I termini per l'appello civile corrispondono al periodo di tempo previsto dalla giurisprudenza per potere contestare la decisione presa nel primo grado di giudizio in un processo civile.
Durante un processo civile, ma anche penale, le parti si confrontano proponendo le loro versioni dei fatti e facendo le loro richieste al giudice, che cerca di delineare la situazione per arrivare a una conclusione, decretando una parte sconfitta.
Chi perde, ovviamente, non è d’accordo con quanto deciso dal giudice, e intende dimostrare di non essere stato capito, per questo motivo decide di “fare appello”, cioè si affida a un altro step giudiziario, nel quale poter fare valere le sue ragioni.
Questo secondo grado di giudizio è previsto per garantire che non ci siano stati fraintendimenti o errori durante il primo grado.
Il Giudice, infatti, è in ogni caso un essere umano e può commettere errori, quindi non sarebbe sensato fermarsi alla prima sentenza.
L’appello è un’opposizione a una sentenza sfavorevole di primo grado, fatto da una delle parti, cioè quella che ha perso. Il fatto di non avere accettato la sentenza, porta a riesaminare i fatti nel dettaglio davanti a un altro giudice.
In altre parole, avviene un impugnamento della sentenza di primo grado e si prosegue con un secondo grado di giudizio.
Non si tratta però di un nuovo processo, è una specie di insinuazione di un errore avvenuto nella prima fase, il primo grado di giudizio. Questa procedura è valida sia per processo penale, sia per quello civile.
Innanzitutto un processo civile avviene perché un soggetto titolare di un diritto chiede a un giudice di condannare un altro soggetto, in quanto ritiene abbia leso il suo diritto. Il giudice deve in un certo ricostruire i fatti, capire cioè cosa è effettivamente successo, e infine deve applicare ad essi una corretta norma giuridica, e in base a questa, emettere una sentenza.
Le fasi del primo grado di giudizio sono le seguenti:
Se la decisione non viene considerata giusta da una delle parti, come abbiamo detto di procede con il secondo grado di giudizio, in Appello, che può a sua volta venire contestato in Cassazione. I gradi di giudizio in Italia sono infatti tre.
Esiste una scadenza precisa per contestare la sentenza fatta durante il primo grado di giudizio, cioè i termini per l’impugnazione.
In merito, l’art. 325 del codice di procedura civile ci dice:
Il termine per proporre l'appello, la revocazione e l'opposizione di terzo di cui all'articolo 404, secondo comma, è di trenta giorni
E l’art 327
Indipendentemente dalla notificazione, l'appello, il ricorso per cassazione e la revocazione [...] non possono proporsi dopo decorsi sei mesi dalla pubblicazione della sentenza
Quindi per termini appello civile, si intende:
Come abbiamo detto si tratta di un secondo grado di giudizio, non di un nuovo processo, quindi è possibile agire solamente entro certi limiti, in particolare:
In alcune particolari condizioni non è possibile procedere con un secondo grado di giudizio. In questo caso la decisione presa dal giudice di pace è quella definitiva, e non viene impugnata in appello. Vediamo in quali casi:
In alcuni casi, una delle parti può decidere di non chiedere subito l’appello, senza però che la sentenza diventi così definitiva e non modificabile. Si tratta di un meccanismo particolare, definito riserva di appello.
Proviamo a capire meglio cosa succede attraverso un esempio, Il signor Rossi afferma di non dovere restituire dei soldi al signor Bianchi nemmeno nel caso di una sentenza che lo preveda, in quanto tale credito è caduto in prescrizione.
In un certo senso è un modo per “mettere le mani avanti” e “prenotare” una successiva impugnazione, che avverrà a seguito della sentenza finale.
Quindi, oltre alle sentenze definitive, sono appellabili anche:
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