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Inversione contabile: cos’è e quali sono le sanzioni previste?

L’inversione contabile, o reverse charge, è un particolare metodo per l’applicazione dell’imposta sul valore aggiunto. Vediamo quali sono gli obblighi e le sanzioni per chi non li rispetta.

Non tutti sanno che, per evitare le frodi fiscali, in modo particolare quelle collegate al versamento dell’Iva, il legislatore ha previsto un particolare meccanismo contabile.

In alcune situazioni, l’imposta sul valore aggiunto, relativa allo scambio di beni o all’erogazione di servizi deve essere versata dall’acquirente e non dal cedente.

Molto semplicemente, in alcuni casi specifici previsti dalla legge, il venditore deve emettere la fattura senza calcolare l’Iva, e il destinatario dovrà poi integrare la stessa indicando l’aliquota corrispondente all’operazione effettuata.

Vediamo, quindi, di fare un po’ di chiarezza in merito, evidenziando anche cosa rischia chi non rispetta le norme in questione.

Cos’è l’inversione contabile?

L’inversione contabile è una meccanismo tributario, creato a livello europeo per evitare evasioni delle imposte sul valore aggiunto. In sostanza il pagamento dell’Iva viene spostato da chi emette la fattura a chi la riceve.

Per comprendere meglio la questione è sufficiente pensare a ciò che accade per le ritenute d’acconto. Il committente, infatti, diventa debitore d’imposta e deve integrare la fattura con l’Iva da versare.

Con l’inversione contabile, quindi si stravolge il metodo standard e l’imposta viene caricata “charge” al contrario “reverse”, ovvero viene trasferita dal venditore al compratore, o cessionario, se è un soggetto passivo d’imposta.

Praticamente nella fattura di acquisto non verrà più indicata l’Iva, come avviene invece normalmente.

Ma per quali motivi avviene questo stravolgimento?

Si tratta di una procedura introdotta a livello europeo e poi anche nel nostro Paese con l’obiettivo di evitare l’evasione fiscale.

Tale sistema viene applicato soprattutto nel settore dell’edilizia, da sempre esposto a molti frodi, ma anche a quello della telefonia, dei beni usati e del commercio dell’oro.

Come funziona l’inversione contabile?

Dopo avere capito di cosa si tratta, cerchiamo ora di scendere nei dettagli, analizzando come funziona concretamente l’inversione contabile.

Il meccanismo si basa sull’emissione di una fattura da parte del prestatore del servizio o del venditore di un bene, senza includere l’Iva, come avviene nella maggior parte dei casi.

E’ obbligatorio, comunque, inserire una dicitura per specificare che si tratta di un reverse charge. Ad esempio si può scrivere:
Operazione esente da imposta da bollo e senza addebito dell’IVA ai sensi dell’art. 17 DPR 633/1972”, oppure “Operazione soggetta al reverse charge in conformità all’art. 17, comma 6, lettera a-ter, DPR 633/1972 con applicazione dell’IVA a carico del destinatario della fattura

D’altra parte chi riceve il documento deve effettuare un’integrazione per indicare l’imposta sul valore aggiunto, aggiungendo la dicitura “autofatturazione”. Quest’ultima deve essere annotata sia nel registro delle vendita che in quello degli acquisti.

Possiamo dire, quindi, che le conseguenze dell’inversione contabile sono:

  • chi emette la fattura non deve indicare l’Iva, ma deve recare la dicitura per specificare che la stesse deve essere pagata dall’acquirente
  • il committente deve emettere l’autofattura per regolarizzare il tutto
  • a livello contabile chi riceve la fattura deve registrare l’operazione nel registro acquisti e vendite, per renderla neutra.

