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Istanza di autotutela: cos'è e come funziona?

Quando un atto dell'Agenzia delle Entrate sembra essere ingiusto si può procedere con l'istanza di autotutela. Vediamo come funziona

L'autotutela è un istituto che ha lo scopo di modificare o annullare un atto emanato da una pubblica amministrazione. Questo, in ambito fiscale, l'amministrazione di riferimento per l'autotutela è l'Agenzia delle Entrate ovvero il Fisco che, nel momento in cui invia un atto per un'imposta - ad esempio- può commettere degli errori.

Gli errori che eventualmente sono stati commessi si possono risolvere - appunto - con l'autotutela che a volte è avvitata dalla stessa Agenzia delle Entrate mentre nella maggior parte dei casi è il contribuente che la propone. L'autotutela, infatti, riguarda proprio il cittadino che si veda recapitare un atto del Fisco che contiene degli errori o dei presunti errori. In questo caso, dunque, attraverso i canali messi a disposizione dall'Agenzia delle Entrate si può richiedere la procedura di autotutela richiedendo l'annullamento o la modifica dell'atto oggetto dell'istanza.

​Autotutela: che cos'è?

Con l'autotutela, dunque, è possibile correggere errori commessi dall'Agenzia delle Entrate nello svolgimento delle sue attività di accertatore delle imposte nei confronti dei cittadini. Ma a volte, oltre alla modifica è possibile arrivare all'annullamento dell'atto stesso e se ciò dovesse avvenire sono anche nulli tutti i consequenziali come ad esempio le more, le iscrizioni a ruolo, gli avvisi di accertamento, le cartelle esattoriali e altro ancora. Inoltre, se il contribuente ha anticipato dei pagamenti per non incorrere in sanzioni e poi l'atto dovesse risultare nullo, il cittadino avrà il diritto di avere rimborsate tutte le cifre che ha anticipato.

SI tratta di uno strumento giuridico il cui scopo è quello di evitare che il contribuente sia costretto a fare ricorso al giudice tributario soprattutto per ciò che ne consegue in termini di lungaggini e costi. Esistono, dunque, degli errori comuni che possono essere risolti senza dover ricorrere al giudice. Ma quali sono? Sono quelli che permettono all'Agenzia delle Entrate di riconoscere un proprio errore modificando o annullando un preciso atto.

Ecco i casi più frequenti per i quali viene chiesta l'autotutela:

  • ​errore di persona per - ad esempio - omonimia;
  • errore sul presupposto dell'imposta come ad esempio la richiesta di un'imposta di registro quando invece si tratta di imposta ipotecaria;
  • errore logico di calcolo come ad esempio l'applicazione di coefficienti errati o diversi da quelli previsti per legge;
  • doppia imposizione come ad esempio gli utili distribuiti ai soci che vengono già tassati alla fonte e che quindi non devono essere ritassati dal reddito personale;
  • presenza di particolari agevolazioni che invece non vengono prese in considerazione;
  • errore materiale del contribuente che sono normalmete molto facili da riconoscere e non si tratta quasi mai di anomalie vere e proprie;
  • mancata considerazione di pagamenti regolarmente eseguiti.

Oltre questi ci sono poi dei casi più particolari come quando, ad esempio, una norma viene modificata a favore del contribuente: può succedere infatti che una certa imposta abbia un coefficiente più conveniente e che sia retroattivo e quindi da ricalcolare anche per imposte vecchie. In questo caso, ad esempio, il cittadino può chiedere che l'atto venga rettificato e pretendere l'applicazione dell'agevolazione.

L'istanza di autotutela tributaria può essere promossa dalla stessa Agenzia delle Entrate che si accorge essa stessa di un errore - ad esempio di una omonimia - o dal cittadino/contribuente che ha ricevuto l'atto e si accorge che qualcosa non va. In tutti e due i casi l'ufficio dell'Agenzia delle Entrate al quale l'istanza va indirizzata è lo stesso che ha redatto l'atto e solamente ad esso, dunque, potrà essere comunicato che si è sbagliato.

