Quante volte, leggendo i quotidiani nazionali, o guardando il telegiornale ci imbattiamo in notizie di politici e professionisti di spicco accusati di turbativa d'asta.
Ascoltiamo le storie di chi è disposto a tutto pur di far vincere un bando pubblico al proprio figlio, di chi sceglie commissari "amici", di chi regala favori pur di ottenere il propri tornaconto personale. Leggiamo di appalti affidati a parenti, di accordi tra aziende per la partecipazione a gare pubbliche, di bandi di gara scritti ad hoc con l'obiettivo preciso di far vincere una persone. Sono tutti esempi del reato di turbativa d'asta.
Eppure, capire quando si verifica un episodio di questo non è semplice e a volte le indagini per turbativa d'asta vengono svolte solamente dopo l'aggiudicazione degli appalti. A volte a far emergere la questione sono le inchieste dei giornali che mettono in luce le strane coincidenze ed i legami che intercorrono tra gli interessati. Ma prima di chiarire quali sono i rischi di chi commette questo illecito, è necessario spiegare di cosa si tratta e quando si verifica.
In particolari occasioni, gli Enti pubblici possono manifestare la necessità di dover affidare dei lavori a delle ditte esterne. Che sia la nomina del nuovo dirigente o la ricerca di un'impresa edile per la costruzione del nuovo marciapiede poco importa. Per farlo è necessario indire una gara pubblica per l'affidamento dell'appalto. Si crea un bando in cui sono inseriti i criteri di ammissione, redatti nel rispetto del Codice dei Contratti pubblici: solo le ditte che rispettano tali criteri possono parteciparvi e solamente quella a quella vincitrice verrà affidato l'appalto.
Per garantire la massima trasparenza ed il corretto svolgimento della gara, da pochi anni a questa parte ci si affida a piattaforme elettroniche come Consip o Mepa. Purtroppo però, non si è mai esenti dal rischio che qualcosa vada storto: molti sono infatti gli Enti che si ritrovano in un procedimento giudiziario al termine di una gara. Il reato più comune che si può verificare è quello della turbativa d'asta.
La turbata libertà degli incanti, più comunemente conosciuta con il termine di turbativa d'asta, è un reato disciplinato dall'articolo 353 del Codice penale che può avvenire principalmente nei pubblici incanti. Ovvero nelle aste pubbliche, che si svolgono davanti ad un Giudice, a cui tutte le imprese interessate, e con i requisiti richiesti, possono partecipare facendo la loro proposta economica. La turbativa d'asta è piuttosto frequenta anche nelle aste immobiliari.
Riprendendo le parole del Codice penale, "si verifica nel momento in cui chiunque, con violenza o minaccia, o con doni, promesse, collusioni o altri mezzi fraudolenti, impedisce o turba la gara nei pubblici incanti o nelle licitazioni private per conto di pubbliche Amministrazioni", ovvero ne allontana gli offerenti".
Chi lo commette compie un illecito ed è punito con la reclusione fino a cinque anni e sanzioni che possono superare anche i mille euro. Di fatto, si compromette la libera concorrenza concorrenza.
La maggior parte delle volte, oltre a quest'accusa, chi commette il reato può essere anche accusato di truffa, abuso d'ufficio e falso ideologico.
Come detto, la turbativa d'asta è un illecito perseguibile penalmente e sarà il giudice a stabilire la condanna. Ecco quali possono essere le sanzioni applicate:
Non sempre, durante il procedimento dell'asta pubblica, ci si accorge di essere in presenza di una turbativa d'asta, ma nel caso in cui si manifesti anche più piccolo sospetto, si può chiedere di annullare la gara per effettuare tutte le verifiche del caso.
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