Si sente spesso parlare di conflitto di interessi, un argomento che è di fatto un tema di grande attualità. Si può verificare in diverse occasioni, può riguardare interessi privati, diretti o indiretti, ma per non rischiare un conflitto di interessi bisogna rispondere a precisi doveri e responsabilità.
Si sente spesso parlare di conflitto di interessi, un argomento che è di fatto un tema di grande attualità. Si può verificare in diverse occasioni, può riguardare interessi privati, diretti o indiretti, ma per non rischiare un conflitto di interessi bisogna rispondere a precisi doveri e responsabilità. Prima di entrare nel vivo della questione, capiamo bene cosa si intende per conflitto di interessi.
Secondo la giurisprudenza amministrativa si palesa un conflitto quando gli interessi personali di un funzionario pubblico entrano in collisione con una decisione che richiede imparzialità ed è anche di interesse pubblico. La convenienza in una data azione può essere di varia natura, finanziaria, economica, familiare, parentale e via dicendo.
Come sopra detto, il conflitto di interessi può essere diretto o indiretto, e può riguardare interessi finanziari o privati. Può verificarsi, ad esempio, nel caso in cui un dipendente pubblico abbia una parentela entro il secondo grado con un soggetto che, a sua volta, abbia interessi finanziari in un determinato settore, oppure nel caso in cui il Presidente della Repubblica abbia interessi personali in un determinato progetto.
Gestire suddette situazioni rientra in uno dei principi costituzionali che assicurano il buon lavoro e l’imparzialità dell’amministrazione. I soggetti che possono incorrere in una situazione di conflitto di interessi sono tenuti ad aderire a codici di condotta e linee guida previsti dalla legge per garantire la prevenzione della corruzione.
Il dipendente che rileva questa circostanza è tenuto a segnalarla in maniera tempestiva ai superiori o all’organo di riferimento, che dovrà esaminare la situazione e verificare l’effettiva presenza di conflitto. Nel caso in cui l’esito sia affermativo, ciò si dovrà comunicare al dipendente che dovrà sottostare a un obbligo di astensione dall’attività amministrativa e si dovranno mettere in atto azioni volte a dirimere tale conflitto.
Nello specifico, il dipendente pubblico deve dichiarare per iscritto l’inesistenza della situazioni di conflitto, oltre che informare i dirigenti di tutti i rapporti retribuiti che abbia avuto negli ultimi tre anni, ciò ai sensi dell’articolo 6 co.1 del d.P.R. N.26/2013. La dichiarazione deve comprendere i rapporti intercorsi - o in corso - con parenti o affini, entro il secondo grado, di coniugi e conviventi con soggetti di natura privata, specificando, altresì, se suddetti soggetti privati abbiano interessi relativi ad attività che riguardano l’ufficio e i casi a lui assegnati.
In Italia, non esiste una normativa unica che racchiuda tutti i fattori e le svariate caratteristiche di quest’ultimi relativi alla circostanza, sono, infatti, svariate le disposizioni messe in atto dal legislatore, ovvero gli articoli:
In generale, l’obiettivo delle varie disposizioni mira a prevenire e gestire suddetti conflitti all'interno della pubblica amministrazione. La normativa si applica anche ai dipendenti pubblici e agli enti pubblici, nonché ai privati che collaborano con la pubblica amministrazione.
È importante sottolineare che il conflitto di interesse può anche essere solo apparente o percepito. In questo caso, la presenza di un potenziale conflitto può influenzare la percezione dell'opinione pubblica sulla trasparenza e l'imparzialità delle azioni della pubblica amministrazione.
Ad ogni modo, l’Autorità preposta prevede nel PTPCT (Piano Triennale di prevenzione della Corruzione) una procedura attraverso la quale rilevare situazioni di conflitto di interesse, sia potenziale che reale, acquisendo, tra le altre cose, dichiarazioni dei dipendenti sull’insussistenza di tali situazioni al momento dell’assegnazione dell’incarico. Tale dichiarazione è, inoltre, soggetta ad aggiornamento periodico, pertanto, i dipendenti sono tenuti a comunicare tempestivamente eventuali variazioni sulle attestazioni inviate.
Se non gestito correttamente e se non si rispettano le norme previste, può generare conseguenze anche di natura penale, una delle più note è sicuramente il reato dell'abuso d'ufficio.
L’abuso d’ufficio è uno dei delitti che rientra tra i reati contro la Pubblica Amministrazione e si manifesta quando il pubblico ufficiale o pubblico dipendente, nel corso dello svolgimento delle proprie attività, ometta la presenza di un interesse e procuri un vantaggio patrimoniale illecito a sé o ad altri, con la conseguenza di causare un danno ingiusto verso altri soggetti. Suddetto reato è disciplinato dall’articolo 323 del Codice Penale.
In sintesi, il conflitto di interesse è un tema complesso che tocca anche tanti altri aspetti della giurisprudenza, oltre che portatore di conseguenze legali, personali e lavorative per chi lo commette.
L’obiettivo della giurisprudenza italiana e senz’altro quello di prevenire e gestire i conflitti, attraverso norme dedicate e un’Autorità specifica preposta al controllo che risponde al nome di ANAC Autorità Nazionale Anticorruzione.
L'organizzazione è indipendente e svolge il ruolo istituzionale grazie ad un organigramma composito e formato da esperti di elevato livello professionale, sia nel settore privato che pubblico, sia in Italia che all'estero. L'impegno dell'ANAC è quello di assicurare attività di prevenzione e vigilanza nell'attività amministrativa, operando per promuovere e mantenere la trasparenza delle Pubbliche Amministrazioni.
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