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Animali in condominio: regole e obblighi da rispettare

I regolamenti condominiali non possono assolutamente vietare gli animali domestici nelle abitazioni, ma bisogna rispettare alcune regole.

Spesso gli animali domestici sono oggetto di liti fra condomini. Succede, ad esempio, quando il nostro cane abbaia nelle ore notturne o per intere giornate sul balcone o quando il gatto fa i suoi bisogni sul balcone o terrazzo del vicino o peggio ancora: succede, sempre, quando ci sono lesioni personali a causa di aggressioni verso altre persone a causa, ad esempio, di un cane non tenuto al guinzaglio mentre attraversa parti comuni di un edificio o senza museruola. Vediamo, dunque, quali sono le regole che bisogna rispettare quando si vive in un condominio nonostante, come detto, nessun regolamento può vietare di avere un animale domestico dentro casa.

Animali in condominio: cosa dice la legge

L'ultima riforma in materia di condominio ha modificato la legge precedente specificando che i regolamenti di condominio non possono assolutamente vietare animali domestici nelle abitazioni. Per fare un esempio pratico: se l'assemblea condominiale dovesse approvare un divieto simile, si può fare ricorso presso un Giudice di Pace entro 30 giorni dalla data della delibera avvenuta in assemblea o entro 30 giorni dal ricevimento del verbale dell'assemblea condominiale stessa in caso di condomino assente.

Inoltre, se questa decisione viene presa non come punto all'ordine del giorno dell'assemblea di condominio ma come argomento del punto "varie ed eventuali", non ci sarà alcun bisogno di ricorrere al giudice perchè in questo caso la delibera è già nulla per conto suo: basterà, in questo caso specifico, comunicare il proprio dissenso all'amministratore di condominio attraverso una lettera raccomandata con ricevuta di ritorno e questo impedirà che la decisione dell'assemblea possa essere attuata.

Va detto, dunque, che non si può impedire a nessuno di possedere animali domestici e, di conseguenza, anche l'accesso alle parti comuni del condominio come ascensore, scale, eventuale cortile condominiale eccetera. Ci sono, comunque, alcune regole da rispettare per i proprietari degli animali domestici presenti nei condomini.

Lo ha stabilito il ministero della Salute con una ordinanza del 2009. Con questa sentenza ha stabilito l'obbligo per i proprietari degli animali di lasciare pulito il passaggio ove normalemnte l'animale transita o - magari - fa i suoi bisogni, utilizzare la museruola in caso di un animale particolarmente aggressivo o euforico e di tenere gli animali al guinzaglio. Se queste regole non vengono rispettate, allora gli animali non possono transitare nelle parti comuni dell'edificio in questione.

Un animale, può essere allontanato dal condominio solamente in caso di malattie o per questioni legate all'igiene solamente se correttamente ed adeguatamente documentate presso l'Asl di riferimento o a periti privati che ne certifichino la veridicità per poter prendere l'eventuale provvedimento.

Disagi causati da animali domestici: come difendersi?

Facciamo un esempio che spesso ritroviamo in casi presentati ai Giudici di Pace di tutta Italia. Il gatto del nostro vicino supera quotidianamente la recinzione o scavalca inesorabilmente la ringhiera del balcone e decide di utilizzare il nostro bel terrazzo  o il nostro balcone e le nostre fioriere per i suoi bisogni. Come comportarsi in un caso di questo tipo?

  1. ​La prima cosa da fare è, come impone il buonsenso, parlare con il proprietario dell'animale, spiegare l'accaduto e chiarire la situazione per fare in modo che lui, in prima persona, prenda dei provvedimenti atti a limitare il comportamento dell'animale.
  2. Nel caso in cui questo avviso bonario non risolvesse, si può intimare di fare ricorso all'assemblea del condominio. Basterà parlare con l'amministratore, dunque, e chiedere lui di parlare con il proprietario dell'animale per farlo ragionare avvisandolo delle eventuali conseguenze che il proseguire del comportamento dell'animale potrebbe comportare.
  3. Nel caso anche l'amministratore non avesse il risultato sperato nella presa di coscienza da parte del proprietario dell'animale domestico, si può ricorrere al Giudice di Pace affinché venga disposta la fine delle turbative ed in questo caso può anche essere emesso un provvedimento d'urgenza. Tutto ciò che dovrà essere detto al Giudice di Pace dovrà essere corredato da foto e testimonianze.

