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Lavoro e malattia: quali sono le regole?

Conosci le regole inerenti al lavoro e alla malattia? Se ti devi assentare dal lavoro per questioni di salute, devi rispettare quanto stabilito dalla legge. Devi avvertire il datore di lavoro, farti rilasciare un certificato dal medico e non superare il periodo di comporto. 

Lo Stato italiano tutela la salute dei propri cittadini, permettendo loro di rimanere a casa dal lavoro e intraprendere le cure necessarie in caso di malattia. Per fare ciò bisogna rispettare le normative di riferimento e seguire il procedimento corretto.

Se non ti senti bene, quindi, hai tutto il diritto di non presentarti sul posto di lavoro, ma fai attenzione a rispettare i termini previsti, in particolare per:

  • comunicare la tua assenza all’azienda
  • inviare un certificato medico all’Inps, tramite il tuo medico curante
  • valutare quanti giorni di malattia hai chiesto dall’inizio dell’anno

Se fai tutto secondo le regole non rischi nulla e puoi tranquillamente pensare alla tua salute, ricevendo lo stesso un pagamento anche se non stai lavorando.

Se, invece, commetti degli errori o cerchi di fare il furbo rischi delle sanzioni, e in alcuni casi anche il licenziamento per giusta causa.

Per avere un quadro completo sull’argomento, analizziamo insieme i punti principali da tenere in considerazione.

Lavoro e malattia: come avverto il datore di lavoro?

Se non puoi presentarti sul posto di lavoro devi comunicare il prima possibile la tua decisione, per permettere al tuo titolare di organizzare le attività per tempo, coinvolgendo il personale presente.

Il termine massimo previsto dalla legge in realtà dipende dal contratto collettivo che hai sottoscritto, in particolare devi comunicare l’assenza:

  • prima dell’inizio del turno se hai un contratto di telecomunicazioni, grafica, editoria, alimentare, terziario e commercio, turismo, gomma, plastica, carta, tessile, abbigliamento, confezioni
  • entro 2 ore dall’inizio del turno se lavori per aziende nel settore dell’autotrasporto
  • entro 4 ore dall’inizio del turno lavorativo se appartiene ad aziende che si occupano di legno, arredamento, chimica, calzature
  • entro il primo giorno di assenza, per i contratti metalmeccanici

E’ un tuo compito fare in modo che la comunicazione arrivi tempestivamente all’azienda, quindi assicurati di mandare il messaggi alle persone giuste, meglio se direttamente al tuo datore di lavoro.

Ovviamente non sei tenuto a comunicare l’assenza se sei impossibilitato a farlo, a causa di un incidente o problemi di salute gravi. 

In tutti gli altri casi rischi di ricevere una sanzione disciplinare in quanto non hai rispettato i tuoi doveri e hai messo in difficoltà l’azienda.

Ormai esistono svariate modalità e strumenti per potere comunicare in breve tempo, quindi non potrai giustificarti se avevi la possibilità di farlo ma sei stato superficiale.

Lavoro e malattia: devo andare dal medico?

Certo ci devi andare. Non è sufficiente che tu possa affermare di avere un problema di salute, lo devi dimostrare.

L’unico modo per provare il tuo stato di salute è rappresentato dal certificato medico, che devi fare entro due giorni dal verificarsi della malattia

Il tuo medico provvederà anche ad inviare il certificato telematico all’Inps contenente la diagnosi e anche la prognosi, cioè l’indicazione dei giorni necessari per la guarigione.

Lavoro e malattia: vengo pagato lo stesso? 

Durante la malattia sarai pagato lo stesso anche se non stai lavorando. Ciò avviene perché lo Stato italiano tutela la salute dei propri cittadini, garantendo loro di potersi curare senza avere ulteriori problemi, in questo caso economici.

Chi mi paga lo stipendio?

La cosiddetta indennità di malattia è pagata dall’Inps, ma il datore di lavoro può essere obbligato a corrispondere un’integrazione, se previsto dal contratto collettivo.

Generalmente nei primi 3 giorni di assenza , definito come periodo di carenza, la quota viene pagata dall’azienda. Il datore di lavoro in pratica ti anticipa l’indennità di malattia assieme allo stipendio, e successivamente lo recupera dall’Inps.

Quanto posso prendere?

La cifra che ti spetta di diritto, e che ti viene pagata dall’Inps, viene calcolata in base alla tua retribuzione media giornaliera, e corrisponde a:

  • 50% fino al 20° giorno di assenza
  • 66,66% dal  21° giorno fino a un massimo di 180 giorni.

Tieni presente che i primi tre giorni, come abbiamo detto, sono definiti di carenza, e sono a carico del datore di lavoro, se previsto nel tuo contratto.

In alcuni casi, però, le percentuali sono diverse. Se sei un dipendente di pubblici esercizi o di laboratori di pasticceria hai il diritto di ricevere un’indennità pari all’80% per tutta la durata della malattia.

Devi ricordarti di indicare chiaramente e in modo corretto un indirizzo di reperibilità durante il periodo della malattia, per consentire i controlli effettuati attraverso le visite fiscali.

Il datore di lavoro o l’Inps, infatti, potrebbero controllare se sei effettivamente malato, o se invece semplicemente non avevi voglia di lavorare.

Se comunichi un indirizzo incompleto o errato rendendo impossibili le visite, ti verrà tolta l’indennità di malattia.

Lavoro e malattia: il periodo di comporto

Abbiamo detto che hai il diritto di non presentarti al lavoro per i giorni necessari alla cura della tua salute. Ma non si tratta di un periodo illimitato.

Si definisce periodo di comporto il limite temporale massimo nel quale ti è consentito non lavorare a causa di una malattia. 

Tale limite non è uguale per tutti i dipendenti ma cambia a seconda del contratto collettivo e dell’anzianità.

Può essere di due tipologie:

  • secco: se si tratta di un unico periodo di malattia, senza interruzioni. In questo caso il contratto potrebbe stabilire una durata massima di 3 mesi
  • per sommatoria:  se i giorno sono distribuiti in modo con continuo in un arco di tempo di un anno solare, cioè da gennaio a dicembre. Il contratto può prevedere 180 giorni massimi.

Lavoro e malattia: quando rischio il licenziamento? 

In generale puoi essere licenziato solamente per giusta causa, quindi anche nel caso della malattia vale questo principio.

Una motivazione considerata valida è la finta malattia. Se durante il periodo in cui non lavori e ricevi l’indennità vieni sorpreso a svolgere attività all’aperto, come ad esempio il jogging o una partita a calcetto, risulta ovvio che stai mentendo, ed è considerato un buon motivo per licenziarti.

Per questo motivo possono venire inviate le visite fiscali, controllando se effettivamente ti trovi a casa e sei ammalato. Ma a volte il datore di lavoro se dubita di te, può chiedere anche l’intervento di un investigatore privato, per verificare i tuoi spostamenti.

Non può essere interrotto il tuo contratto lavorativo, invece se ti assenti spesso per malattia, rendendo quasi inutile la tua prestazione. Purché rientri nei limiti stabiliti hai in ogni caso il diritto a curarti.

LICENZIAMENTO PER GIUSTA CAUSA PERIODO DI COMPORTO MALATTIA INDENNITÀ DI MALATTIA
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