Per effettuare una inversione contabile, ad ogni modo, è necessario che il committente sia un soggetto passivo d’imposta, ovvero deve soddisfare i seguenti 3 requisiti:

  • soggettivo
  • oggettivo
  • territoriale

Per chiarire il tutto proviamo a fare un esempio.
Ipotizzando che Tizio venda merce per 1000 euro a Caio, gli step saranno i seguenti:
Tizio emette la fattura senza iva, indicando che si tratta di reverse charge
Caio registra la fattura, integrandola con l’imposta sul valore aggiunto, del 22%, ovvero con l’autofattura
A livello contabile Caio deve effettuare due operazioni: registrare la fattura d’acquisto, e l’autofattura nel registro delle vendite

In sostanza, dunque, l’inversione contabile si concretizza con l’emissione dell’autofattura da parte dell’acquirente.

Normalmente l’imposta dovrebbe essere versata allo Stato dal venditore, mentre l’acquirente avrebbe portato la stessa in detrazione.
Applicando, invece, questo strumento, entrambe le operazioni devono essere effettuate dall’acquirente. L’imposta verrà addebitata poi effettivamente al consumatore finale.

Quando si applica l’inversione contabile?

Veniamo ora al succo del discorso, ovvero quando deve essere applicata l’inversione contabile per legge?

Inizialmente veniva utilizzato tale meccanismo soltanto per quanto riguarda gli scambi comunitari, per evitare le “frodi carosello”, cioè passaggi di beni tra società appartenenti a diversi Stati, per evadere le tasse. I beni in oggetto venivano messi in commercio, poi, a prezzi più vantaggiosi.

In Italia lo stesso sistema viene applicato nelle seguenti situazioni:

  • nel settore dell’edilizia
  • prestazioni di servizi, anche di manodopera, nel settore edile, da subappaltatori
  • nelle cessioni di oro per investimento
  • cessioni di materiale d’oro
  • cessione di semilavorati o di purezza, pari o superiori a 325 millesimi
  • vendita di apparecchiature per il servizio pubblico radiomobile terrestre
  • vendita di pc e di accessori ad essi collegati
  • vendita di materiali e prodotti lapidei, provenienti da cave e miniere

Le sanzioni previste in caso di inadempienza

Fino ad ora, nei paragrafi precedenti abbiamo visto che l’inversione contabile viene applicata principalmente nei rapporti tra subappaltatori e appaltatori, o anche solamente tra subappaltatori.

Si tratta di un meccanismo presente anche per quanto concerne la cessione di cellulari e pc, o nel caso in cui un titolare di un sito web riceva pagamenti da Google (per il servizio AdSense) per avere pubblicato degli annunci pubblicitari nella proprie pagine.

In queste situazioni, come nelle altre che abbiamo elencato sopra l’acquirente riceve una fattura nella quale non è stata applicata l’Iva, e deve procedere per regolarizzare il tutto a livello contabile.

Ma cosa avviene in caso di omessa o errata applicazione dell’inversione contabile?

L’Agenzia delle Entrate ha chiarito il tema inerente alle sanzioni previste per chi non rispetta le norme.

L’errata applicazione dell’imposta viene punita in misura fissa con una sanzione pecuniaria da 250 a 10 mila euro. La stessa non scatta per una singola fattura, ma in base alla liquidazione periodica.

In caso di omissione degli adempimenti, invece la sanzione fissa varia da 500 a 20 mila euro, se ad essa non è connesso anche l’occultamento dell’operazione. Ciò significa che l’operazione deve risultare dalla contabilità. In caso contrario, la sanzione corrisponde dal 5% al 10% dell’imponibile, considerando sempre un minimo di 1000 euro.

Le disposizione sopra citate sono entrate in vigore il 1 gennaio 2016, in attuazione del Decreto Legislativo n.158/2015.

Tuttavia se viene applicata l’Iva invece dell’inversione contabile con finalità di evasione o frode, effettuata con consapevolezza dall’acquirente, la sanzione riguarda dal 90% al 180% dell’imposta.

Fonti normative

  • Decreto Legislativo n.158/2015
  • Art. 17 DPR 633/1972
  • Art. 6 del decreto legislativo 471/1997
EVASIONE FISCALE INVERSIONE CONTABILE REVERSE CHARGE IVA
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