Prima la chiamavano pausa caffè, adesso invece si parla di diritto alla disconnessione. Con la diffusione dello smart working, il lavoro agile da casa, si è manifestata anche la necessità di aggiornare le norme sul lavoro.
Il Covid ha accelerato un processo che negli altri paesi europei è avvenuto già da tempo. Con le chiusure obbligate, per cercare di prevenire il contagio, lo smart working, il cosiddetto lavoro agile, si è diffuso sempre di più.
Possono utilizzarlo tutte le aziende in cui la presenza del lavoratore non è indispensabile sul luogo di lavoro: se ne può usufruire in toto, per tutti i giorni lavorativi o addirittura quali e quanti giorni recarsi in ufficio.
Scelta obbligata durante le chiusure causate dalla pandemia del Coronavirus, è considerata una soluzione innovativa e flessibile che consente di conciliare nel migliore dei modi il proprio impegno lavorativo con la famiglia, di organizzare al meglio le proprie giornate.
Anche nel caso del lavoro agile il datore di lavoro deve rispettare i diritti e i doveri del dipendente:
Il diritto alla disconnessione è stato introdotto per la prima volta all'interno della Legge del 6 maggio 2021 n. 61. Proprio durante l'emergenza sanitaria si era manifestato il problema di regolamentare come e quando i lavoratori potessero disconnettersi dai dispositivi tecnologici come computer aziendale e telefono utilizzati per svolgere la propria attività.
L'articolo recita così:
"Ferma restando, per il pubblico impiego, la disciplina degli istituti del lavoro agile stabilita dai contratti collettivi nazionali, è riconosciuto al lavoratore che svolge l’attività in modalità agile il diritto alla disconnessione dalle strumentazioni tecnologiche e dalle piattaforme informatiche, nel rispetto degli eventuali accordi sottoscritti dalle parti e fatti salvi eventuali periodi di reperibilità concordati. L'esercizio del diritto alla disconnessione, necessario per tutelare i tempi di riposo e la salute del lavoratore, non può avere ripercussioni sul rapporto di lavoro o sui trattamenti retributivi”
Il diritto alla disconnessione è quindi una forma di tutela per il lavoratore in quanto:
Serve a chi svolge un'attività lavorativa di riposarsi, di recuperare le energie, di dedicare il proprio tempo anche ad altre attività, alla famiglia, agli hobby. Possono essere considerate come le pause previste in ogni contratto di lavoro. Se il datore non rispetta queste regole può essere quindi perseguibile per legge.
Questa legge rappresenta un notevole passo in avanti rispetto a quanto era stato finora dichiarato dalla legge 22 maggio 2017: ammetteva la modalità di lavoro agile, ma non non veniva fatto nessun accenno al diritto alla disconnessione.
Lo scorso 21 gennaio, anche il Parlamento europeo è intervenuto sostenendo il diritto alla disconnessione nelle "Raccomandazioni alla Commissione sul diritto alla disconnessione". In particolare si è soffermato sul fatto che, se da un lato il lavoro agile consente una migliore organizzazione della vita delle persone, dall'altro lato presenta alcuni svantaggi:
Il Parlamento europeo ha quindi invitato la Commissione europea ad elaborare una norma che riconosca il diritto alla disconnessione e stabilisca delle regole da rispettare.
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