Il pezzotto è un decoder particolare che consente agli utenti di accedere a vari contenuti delle tv a pagamento quali Sky, Netflix, Dazn, ecc. Si tratta di un sistema illegale, che può causare diversi problemi legali a chi lo vende, ma anche a chi lo utilizza.
Negli ultimi anni, complice le nuove tecnologie, la pirateria informatica si è diffusa notevolmente, purtroppo, e riguarda anche la diffusione illecita di programmi televisivi, film, serie tv, eventi sportivi a pagamento.
In modo particolare sono molti gli utenti a decidere di pagare meno, utilizzando tecniche punite dalla legge italiana, come appunto il pezzotto. Vediamo di cosa si tratta.
E’ diventata ormai una moda potere vedere comodamente a casa film, serie tv, ed eventi sportivi, pagando un abbonamento all’emittente prescelta. In molti, però, preferiscono non seguire le procedure legali i canali standard, affidandosi invece alla pirateria.
Si tratta di un atteggiamento che spesso viene intrapreso con superficialità, senza tenere in considerazioni i rischi che si corrono, e senza conoscere cosa dice la legge a riguardo.
La possibilità di potere usufruire del servizio ad un prezzo ridotto sembra così vantaggioso da fare dimenticare quali sono le ripercussioni negative sul mercato, e le possibili punizioni di tale comportamento.
Il fenomeno del pezzotto è diventato “famoso” in seguito a un blitz della Guardia di Finanza a settembre 2019. In sostanza è stata colpita l’organizzazione che gestiva tale sistema, ovvero la tv pirata Xtream Codes.
Il sistema prevede l’utilizzo di server, anche all’estero, attraverso i quali fare partire il flusso di dati in streaming, cioè viene utilizzata la tecnologia IPTV, Internet Protocol Television, in modo illegale.
Un sistema di questo tipo è particolarmente dannoso per le emittenti televisive interessato, dato che si riscontra un numero di utilizzatori pari a quello degli abbonati regolari. E’ evidente, quindi, che si tratta di un meccanismo ormai collaudato, che rischia di arrecare diversi danni alle aziende coinvolte.
Quando si parla di vedere illegalmente film, eventi sportivi o serie tv, si fa riferimento al diritto d’autore, ovvero la legge che ha l’obiettivo di tutelare chi crea un’opera.
In particolare l’art. 171-octies della legge 633/41 afferma che:
chiunque a fini fraudolenti produce, pone in vendita, importa, promuove, installa, modifica, utilizza per uso pubblico e privato apparati o parti di apparati atti alla decodificazione di trasmissioni audiovisive ad accesso condizionato effettuate via etere, via satellite, via cavo, in forma sia analogica sia digitale
Può rischiare una condanna penale e una pena non inferiore a due anni di reclusione e una multa, se i fatti sono particolarmente gravi.
Molti sono convinti che, le conseguenze legali, possano riguardare soltanto chi vende il pezzotto, e non l’utilizzatore finale. Ma non è proprio così.
Come abbiamo notato, infatti, il diritto d’autore fa riferimento anche all’utilizzatore finale del dispositivo illegale. Le conseguenze, inoltre, non sono per nulla lievi. La violazione può comportare una multa da 2582 euro a 25.822 euro, oltre alla reclusione da sei mesi a tre anni.
A confermare la gravità del comportamento, anche la Corte di Cassazione si è espressa in merito, con la sentenza n- 46443/17, confermando la reclusione di 4 mesi e una multa di 2 mila euro per un utente privato che aveva installato il pezzotto alla propria tv, e collegato alla rete internet.
Il fatto ha rilevanza penale, come stabilito dall’art. 171-octies della legge sul diritto d’autore, considerando la finalità fraudolenta del mancato pagamento del canone, senza considerare in quale modo sono state eluse le misure tecnologiche.
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