L'affidamento esclusivo può essere stabilito per tutelare gli interessi del minore, nelle situazioni in cui uno dei genitori non sia in idoneo per l’educazione e la crescita del figlio. Si tratta di un decisione difficile, presa solamente se strettamente necessario.
Quando si parla di separazione e divorzio, la tematica più difficile da trattare è quella dell’affidamento dei figli. Un rapporto di coppia o un matrimonio possono finire, ma l’idea che le conseguenze gravino sui minori è inaccettabile. Per questo motivo il sistema giuridico italiano cerca di tutelare i diritti e gli interessi dei figli che si trovano coinvolti in una situazione più grande di loro.
Generalmente, infatti, la pratica più diffusa è quella dell’affidamento condiviso o congiunto dei figli, per permettere loro di crescere accompagnati da entrambi i genitori, anche se non sono più un vera coppia, e vivono in case differenti.
Perdere la presenza di un genitore, potrebbe essere davvero un ostacolo per la corretta crescita di un minore, che ha bisogno di tutto il supporto possibile per delineare il proprio futuro e inserirsi in un corretto percorso di inserimento sociale.
Come abbiamo accennato il Giudice prende decisioni esclusivamente per tutelare gli interessi di un minore, e non quello dei genitori separati o divorziati.
Il modello da seguire è quello dell’affidamento condiviso, si opta per quello esclusivo solo se non si può agire diversamente, ma in ogni caso viene presa in considerazione anche la volontà del figlio stesso.
Negli ultimi anni, infatti, è stato introdotto l’obbligo di ascoltare le opinioni e i desideri del minore, durante lo svolgimento dei procedimenti che lo riguardano.
Si vuole evitare che il figlio o i figli diventino il pretesto per vedette tra genitori che intendono “farsi la guerra” anche in tribunale. Ex marito e moglie, infatti, spinti da una rabbia reciproca, potrebbero vendicarsi trascinando l’ex partner in tribunale con lo scopo di escluderlo completamente dall’educazione e dalla vita dei figli.
Ciò non può accadere perché anche con l’affidamento esclusivo, non si “elimina” completamente il ruolo di un genitore nei confronti del minore.
Nella legge n.54 dell’8 febbraio 2006, viene sottolineata l’importanza della bigenitorialità, per quanto riguarda le decisioni di maggiore interesse per i figli:
La potestà genitoriale è esercitata da entrambi i genitori. Le decisioni di maggiore interesse per i figli relative all’istruzione, all’educazione e alla salute sono assunte di comune accordo tenendo conto delle capacità, dell’inclinazione naturale e delle aspirazioni dei figli. In caso di disaccordo la decisione è rimessa al giudice.
E' la conseguenza di continui litigi?
Per prendere una decisione in merito all’affidamento esclusivo dei figli non viene considerato come elemento determinante la conflittualità tra i genitori.
Il fatto che la coppia in sé non funzioni può determinare la separazione o il divorzio ma non un giudizio sulla capacità o idoneità a svolgere il ruolo di genitore.
Dobbiamo sempre ricordarci che lo scopo è sempre quello di affidare i figli a entrambi in modo congiunto.
Solamente in presenza dell’inadeguatezza di uno dei coniugi si può parlare di modalità privilegiata di affidamento per l’altro. Ci deve essere, però, una reale motivazione, che in ogni caso non metta in pericolo l’equilibrio e lo sviluppo psico-fisico del minore.
In caso di affidamento esclusivo la genitorialità rimane comunque inalterata, il figlio in altre parole avrà sempre una madre e un padre anche se vive prevalentemente con uno dei due.
Abbiamo già detto che lo scopo è quello di salvaguardare il principio di bigenitorialità, per garantire una corretta e sana crescita del minore.
I genitori, quindi, devono cercare di maturare un’ottimale e prolungata sintonia per quanto riguarda le scelte educative da adottare.
L’affidamento esclusivo rappresenta un’eccezione, che avviene solamente nei casi in cui uno dei genitori sia palesemente non idoneo al suo ruolo. In questo caso una gestione condivisa potrebbe essere pregiudizievole nei confronti degli interessi del figlio.
Per arrivare a tali conclusioni, ovviamente, ci devono essere delle forti motivazioni, non derivanti da accuse infondate del coniuge, palesemente non lucido nel porre dei giudizi imparziali.
L’art 330 del codice civile, afferma che:
Il giudice può pronunziare la decadenza dalla [potestà] responsabilità genitoriale quando il genitore viola o trascura i doveri ad essa inerenti o abusa dei relativi poteri con grave pregiudizio del figlio. In tale caso, per gravi motivi, il giudice può ordinare l'allontanamento del figlio dalla residenza familiare ovvero l'allontanamento del genitore o convivente che maltratta o abusa del minore.
Il Giudice, quindi, deve tutelare l’integrità psicofisica dei minori, pensando alla loro sicurezza o intervenendo in situazioni in cui si trovano esposti a pericoli. In alcuni casi, quindi, viene stabilito un affidamento esclusivo, in particolare:
Nei seguenti casi, anche se potrebbe essere presente un forte pregiudizio del coniuge o da parte della società, non viene concesso l’affidamento prioritario a uno dei genitori:
Anche se sono presenti dei motivi validi per optare per l’affidamento esclusivo, ci dobbiamo ricordare che non si mette in discussione il concetto di genitorialità.
Il figlio ha sempre un padre e una madre, anche se passa la maggior parte del tempo assieme a uno di loro. Anche in questo caso, infatti, va rispettata la bigenitorialità e la possibilità di entrambi di partecipare alle decisioni importanti per la vita del figlio.
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