Quando si parla di sanità sono molteplici gli argomenti che si intrecciano, a partire dal sistema sanitario (e il suo funzionamento) sino alla medicina difensiva o alla responsabilità medico-sanitaria.
Quando si parla di sanità sono molteplici gli argomenti che si intrecciano, a partire dal sistema sanitario (e il suo funzionamento) sino alla medicina difensiva o alla responsabilità medico-sanitaria.
L'obiettivo che ci proponiamo in questo contributo è, però, quello di concentrarci, in particolare, sul ruolo della medicina difensiva e sulla sua interazione con la responsabilità medica. Ma prima di proseguire, facciamo una breve panoramica introduttiva sulla sanità in Italia.
Nel nostro Paese quello alla salute è un diritto di tutti tutelato dalla Costituzione ed è garantito dal Servizio Sanitario Nazionale (SSN) - istituito nel 1978 con la legge n.833 - che, attraverso una rete di servizi e strutture, opera per permettere a tutti i cittadini un accesso egualitario alle prestazioni sanitarie.
Il SSN poggia le proprie fondamenta su tre principi ben chiari: universalità, uguaglianza ed equità e, al fine di poter espletare le proprie funzioni, si avvale di principi organizzativi, che sono:
Il finanziamento del Servizio Sanitario Nazionale è disciplinato dal D.Lgs. 56/2000 e si basa sulla capacità fiscale regionale. Altro dato fondamentale da attenzionare è quello che fa riferimento alla spesa sanitaria, che viene certificata all’interno del Def (Documento di Economia e Finanza) e che viene calcolata in rapporto al Prodotto Interno Lordo (PIL) del Paese.
Spesso, però, appare che gli investimenti nella sanità siano sempre “al ribasso”, causando non poche disfunzioni all’intero sistema oltre che difficoltà nell’erogazione dei servizi ai cittadini, infatti, come riportato dal Def 2023 - approvato in aprile dal Consiglio dei Ministri - la spesa del 2022 ammonta a quasi 3 milioni di euro in meno rispetto all’ultima nota di aggiornamento Def del 2022; si prevede, inoltre, che il rapporto spesa sanitaria – Pil scenderà sotto i livelli pre-Pandemia.
Ciò cosa significa? Che si creano infinite liste di attesa per usufruire dei servizi pubblici e che il cittadino si ritrova costretto a rivolgersi alle strutture private, contribuendo ad aumentare le spese cosiddette "Out-of-Pocjet", impoverendo le famiglie e costringendone alcune a rinunciare alle cure.
Una delle conseguenze di questo domino accende i riflettori sulla Medicina Difensiva, che fa riferimento alle decisioni che prendono i medici basandosi solo ed esclusivamente sulle ripercussioni giudiziarie che queste possono arrecare.
Il concetto ha origine negli USA e fa riferimento a un modus operandi che prevede che il professionista medico prenda decisioni sui propri pazienti valutando le possibili conseguenze legali che ne possono derivare e può essere di due tipi: attiva (commissiva) o passiva (omissiva).
Nel primo caso, il medico sfrutta esageratamente accertamenti clinici o esami, che spesso possono rivelarsi superflui; nel secondo, invece, evita le responsabilità nei confronti del paziente, talvolta, persino rifiutando di fornire assistenza e cure. Quella attiva, incide negativamente sui costi assistenzali, in quanto il paziente accederebbe a un numero eccessivamente elevanto di controlli (Federico Gelli, ideatore della L. 24/2017 - meglio conosciuta come Gelli-Bianco - ha quantificato l'impatto sulla spesa sanitaria in un 10,5%, circa 10 miliardi di euro), inoltre, riduce notevolmente anche le disponibilità delle prestazioni agli altri cittadini. Quella passiva, invece, potrebbe sfociare in casi di malasanità, perchè i pazienti non sarebbero attenzionati come da best practices. Analisi accurate stimano, infine, che circa il 70% dei medici vi abbia fatto ricorso almeno una volta nella carriera.
I numeri sono sicuramente importanti e ci aiutano a comprendere la situazione, ma è anche fondamentale tenere a mente che è sottilissimo e difficilmente tracciabile il confine tra atteggiamenti difensivi e scelte operate per prudenza, pertanto, anche i dati sono da considerarsi approssimativi.
Può essere sia una causa che una conseguenza dei provvedimenti giudiziali per malasanità, ad ogni modo, sia in relazione a quella attiva che a quella passiva, sono molteplici i casi giudiziali intrapresi, con una preponderanza dei casi di medicina difensiva omissiva che sono notevolmente più numerosi. Ma quanto pesa la Medicina difensiva in Italia?
I dati ci dicono che: più del 10% dei medici è coinvolto in un contenzioso per errore medico e che i casi di malasanità sono 35.000 in più, ogni anno. I casi di malpractice medica sono aumentati per diversi fattori, ad esempio, a causa della mutata - in peggio - percezione del paziente nei confronti dei servizi del SSN, del medico e della struttura; percezione, in molti casi, basata solo su criteri che esulano dal campo medico, ma riferiti al "come ci si è sentiti trattati" durante la visita e/o gli accertamenti. Ma l'aumento dei casi si è acutizzato anche a causa della riduzione effettuata sulla spesa sanitaria che ha, di conseguenza, ridotto risorse e personale sanitari.
Con l'intenzione di limitare il rincorrere alla Medicina Difensiva e di rendere il sistema sanitario più sostenibile, Orazio Schillaci - Ministro della Salute - ha affermato la volontà del Governo di depenalizzare la responsabilità medica, ad eccezione del dolo, mantenendo quella civile ed inoltre quella di fornire delle linee guida chiare per la prescrizione degli esami diagnostici.
Sicuramente, è importante tentare di agire su entrambi i fronti, riducendo sia le punizioni estremamente severe - ove possibile - per gli errori medici che sull'approssimazione della pratica sanitaria.
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