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Vertenza di lavoro: come denunciare il lavoro nero?

Attraverso una vertenza di lavoro un lavoratore può denunciare il proprio datore di lavoro per diversi motivi, anche se si tratta di fatti avvenuti in passato e se attualmente è occupato presso un’altra azienda o disoccupato. Può ad esempio fare vertenza per lavoro nero.

Nel mondo del lavoro a volte è difficile vedere rispettati tutti i diritti. Il datore di lavoro si sente in una posizione privilegiata nei confronti del lavoratore e può esercitare un abuso di potere, ignorando i suoi doveri.

Esiste, però, in questi casi, la possibilità di fare vertenza, cioè denunciare tramite i sindacati o con l’aiuto di un avvocato del lavoro, ciò che sta accadendo o che si è verificato in passato.

Ovviamente non si deve attendere troppo a lungo, in quanto, i fatti potrebbero cadere in prescrizione, quindi se abbiamo subito una ingiustizia e abbiamo l’intenzione di essere risarciti, è il caso di procedere.

Si può fare una vertenza di lavoro per svariati motivi, come una anomalia nelle retribuzione, nell’orario di lavoro, nelle ferie, nei permessi. Ma anche per essere stati licenziati senza delle giuste cause, o per lavoro nero. 

Di seguito analizzeremo assieme quali sono le condizioni e le modalità per potere denunciare il lavoro nero.

Vertenza di lavoro: il lavoro in nero

Come primo punto dobbiamo chiarire il fatto che, un lavoratore in nero viene considerato dalla legge alla pari di un dipendente, quindi con gli stessi diritti e doveri, anche se formalmente non esiste un contratto in grado di definirli.

Si tratta di un aspetto molto importante perché anche in caso di lavoro nero si devono applicare le stesse tutele dei lavoratori regolari, come ad esempio il divieto di licenziamento in forma orale o senza una giusta causa, e il pagamento di uno stipendio minimo come stabilito dai contratti collettivi.

In base a quanto stiamo dicendo, sembra quindi inutile denunciare un lavoro in nero, visto che possiamo avere gli stessi diritti di un dipendente regolarizzato. Ma non è così.

Vertenza di lavoro: perché denunciare il lavoro nero?

A volte hai bisogno di lavorare e sei disposto ad accettare anche di farlo senza un regolare contratto, quindi in nero, per potere fare fronte alle spese quotidiane.

Ma cosa stai di fatto perdendo? 

Con il lavoro nero non vengono versati i contributi previdenziali, e non lasciarti ingannare da chi ti dice che ormai si tratta di soldi regalati allo stato inutilmente, in quanto in futuro la pensione non esisterà più. Si tratta di congetture senza fondamento: versare i contributi è un obbligo, e nessuno è in grado di prevedere il futuro con cotanta certezza.

Ma la motivazione non è solo questa. Il datore di lavoro potrebbe liberarsi più facilmente di te, se non hai un contratto scritto che sancisce i tuoi diritti, e può chiederti di lavorare oltre l’orario stabilito senza retribuirti in modo adeguato.

E’ quindi necessario agire per fare valere tutti i tuoi diritti e per fermare un fenomeno che purtroppo nel nostro paese è sempre più frequente.

Vertenza di lavoro: come fare una denuncia di lavoro nero?

Se hai deciso di prendere in mano la situazione, devi fare una vertenza di lavoro, in altre parole devi denunciare il tuo datore di lavoro. Per fare ciò devi tenere in considerazione i seguenti aspetti:

  • i termini per fare vertenza: per denunciare il lavoro nero hai 5 anni di tempo dal momento in cui è finito il rapporto di lavoro, non importa se a causa delle tue dimissioni o per un licenziamento. Una volta scaduti i termini il tuo diritto cade in prescrizione, e non puoi più agire.
  • le prove: devi riuscire a dimostrare di avere prestato un servizio in nero per un determinato periodo di tempo. In genere in un’azienda rimangono sempre alcune tracce dei lavoratori. Alcune persone, inoltre, potrebbero testimoniare a tuo favore, come i colleghi, i clienti, i fornitori, e tutti coloro che ti hanno visto all’opera nel posto di lavoro.
  • l’orario lavorativo: è necessario avere le prove per dimostrare le ore di lavoro. Può essere fatto, ad esempio, attraverso la dichiarazione di un familiare che ti ha accompagnato e ti è venuto a prendere ogni giorno.

