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Prestazioni sanitarie: i tempi di attesa in Italia

Si parla spesso dell’importanza della prevenzione per ridurre l’impatto delle malattie e della mortalità oltre che per incentivare la cultura del benessere e migliorare la qualità della vita.

Infatti, proprio adottando delle strategie wellness è possibile prevenire un gran numero di malattie, come il diabete di tipo 2, demenza e alcune tipologie di tumore, oltre a quasi l’80% delle malattie cardiache o ictus (fonte ISS – Istituto Superiore di Sanità).

Purtroppo, però, nel contesto della sanità pubblica italiana, la tempestività nell’erogazione delle prestazioni sanitarie non è la caratteristica prevalente, anzi, sebbene il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) metta a disposizione un ampio ventaglio di servizi, non si può dire la stessa cosa sulle disponibilità per i pazienti e i tempi di attesa per l'accesso a tali servizi, sono spesso oggetto di critica.

Priorità temporale per le prestazioni sanitarie

Gli accessi alle prestazioni tramite la sanità pubblica sono scanditi dal Piano nazionale di governo delle liste d’attesa (P.N.G.L.A.) prodotto della concertazione avvenuta tra governo, regioni, provincie autonome di Trento e Bolzano. 

Il P.N.G.L.A., quindi, disciplina sia le priorità di fruizione dei servizi che i tempi massimi previsti per usufruire di esami, visite di tipo specialistico, ricoveri ospedalieri e interventi chirurgici da parte del Servizio Sanitario. È possibile accedere alle prestazioni non solo in strutture ospedaliere, ma anche in strutture private accreditate.

Ad indicare suddette priorità temporali deve essere il medico, che specificherà nell’apposita impegnativa - alla sezione “priorità della prestazione” - l’urgenza, che è definita da quattro lettere:

  • U: il paziente deve effettuare la prestazione entro 72 ore e deve prenotare entro 48 ore dalla prescrizione, pena la decadenza della priorità acquisita;​
  • B: il paziente ha il diritto di accedere ai servizi in un tempo di non oltre 10 giorni;
  • D: la prestazione è “differibile” ed erogabile tra i 30 e i 60 giorni, in quanto non pregiudica la salute del paziente;
  • P: sono gli esami “programmati”, di controllo, e non hanno carattere d’urgenza, possono essere eseguiti entro un massimo di 180 giorni. Afferiscono a questa categoria anche tutti gli esami per cui non è specificata la priorità sulla ricetta medica.

Esistono delle priorità anche nel caso di esami diagnostici o terapie da effettuare in regime di ricovero e sono le seguenti:

  • A: il paziente deve essere ricoverato entro 30 giorni;
  • B: il ricovero deve essere effettuato entro 60 giorni;
  • C: il paziente deve accedere al ricovero entro 180 giorni;
  • D: il ricovero può essere fatto entro 12 mesi.

Il CUP (Centro Unico di Prenotazione)

Quando un utente deve effettuare una prenotazione e contatta il CUP, questi confronta le disponibilità consultando tutte le strutture di pertinenza e la prestazione sarà effettivamente erogata nella prima data utile. Il cittadino, però, può anche rifiutare la proposta del CUP, perdendo difatti il diritto ad ottenere il servizio nel tempo massimo previsto.

È bene precisare, inoltre, che il tempo massimo è garantito, in linea generale e teorica, per il 90% dei cittadini. È, altresì, possibile effettuare prenotazioni con il SSN presso le farmacie, in Italia sono circa 12.000 quelle che forniscono tale servizio.

Dove sta il primo intoppo? Prevalentemente nella gestione regionale della Sanità, questo, infatti, non consente una omogeneità dell’offerta sanitaria e dell’organizzazione delle strutture; in più, non in tutte le regioni è presente un CUP. Cosa si può fare allora?

Servizio Sanitario Nazionale, visite intramoenia e servizi privati

Tutto bene nel caso in cui si riesca ad usufruire dei servizi presso le strutture ospedaliere e nei tempi utili, ma esistono delle alternative? Sì, e ce ne sono diverse.

Per beneficiare delle prestazioni sanitarie attraverso il SSN non è necessario rivolgersi solo alle strutture ospedaliere pubbliche, infatti, è altresì possibile recarsi presso strutture sanitarie private accreditate che operano in regime di Servizio Sanitario Nazionale; solitamente hanno più opzioni per le date grazie alla loro gestione estremamente flessibile.

Esiste anche la possibilità di rivolgersi ad un professionista che opera in struttura ospedaliera pubblica, in modalità intramoenia (tra le mura) e la prestazione avrà un costo più elevato rispetto a quella effettuata tramite il servizio pubblico. 

Negli ultimi anni, però, le visite intramurarie hanno lungamente superato quelle garantite dal SSN e si rischia, anche qui, una dilazione delle tempistiche oltre i tempi massimi; in questi casi specifici, però, il costo della prestazione medica ammonterà al solo costo del ticket.

Infine, va da sé che un’altra opzione per ottenere delle prestazioni sanitarie è quella di rivolgersi ad una struttura privata che potrà - sicuramente - garantire tempistiche più rapide, ma anche un costo della prestazione più elevato.

Cosa succede se i tempi di attesa delle prestazioni sanitarie sono troppo lunghi?

Il rapporto Bes (Benessere Equo e Sostenibile) dell’ISTAT parla chiaro: nel 2021, l’11% degli utenti che necessitava di visite o esami specialistici, ha rinunciato per problemi economici relativi all’accesso ai servizi. Il 3,3%, invece, ha rinunciato proprio per via dei tempi d’attesa.

Qual è il quadro delle regioni? Al 2021, la miglior prestazione è della Provincia Autonoma di Bolzano, che conta rinunce per un totale del 5,4%, mentre la Sardegna si guadagna il titolo di “fanalino di coda” con il 18,3%.

Perché i tempi di attesa per le prestazioni sanitarie sono lunghi?

Abbiamo visto la gestione delle priorità per i servizi sanitari, le alternative alle strutture ospedaliere e i dati ISTAT sul comportamento degli utenti, ma cosa influisce sulla dilatazione dei tempi di attesa per accedere alle prestazioni sanitarie? È presto detto: la domanda supera notevolmente l’offerta.

Pertanto, al fine di poter contenere questo divario - oltre alla gestione attraverso lo strumento del P.N.G.L.A. messo a punto dal Ministero della Salute - è fondamentale che l’attività dei medici sia svolta incidendo sulla domanda e quindi sulle prescrizioni di esami e terapie ospedaliere.

Va da sé che ciò significhi incrementare l’oculatezza nell’assegnazione dei servizi, senza perdere di vista quanto sia rilevante e fondamentale fare cure e prevenzioni, senza scadere nel rischio della medicina difensiva.


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