Altra figura importante in questa istanza è quella del Garante, presente in ogni Direzione Regionale delle Entrate (DRE). E' possibile inoltrare anche a lui istanza di autotutela e lui provvederà all'annullamento o alla modifica dell'atto.

​Istanza di autotutela: come funziona?

L'istanza di autotutela può essere richiesto per richiedere l'annullamento totale o anche parziale di un atto, così come per la revoca o la sospensione degli effetti di un atto o la rinuncia all'imposizione.

L'annullamento totale si ha quando l'atto, nella sua interezza, risulta illegitittimo in modo palese. Può essere il caso in cui un contribuente ha già versato delle imposte relative ai suoi redditi per un certo periodo d'imposta ma l'Agenzia delle Entrate richiede il versamento delle imposte stesse perché non ha tenuto conto di quanto già versato dal contribuente. Ovviamente in questo caso si ha il pieno diritto di chiedere l'annullamento dell'atto in questione.

Ma l'annullamento può anche essere parziale e riferito, dunque, solamente ad alcuni elementi oggetti dell'atto. E' quando, ad esempio, gli Uffici del Fisco calcolano in modo errato l'ammontare di alcune imposte. Nonostante, dunque, queste siano dovute non sono dovute del tutto e dunque sarà l'ufficio delle Agenzie delle Entrate a rettificare l'atto e ad indicare il giusto importo dovuto dal contribuente.

La rinuncia all'imposizione si ha, invece, quando l'atto accerti il mancato versamento di un tributo per una somma così irrisoria che sarebbe solamente un onere per l'Agenzia delle Entrate la sua riscossione. Se il contribuente dovesse appellarsi, dunque, l'Agenzia delle Entrate avrebbe dei costi invece che un profitto nel portare avanti la riscossione.

La revoca si verifica quando vengono a modificarsi i presupposti di fatto o di diritto come ad esempio le norme giuridiche su cui si fonda l'atto. Un esempio è quello del contributore debitore con il Fisco che muore. L'agenzia delle Entrate chiede l'imposta agli eredi i quali però hanno rinunciato all'eredità e quindi lo comunicano all'AE.

La sospensione si ha invece quando è in corso un contenzioso fra il contribuente e l'Agenzia delle Entrate. In questo caso il Fisco può sospendere gli effetti dell'atto fino al giorno della sentenza che potrebbe dar ragione ad una o all'altra parte. In questo modo, dunque, il Fisco ha evitato di dover ridare i soldi già anticipti dal contribuente nel caso vincesse lui e dall'altra parte ha semplicemente congelato la situazione ma non ha rinunciato a pretendere l'imposta nel caso dovesse aver ragione dal dibattimento.

​Cosa succede quando l'istanza di autotutela viene accolta?

Quando l'istanza, una volta presentata, viene accolta ecco che cosa può accadere:

  • ​l'atto viene annullato totalmente o revocato: le somme anticipate vengono rese e perdono valore tutti gli atti consequenziali al primo.
  • l'atto viene sì annullato totalmente o parzialmente ma nel frattempo c'è un giudizio in corso: in questo caso l'annullamento o la revoca annullano il giudizio per cessata materia del contendere.
  • l'annullamento è parziale: l'atto compie i suoi effetti ma il contribuente può chiedere delle definizioni agevolate per l'estinzione del debito.

Va detto, comunque, che l'istanza può essere anche rigettata e questo non inficia sulla validità dell'atto che resta invece valido nei confronti del contribuente. Il rifiuto da parte dell'Agenzia delle Entrate dell'istanza di autotutela non può essere impugnato e lo stabilisce la Corte di Cassazione con diverse sentenze al riguardo.

Fonti normativa

  • Circolare dell'Agenzia delle Entrate n. 32/E 3/8/2012;
  • Articolo 13, legge 212 del 27/7/2000;
  • Sentenza della Cassazione n. 7687 del 16/5/2012;
  • Legge 2121 del 27/7/2000.
ISTANZA AUTOTUTELA AGENZIA DELLE ENTRATE RINUNCIA ALL'IMPOSIZIONE
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