La diligenza del buon padre di famiglia è un’espressione molto utilizzata in giurisprudenza soprattutto in merito agli adempimento contrattuali, che devono essere effettuati con lealtà, impegno, rigore ed onestà.
Molto spesso nelle norme del codice civile si fa riferimento alla condotta tipica di un padre che cerca di dare il meglio per la propria famiglia, per sottolineare la necessità di attuare quanto possibile per evitare di causare dei danni a terzi.
Ma cosa si deve fare esattamente per rispettare quanto prevedono le norme? Quali sono i criteri di valutazione?
Sono molti i soggetti a non capire a cosa si riferisce la giurisprudenza con tale espressione. Spesso, infatti, vengono imputati inadempimenti contrattuali per non avere mantenuto un comportano consono, proprio come farebbe un buon padre.
E’, quindi, davvero utile cercare di capire cosa significa e a cosa corrispondono i comportamenti considerati necessari per potere rispettare i propri obblighi.
La diligenza del buon padre di famiglia si riferisce ad una figura “storica” della società. Infatti il cosiddetto capofamiglia aveva il compito di badare ai propri cari, mettendo in atto tutte le azioni necessarie.
Si può dire, quindi, che si tratta di un uomo di alto rigore, lealtà, onestà, impegno e determinazione che cura con dedizione la propria famiglia.
Tale espressione assume un valore importante anche nel mondo giuridico, ed è contenuta in diverse norme.
Il suo significato, tuttavia, non è sempre chiaro, dato che non si fa riferimento a comportamenti specifici, ma più che altro si vuole sottolineare un atteggiamento e la volontà di essere rispettosi nei confronti degli altri.
Ma non bisogna commettere l’errore di pensare che tale metodo di osservazione abbia un carattere soggettivo, quindi affidato all’interpretazione di volta in volta.
Esso rappresenta a tutti gli effetti un metodo oggettivo di valutazione, generale ed astratto per potere analizzare il comportamento di una persona, in relazione a un rapporto contrattuale.
Ne consegue che, rispetta tale indicazione chi esegue le prestazioni, previste da un contratto, con rigore ed impegno.
Il livello di diligenza richiesto, comunque, non è eccezionale o straordinario, ma deve rispecchiare le attitudini di un uomo normale.
L’art. 1176 c.c., sottolinea infatti che:
Nell'adempiere l'obbligazione il debitore deve usare la diligenza del buon padre di famiglia.
Nell'adempimento delle obbligazioni inerenti all'esercizio di un'attività professionale, la diligenza deve valutarsi con riguardo alla natura dell'attività esercitata.
Come possiamo notare, per capire se la condotta è stata adeguata, di devono valutare i risultati minimi raggiunti dai concorrenti, ovvero da chi opera nello stesso settore.
Ad esempio, chi lavora in un negozio di oggettistica deve essere in grado di fare dei pacchi regalo, oppure chi incarica una ditta per restaurare il bagno, si aspetta che le mattonelle siano perfettamente allineate tra loro e non posizionate in modo grossolano.
L’impegno e la diligenza del buon padre di famiglia, quindi vengono rapportati alla media delle persone che operano nello stesso settore.
Valutare tale aspetto, significa capire se un soggetto deve pagare un risarcimento danni a causa degli inadempimenti.
Oltre alla diligenza del buon padre di famiglia, quando nasce una obbligazione in capo a due soggetti, il debitore deve sempre eseguire la prestazione con correttezza e buona fede. Vediamo cosa vuol dire.
Esse rappresentano due clausole generali previste dal codice civile per consentire al giudice di giudicare i fatti tenendo in considerazione i comportamenti tenuti dalle parti.
In pratica è possibile valutare, in questo modo, cosa è giusto o sbagliato, corretto o non corretto, anche se non espressamente scritto nel contratto.
D’altronde la legge non potrebbe prevedere qualsiasi tipo di inadempimento o contestazione, ed è necessario generalizzare in qualche modo, per evitare di rendere ancora più complesso il quadro normativo di riferimento.
L’art. 1175 c.c., sottolinea infatti che:
Il debitore e il creditore devono comportarsi secondo le regole della correttezza
Mentre l’art. 1375 c.c. afferma:
Il contratto deve essere eseguito secondo buona fede
Si tratta di principi che rappresentano dei veri e propri obblighi giuridici, in grado di vincolare le parti in merito al comportamento da tenere nell’esecuzione del contratto.
Quindi, essi integrano il contenuto presente nel contratto, ma anche gli effetti, dato che in sede di stipulazione è impossibile prevedere tutto ciò che potrebbe accadere in seguito.
Ma come si possono descrivere esattamente tali requisiti?
La legge non dice nulla in merito, ma possiamo fare affidamento ad alcune sentenze per capire come essi vengono utilizzati dai giudici.
In particolare:
Tornando al concetto di diligenza del buon padre di famiglia, può essere utile conoscere in quali norme del codice civile, tale concetto viene richiamato.
Vediamo, quindi, di seguito i vari articoli interessati:
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