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Il diritto allo Studio per i lavoratori, come funziona

In Italia, il diritto allo studio è un principio fondamentale, radicato nella sua costituzione e nelle politiche educative. Questo diritto è cruciale per promuovere l'uguaglianza di accesso all'istruzione, indipendentemente dalla situazione economica, sociale o geografica degli studenti ed è, altresì, un diritto fondamentale e inalienabile della persona, sancito anche dalla Dichiarazione universale dei diritti umani dell’ONU.

In questo articolo, esploreremo in dettaglio il diritto allo studio in Italia, analizzando le sue basi normative, le circostanze in cui può essere esercitato e le misure adottate per garantirne l'effettiva attuazione.

Fondamenti costituzionali e normativi del diritto allo studio

In Italia è sancito dall'articolo 34 della Costituzione che afferma: "La scuola è aperta a tutti. L'istruzione inferiore, impartita per almeno 8 anni, è obbligatoria e gratuita".
In Italia, l'istruzione è obbligatoria fino a 16 anni, coprendo la scuola primaria e secondaria. Durante questi anni, lo Stato garantisce l'accesso gratuito all'istruzione, fornendo libri di testo e materiali didattici a costo ridotto o gratuitamente per le famiglie in condizioni economiche svantaggiate.

L'accesso all'istruzione superiore, in particolare alle università, è un altro aspetto importante del diritto allo studio e sebbene vi si acceda tramite una tassa di iscrizione, il sistema italiano prevede diverse misure per garantire che lo studente non sia escluso per motivi economici. Queste includono: borse di studio, esoneri dalle tasse, alloggi e mense a tariffe agevolate e prestiti d'onore.

Lavoratori studenti, cosa dice la legge

Proprio per supportare quanto espresso nell’art. 34 della Costituzione italiana anche ai lavoratori è concesso di poter essere studenti e la relativa tutela legislativa la troviamo nell’art. 10 dello Statuto dei Lavoratori. Al lavoratore studente non è precluso alcun diritto, anzi, sono riconosciute alcuni sostegni per consentirgli di portare avanti l’attività formativa, quali:

  • Agevolazioni nei turni di lavoro per la frequentazione delle attività istruttive e la preparazione di esami;
  • Esonero dal lavoro straordinario;
  • Fruizione di permessi retribuiti per sostenere gli esami;
  • Congedo (aspettativa non retribuita).

Per evitare abusi di suddette agevolazioni, il terzo comma del sopracitato art. 10 riconosce al datore di lavoro la facoltà di richiedere tutta la documentazione che attesti l’effettiva frequenza di attività formative da parte del lavoratore, incluse certificazioni di partecipazione agli esami (l’esito dei quali non ha rilevanza).


Proprio a tal proposito, una sentenza del Tribunale di Vicenza del 9 settembre 2020 ha confermato il principio secondo il quale il diritto allo studio del lavoratore deve combaciare con le necessità organizzative del datore di lavoro e non deve essere inteso come un diritto assoluto.

Il datore di lavoro, inoltre, può decidere di non riconoscere i permessi studio a lavoratori che possiedono un contratto a tempo determinato, solo ed esclusivamente in presenza di obiettive circostanze di inconciliabilità.

Contrattazione collettiva e diritto allo studio


La maggioranza dei CCNL riconosce 150 ore di permessi retribuiti in un arco temporale che solitamente è di tre anni, nel caso di lavoratori part-time il monte ore sarà ridimensionato in riferimento alle ore lavorative. Alcune contrattazioni aggiungono ulteriori agevolazioni prevedendo, in alcuni casi, anche premi per i lavoratori che ottengono un titolo di studio.

Vi sono, però, anche alcune limitazioni, tra cui:
  • Il corso deve prevedere una durata pari almeno al doppio delle ore di permesso utilizzate;
  • La percentuale dei lavoratori studenti che usufruiscono dei permessi contemporaneamente non deve essere superiore al 2%-3%.
Non possono usufruire, poi, delle agevolazioni: gli studenti fuori corso, i praticanti legali e coloro che partecipano a concorsi abilitanti per una professione.

Il diritto allo studio in Italia è un elemento cardine per lo sviluppo di una società equa e inclusiva. Attraverso una serie di politiche e misure, lo Stato italiano si impegna a garantire che ogni individuo, indipendentemente dalla sua situazione economica o sociale, abbia la possibilità di accedere a un'istruzione di qualità. Questo non solo migliora le prospettive individuali, ma contribuisce anche allo sviluppo culturale, sociale ed economico del paese. 
DIRITTO ALLO STUDIO STUDENTE LAVORATORE
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