Magari ci hai pensato diverse volte a denunciare la tua situazione, ma ti sei sempre  bloccato perché non hai la possibilità economica per pagare un avvocato. 

In realtà puoi usufruire del cosiddetto “gratuito patrocinio”, cioè puoi avere un avvocato gratis, che viene pagato dallo Stato, se il tuo reddito Irpef non supera 11.528,41 euro.

Vertenza di lavoro: le conseguenze per il datore di lavoro

In seguito ai vari accertamenti il datore di lavoro può essere obbligato a pagare delle sanzioni a causa del lavoro nero. 

Con il Jobs Act è stata reintrodotta la diffida, con la quale si invita l’azienda a regolarizzare la situazione promettendo sconti sulla pena prevista.

Ma, con la diffida, sono previste anche altre azioni:

  • stipulazione di un contratto a tempo indeterminato con una riduzione dell’orario non superiore al 50%
  • stipulazione di un contratto a tempo determinato, a tempo pieno, per una durata non inferiore ai 3 anni
  • divieto di licenziare il lavoratore prima di 3 mesi
  • la regolarizzazione deve avvenire entro 120 giorni dalla notifica del verbale

In caso di mancato adempimento alla diffida entro i termini previsti, il datore di lavoro deve provvedere al pagamento totale delle sanzioni decretate. 

Se il lavoro nero supera il 20% della forza lavoro di un’azienda ci può essere la sospensione dell’attività imprenditoriale.

Vertenza di lavoro: le conseguenze per il lavoratore in nero

Facendo una causa di lavoro nero, puoi costringere il tuo datore di lavoro a pagare:

  • tutti i contributi previdenziali che non ti ha versato
  • il Tfr in caso di licenziamento
  • le differenze di retribuzione rispetto ai minimi previsti dai contratti collettivi
  • le retribuzioni non pagate
  • gli straordinari
  • i permessi mancati
  • la malattia o la maternità non riconosciute

Ma attenzione, a volte il lavoratore in nero non è solamente una vittima della situazione, e può rendersi a sua volta colpevole. Quando accade?

Esiste il rischio di essere accusato di “Falsità ideologica commessa da privato in atto pubblico”, se mentre lavori in nero ricevi anche l’indennità di disoccupazione. 

In questo caso rischi la reclusione fino a 2 anni. Inoltre, l’Inps ti chiederà di restituire tutte le somme indebitamente ricevute e in alcuni casi un risarcimento danni.

​Le sanzioni per il datore di lavoro

Oltre che essere costretto al pagamento di tutti i contributi previdenziali e non solo al lavoratore in nero, il datore di lavoro può essere anche condannato al pagamento di una sanzione di tipo amministrativo. 

Si tratta di cifre piuttosto elevate che vengono commisurate sulla base dei dati raccolti in sede di giudizio ed in base alla durata del rapporto lavorativo irregolare.

Ecco le cifre delle sanzioni:

  • ​Se il dipendente ha lavorato in nero fino a 30 giorni, la multa può aggirarsi da 1.500 a 9.000 euro;
  • Se i giorni maturati vanno da 31 fino a 60 la sanzione potrà andare da 3.000 a 18.000 euro;
  • Se il rapporto di lavoro in nero supera i 60 giorni si può partire da una sanzione di 6 mila euro per arrivare fino a 36.000.

Inoltre, se le violazioni si sono verificate dopo il 1 gennaio 2019, gli importi subiscono un incremento del 20 per cento.

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