Spesso, purtroppo, ci si ritrova a parlare, anche fra amici, di condomini che non pagano le spese di condominio di spettanza in base ai millesimi di proprietà. Spesso, dunque, gli amministratori di condominio si trovano a dover fare i conti con una giustizia che non sempre sembra tutelare il creditore.
Molte volte, infatti, chi non paga le spese del condominio non ha beni di proprietà per procedere a pignoramento: non lavora, non ha auto intestate e non ha nulla a cui potersi attaccare per aggredire il debito.
Le vie alternative
Grazie alla riforma del Condominio del 2012, però, e soprattutto la riforma del codice civile, ci sono strumenti estremi per poter correre ai ripari.
In altre parole, se un condomino non paga le spese per oltre 6 mesi, l'amministratore può sospendere i servizi comuni suscettibili di godimento separato. Ciò vuol dire che non soltanto il condomino in questione non avrà più accesso alla piscina del condominio, ai campi da tennis o ai posti auto attribuiti nominalmente ma potrà vedersi sospesi anche luce, acqua e gas.
Luce, acqua e gas potranno essere sospesi al debitore, però, solamente nel caso in cui questi siano parte di un impianto centralizzato; nel caso di un collegamento ad un impianto autonomo, infatti, il condominio non può intervenire sul suo rapporto privato con la società erogatrice del servizio.
Altra soluzione drastica è il pignoramento dell'immobile. La vendita all'asta dell'immobile, dunque, resta sempre valida e la richiesta da parte degli avvocati può essere fatta senza dover rispettare un importo minimo per cui può essere esercitato il pignoramento.
In questo caso, il nuovo acquirente dell'immobile, sarà responsabile di tutti i debiti pendenti sulla casa e, dunque, anche sulle spese di condominio arretrate.
