi non riescono a trovare un accordo in merito alle questioni più importanti, è necessario l’intervento del Tribunale per tutelare i diritti di entrambi.
Succede ad esempio se la coppia non riesce ad allinearsi in merito all’affidamento dei figli, al mantenimento, alla casa coniugale, etc. Ma, può accadere anche che una parte non intenda concedere la possibilità di divorziare all’altra.
In ogni caso, un divorzio giudiziale, può durare anche alcuni anni, data la complessità del procedimento giudiziario, e il numero di controversie da risolvere. La polizia tributaria, inoltre, potrebbe effettuare delle verifiche in merito alla situazione patrimoniale ed economica dei soggetti. Per stabilire il diritto al mantenimento, infatti, si devono fare accertamenti sull’esistenza di beni di proprietà, conti, azioni e obbligazioni magari non dichiarate dai soggetti.
Può accadere anche, che siano chiamati a testimoniare alcuni individui, per avere un quadro più completo della situazione.
Tutto ciò, inevitabilmente, allunga le tempistiche e anche i costi relativi al divorzio giudiziale.
Il divorzio giudiziale, quindi la causa in Tribunale, è la modalità più complessa e lunga per porre fine a un matrimonio. I processi civili durano sempre molto tempo, in quanto sono contraddistinti da diverse fasi, ognuna delle quali può essere molto complessa. In generale più sono le questioni da risolvere più sarà difficile procedere.
Innanzitutto deve essere presentata una domanda, per ricorso, al giudice del Tribunale dell’ultima residenza della coppia o di uno dei due. Devono essere allegati i seguenti documenti:
E’ possibile intraprendere la strada della causa in Tribunale anche a seguito di una separazione consensuale, se sorgono problemi e tensioni in seguito.
Da qualche anno in Italia è possibile divorziare in tempi più ristretti rispetto al passato. Il legislatore, infatti, ha previsto modalità e tempistiche più favorevoli ai coniugi.
L’obiettivo in realtà è duplice, se da una parte era necessario dare la possibilità a marito e moglie di potersi rifare velocemente una vita, dall’altra era utile evitare ulteriori intasamenti della macchina della giustizia, per casi risolvibili in altri modi.
I processi civili, come sappiamo, sono davvero molto lunghi, e le cause per divorzio sempre più frequenti, perciò un intervento per riformare tale sistema era necessario.
Fatto sta che, dal 2015, grazie alla nuova normativa sul divorzio breve, è possibile divorziare:
Il cambiamento è significativo, se pensiamo che, prima era necessario attendere 3 anni.
In ogni caso, la durata effettiva del procedimento dipende poi dalla modalità scelta dalla coppia, quindi:
Quando il procedimento si conclude, il tribunale pronuncia la sentenza e lo scioglimento degli effetti civili del matrimonio. In seguito si deve trascrivere l’atto nei registri del Comune dove era stato celebrato il rito.
Cosa accade dopo? Proviamo ad elencare le conseguenze:
E’ sempre possibile impugnare la sentenza di divorzio giudiziale, rispettando i termini previsti dalla legge.
A tal proposito è necessario capire quando la sentenza diventa definitiva a tutti gli effetti, ovvero quando non è più possibile opporsi. Essa, infatti, dopo essere stata emessa, deve essere trasmessa dal cancelliere del tribunale all’ufficiale di stato civile del Comune dove era stato celebrato il matrimonio, per poter essere trascritta.
Solamente dopo tale procedimento cessano effettivamente gli effetti civili del matrimonio, ciò significa che soltanto dopo l’annotazione i soggetti sono davvero liberi e quindi hanno la possibilità di sposarsi nuovamente.
Tutte le sentenze civili, quindi anche inerenti al diritto di famiglia, possono essere impugnate quando non sono ancora definitive, quindi è importante conoscere le tempistiche.
L’art. 325 c.c. sottolinea che:
Il termine per proporre l'appello, la revocazione e l'opposizione di terzo di cui all'articolo 404, secondo comma, è di trenta giorni. È anche di trenta giorni il termine per proporre la revocazione e l'opposizione di terzo sopra menzionata contro la sentenza delle corti d'appello.
Il termine per proporre il ricorso per cassazione è di giorni sessanta [129, 133 disp. att.]
In sostanza, si deve agire entro 6 mesi dalla pubblicazione della sentenza, ovvero dal momento in cui la stessa è stata depositata presso la cancelleria del tribunale. Ma, i tempi possono essere inferiori, se una delle parti decide di velocizzare le tempistiche impegnandosi a notificare la stessa alla controparte. In tal caso essa diventa definitiva entro 30 giorni, se non viene impugnata.
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