E' possibile appellarsi alla decisione di un giudice, ma entro la scadenza stabilita dalla legge. I termini per l'impugnazione di una sentenza civile sono di 30 giorni dalla notifica. Ciò avviene quando la parte sconfitta non si trova d’accordo con quanto sentenziato,
Secondo l’ordinamento giuridico italiano, una sentenza civile non diventa subito definitiva, ma ci sono altre due possibilità per verificare che i fatti siano stati valutati in modo corretto.
Queste tre fasi si chiamano gradi di giudizio e sono estremamente utili per evitare errori di interpretazione o fraintendimenti sullo svolgimento dell’atto illecito. In caso contrario si rischierebbe di condannare spesso persone innocenti.
Quindi la possibilità di impugnare una sentenza garantisce il corretto funzionamento del sistema giuridico, che ha la possibilità di correggersi e riformulare i propri giudizi.
Al termine di un processo civile, ovviamente, vengono definite la parte vincitrice e quella perdente. La parte soccombente molto probabilmente verrà condannata a una pena pecuniaria, e a risarcire eventuali danni causati alla parte lesa.
Ma la sentenza emessa dal giudice può non essere accettata da una o da entrambe le fazioni. La parte sconfitta desidera fare valere i propri diritti appellandosi a quanto deciso, e chiedendo quindi un ulteriore esame dei fatti in un secondo grado di giudizio.
L’altra parte può impugnare la sentenza, invece, perché ritiene di non avere ottenuto abbastanza, ad esempio il risarcimento danni può essere inferiore a quanto aveva chiesto durante il processo.
In entrambi i casi si deve procedere a un riesame dei fatti di fronte a un Giudice della Corte d’Appello.
Bisogna sottolineare, però, che non si tratta di un nuovo processo, ma della continuazione di quello precedente. Le prove e gli indizi saranno gli stessi, ma verranno valutati probabilmente in modo differente. Solo in casi particolari, previsti dalla legge, è possibile introdurre nuovi elementi probatori.
Per potere impugnare una sentenza civile e fare ricorso al secondo grado di appello è necessario rispettare i termini temporali previsti.
L’art 325 del codice di procedure civile dichiara:
Il termine per proporre l'appello, la revocazione e l'opposizione di terzo di cui all'articolo 404, secondo comma, è di trenta giorni. È anche di trenta giorni il termine per proporre la revocazione e l'opposizione di terzo sopra menzionata contro la sentenza delle corti d'appello
Le scadenze previste si possono dividere in due tipologie:
Una volta decorsi i termini previsti, la sentenza “passa in giudicato”, cioè diventa definitiva ed esecutiva, e non può più essere impugnata.
Abbiamo detto che per impugnare correttamente una sentenza civile si devono rispettare tassativamente i termini previsti, quindi 30 giorni se c’è stata la notifica all’avvocato, o 6 mesi se è avvenuto solamente il deposito presso la cancelleria. Si tratta di scadenze tassative, e una volta scadute non è più possibile agire.
Ma, in alcuni casi tali termini possono subire delle modifiche. Possono infatti verificarsi due ipotesi diverse:
Le scadenze per effettuare un ricorso in appello possono subire delle modifiche, un base a fattori esterni ad esse. Sia il termine lungo che il termine breve possono venire sospesi se ricadono nel periodo compreso tra l’1 e il 31 agosto, per riprendere la normale decorrenza a partire dal 1 settembre.
Una situazione di questo tipo prende il nome di “sospensione dei termini nel periodo feriale”, ma non può essere applicata per processi inerenti a materie delicate come ad esempio lavoro e previdenza.
Nel caso in cui una delle parti in causa, sia il soggetto coinvolto che il proprio difensore, perda la capacità di stare in giudizio, per morte o malattia, vengono interrotti i termini per impugnare la sentenza.
In particolare, in caso di morte il termine si interrompe, e viene ripreso nel momento in cui la notifica della sentenza viene rinnovata a favore degli eredi.
In giurisprudenza ci sono stati molti dibattiti in merito alla decorrenza esatta dei termini per impugnare un sentenza. A volte, infatti, ci può essere una incertezza di fondo, se vengono registrate date differenti relative:
Le Sezioni Unite della Cassazione si sono espresse in merito alla questione, attraverso una sentenza, la n. 18569 del 22 settembre 2016, e hanno ribadito che il giorno della pubblicazione deve coincidere con il giorno in cui il cancelliere deposita ufficialmente la sentenza. Esso infatti non ha alcun potere decisionale in merito alla data, già stabilita da un giudice.
Non si tratta solamente di questioni burocratiche, in quanto, potere fare appello e affidarsi a un ulteriore grado di giudizio è alla base del corretto funzionamento del sistema giudiziario.
Le Sezioni Unite a tale proposito hanno affermato anche che il giudice e le parti interessate devono verificare la data esatta nella quale la sentenza è stata depositata dal cancelliere, per essere a conoscenza del giorno preciso della pubblicazione.
Infatti, è proprio attraverso il deposito che una sentenza diviene attiva, cioè inizia ad esistere.
Non è sufficiente, quindi, che il giudice emetta la sua decisione, il tutto deve essere correttamente registrato, con l’apposizione di un determinato numero identificativo.
Per evitare fraintendimenti dobbiamo precisare che una sentenza di primo grado, anche se non ancora definitiva, è considerata in ogni caso esecutiva.
Ciò significa che essa è obbligatoria e vincolante per le parti. Il soggetto sconfitto deve, quindi, rispettare l’ordine e la condanna del giudice, in caso contrario ci può essere una esecuzione forzata anche in caso di appello.
E’ corretto dire che la sentenza di primo grado è provvisoriamente esecutiva, e se in appello verrà dato un giudizio diverso, potrà essere effettuata la restituzione della cifra già versata o un risarcimento danni.
In alcuni casi la pena pecuniaria prevista, può essere sospesa già durante la prima udienza dalla Corte d’Appello.
A questo link trovi le informazioni e la possibilità di attivarla con lo sconto del 50% ovvero 60€ + iva anziché 120€.
Scopri l'AcademyA questo link trovi le informazioni e la possibilità di attivarla con lo sconto del 75% ovvero 90€ + iva anziché 360€.
Scopri il servizio Premium