Rumori molesti ed odori sgradevoli: cosa fare?

In caso di cattivi odori e rumori molesti, il comportamento da tenere è identico a quanto visto in precedenza. In caso di immissioni intollerabili si può chiedere la cessazione al proprietario dell'animale attraverso una delibera dell'assemblea di condominio oppure, come detto prima, tramite ricorso al Giudice di Pace. In questo caso è bene ricordare che bisognerà avere a disposizione una consulenza tecnica d'ufficio per accertare i fatti e per accertare anche gli eventuali danni correlati all'accaduto. In particolare, per ciò che riguarda i rumori, il disturbo va dimostrato per accertare la sussistenza o meno dell'inquinamento acustico che proverebbe inequivocabilmente il bisogno di un provvedimento restrittivo nei confronti del proprietario.

Responsabilità del proprietario

A livello di codice civile, ovviamente, esiste sempre una responsabilità da parte del proprietario dell'animale o di chi si occupa di lui. Il proprietario, quindi, è tenuto a vigilare sull'animale e fare in modo che ci siano in atto tutte le misure per evitare situazioni incresciose: ad esempio tenere l'animale al guinzaglio, utilizzare la museruola o controllare che non sporchi dove non deve.

Esiste, però, anche un piano penale di responsabilità. Basti pensare, ad esempio, all'animale che senza vigilanza venga lasciato per troppe ore da solo sul balcone o sul terrazzo: questo costituisce - infatti - reato di omessa custodia.

La Cassazione, in particolare, ha riconosciuto in capo ai proprietari di cani che abbaiavano continuamente di notte, il reato di disturbo delle occupazioni e del riposo delle persone. Nel caso specifico visto dalla Cassazione, i proprietari erano stati avvisati ma non avevano adottato nessun provvedimento per ridurre il rumore fatto dal cane o per evitare che questo disturbasse nonostante le tante lamentele dei condomini.

In un'altra sentenza, questa volta della Suprema Corte, questa ha ravvisato un commisto fra lesioni personali alla persona e l'omessa custodia e malgoverno dell'animale: in questo caso i proprietari del cane non lo avevano tenuto al guinzaglio nostante la stazza imponente ed il cane aveva aggredito una persona provocandole lesioni personali.

Conclusione

E' indispensabile, quindi, essere ben informati su quelli che sono i diritti in quanto proprietari di un animale domestico ma anche conoscere bene quelli che sono i doveri nel momento in cui si vive in un condominio. Il principio di fondo è sempre quello di non arrecare danno agli altri e di rispettare gli spazi altrui. In questo modo, ovvero comportandosi sempre in modo corretto nel rispetto della legge vigente e nel rispetto della vita dei nostri vicini e dei loro spazi, non avremo mai problemi relativamente a comportamenti scorretti dei nostri animali domestici e non avremo grattacapi con i nostri vicini.

Sempre più spesso, però, le liti fra vicini in condominio riguardano animali che non sonostati tenuti al guinzaglio, che hanno fatto i propri bisogni sulle scale comuni, cani che abbaiano per giornate intere o gatti lasciati a gironzolare liberamente su balconi e terrazzi senza nessun tipo di riguardo.

Sempre più spesso, dunque, i Giudici di Pace si trovano a dover giudicare comportamenti riguardanti animali in condominio ma è giusto ricordare una cosa: non sono gli animali a sbagliare quanto i proprietari a non controllare i comportamenti dei loro amici a quattro zampe.

Nel caso vi servisse, dunque, è bene farsi affiancare da un avvocato specializzato in questo tipo di cause per fare in modo di non trovarvi in difficoltà contro lamentele di condomini vicini.

Fonti legislative

  • Art. 1138 codice civile
  • Art. 700 codice proc. civile
  • Art. 672 codice penale
  • Cassazione: sentenza n. 715/2011
  • Cassazione: sentenza n. 36461/2014
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