Il diritto sindacale si occupa della gestione delle questioni relative ai rapporti tra lavoratore e azienda, in particolare studia tre macro argomenti: le organizzazioni sindacali, il contratto collettivo di lavoro e lo sciopero.
Le basi del diritto sindacale sono presenti nell’art. 39 della Costituzione, che afferma la libertà dell’organizzazione sindacale, nel tutelare gli interessi dei lavoratori, senza controlli da parte dello Stato o dei titolari d’azienda, come possiamo leggere di seguito:
L'organizzazione sindacale è libera.Ai sindacati non può essere imposto altro obbligo se non la loro registrazione presso uffici locali o centrali, secondo le norme di legge.
È condizione per la registrazione che gli statuti dei sindacati sanciscano un ordinamento interno a base democratica
Abbiamo già visto come nella Costituzione italiana sia stata sancita la libertà sindacale, al contrario di quanto accadeva nel periodo fascista, quando erano soggetti a pesanti controlli statali.
Tale concetto viene formulato anche in ambito comunitario nella Carta dei diritti fondamentali di Nizza del 7/12/2000, con la quale vengono sottolineati anche il diritto del lavoratore all’informazione e alla consultazione per quanto riguarda l’impresa e il diritto di sciopero.
Il miglioramento delle condizioni dei lavoratori è promosso anche a livello internazionale, attraverso l’Organizzazione Internazionale del Lavoro, OIL, inserita nell’ONU. In particolare l’ente garantisce e protegge la libertà sindacale attraverso la convenzione 87, mentre nella n.98 stabilisce la necessità di proteggere i lavoratori da atteggiamenti antisindacali dei datori di lavoro.
Per quanto riguarda l’Italia la normativa più incisiva è la legge 300/1970 conosciuta anche come “lo Statuto dei lavoratori”. Con il II titolo, infatti, vengono tutelati la libertà e la dignità del lavoratore in merito a situazioni repressive nell’azienda come ad esempio l’utilizzo di strumenti per il controllo a distanza, le perquisizioni personali, e l’esercizio del potere disciplinare.
Il sindacato è una particolare organizzazione che ha lo scopo di tutelare i diritti dei lavoratori, in particolare attraverso:
Da un punto di vista prettamente giuridico un sindacato è considerato un’associazione non riconosciuta, cioè ad esso vengono applicate le norme del codice civile inerenti agli enti collettivi.
I sindacati più importanti, anche per numero di iscritti, sono:
Esistono due organismi di rappresentanza sindacale per i dipendenti sia privati che pubblici:
Le RSU sono state introdotte agli inizi degli anni 90 e con il tempo hanno sostituito nella maggior parte dei casi le RSA.
I soggetti che vengono eletti non fanno parte di una categoria specifica, ma sono dei lavoratori scelti per difendere gli interessi di tutti i dipendenti. La carica dura 3 anni, e in seguito devono essere fatte le elezioni per decretare i nuovi rappresentanti.
Il sindacato è una organizzazione che ha lo scopo di tutelare gli interessi del lavoratore, instaurando dialoghi con le istituzioni e con le aziende.
All’interno di ogni luogo di lavoro, inoltre, esistono dei rappresentanti sindacali eletti dai lavoratori, per proteggere i loro diritti e per avere degli utili intermediari in caso di problemi o per fare vertenze.
A parte gli importanti compiti relativi alla tutela dei dipendenti, i sindacati devono anche stipulare i contratti collettivi di lavoro, sottoscrivendo le normative, cioè gli aspetti giuridici ed economici dei rapporti tra lavoratore e azienda, non previsti dalla legge.
Possono decidere in merito:
Nei CCNL in genere c’è una parte obbligatoria nella quale sono riportati diritti e doveri reciproci delle parti e una parte normativa per fissare le regole di base per uniformare i rapporti tra lavoratore e azienda nei vari settori. Tra le regole ci sono ad esempio la retribuzione con relative integrazioni o maggiorazioni, i premi, l’indennità e tutte le variabili che è necessario stabilire in modo preventivo.
In realtà i contratti collettivi dovrebbero essere efficaci solamente per gli iscritti al sindacato che li ha firmati, ma nella pratica sono estesi a tutti i lavoratori, soprattutto per quanto riguarda gli stipendi minimi.
Con lo sciopero viene attuata una astensione dal lavoro collettiva da parte dei lavoratori subordinati, molto spesso organizzata dai sindacati.
Lo scopo è quello di fare pressione per riuscire ad ottenere ulteriori miglioramenti nelle condizioni lavorative, rispetto a quanto indicato nei contratti collettivi.
Molto spesso il diritto di sciopero, sancito dall’art 40 della Costituzione va a scontrarsi con altri diritti, come ad esempio quello relativo alla libertà di iniziativa economica.
Per determinare la legittimità o l’illegittimità di un’azione sindacale, solitamente si valuta il cosiddetto danno alla produttività: cioè l’impossibilità a riprendere le normali attività dopo lo sciopero, a causa dei danni provocati.
La questione però è delicata in quanto a volte la giurisprudenza sostiene che sia insita nel concetto stesso di sciopero la possibilità di poter causare dei danni e delle perdite economiche al datore di lavoro.
Inoltre, è utile elencare alcune tipologie di sciopero:
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