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Licenziamento per giusta causa e disoccupazione

Licenziamento per giusta causa e disoccupazione sono compatibili tra di loro? Essere licenziati con un provvedimento disciplinare esclude la possibilità di potere ricevere la Naspi? Quali sono i requisiti per ricevere una indennità mentre non si lavora?

Una delle questioni che interessa maggiormente i lavoratori riguarda le modalità di licenziamento, cioè in quali casi si rischia di perdere il lavoro, anche se a tempo indeterminato.

Il famoso quanto agoniato “posto fisso” in realtà non esiste, per il semplice fatto che, a fronte di situazioni soggettive od oggettive è possibile chiudere il contratto stipulato dalle parti, anche se non era stato fissato un termine.

Conoscere le regole è fondamentale per evitare comportamenti che potrebbero essere dannosi e provocare conseguenze spiacevoli. In tutte le aziende o uffici privati, infatti, è necessario rispettare un Codice Disciplinare oltre a non violare le norme scritte nel proprio contratto di assunzione.
A fronte di atteggiamenti non consentiti, il datore di lavoro può prendere dei provvedimenti, tra i quali il più grave è il licenziamento disciplinare per giusta causa o per giustificato motivo soggettivo, a seconda della gravità dei fatti.
Ma, se un dipendente viene licenziato per avere avuto dei comportamenti non ammessi, ha lo stesso il diritto a ricevere l’indennità di disoccupazione, Naspi? Scopriamolo assieme.

Cos’è il licenziamento per giusta causa?

Si può dire che il “posto fisso” sia croce e delizia per gli italiani, che da sempre ambiscono alla sicurezza lavorativa, ma troppo spesso non conoscono le norme di riferimento. Sono in pochi, infatti, a sapere con esattezza quali sono i motivi per potere essere licenziati.
Chi ha “in tasca” un contratto a tempo indeterminato a volte si culla, sapendo di potere stare tranquillo per sempre, convinto che niente e nessuno possa portargli via i diritti acquisiti. Tutto ciò non è assolutamente vero.
In Italia, sono previste tre tipologie di licenziamento:
  • per giusta causa: a fronte di comportamenti gravi da parte del lavoratore, per i quali con è possibile continuare il rapporto nemmeno per un ulteriore giorno, non è previsto un periodo di preavviso.
  • per giustificato motivo soggettivo: per fatti meno gravi dei precedenti, ma che rendono in ogni caso impossibile il proseguimento del contratto.
  • per giustificato motivo oggettivo: in questo caso la decisione viene presa per motivazioni strettamente aziendali.
Le prime due opzioni rientrano tra i cosiddetti provvedimenti disciplinari, impartiti dal datore di lavoro a fronte di comportamenti non tollerati, commessi dai dipendenti. Mentre la terza modalità è strettamente collegata all’andamento economico aziendale, ad eventuali crisi e necessità riorganizzative.
La fattispecie più grave è rappresentata senza dubbio dal licenziamento per giusta causa che implica una profonda lesione del rapporto di fiducia e la totale impossibilità a continuare a lavorare in azienda. 
Si può verificare in seguito ai seguenti comportamenti:
  • presentazione di un falso certificato medico
  • rifiuto a lavorare dopo la malattia
  • abbandono del posto di lavoro 
  • lavorare presso altre aziende durante la malattia
  • insubordinazione verbale o fisica
  • assenze ripetute alla visita fiscale
  • svolgimento di attività in concorrenza con l’azienda
  • diffamazione 
  • falsificazione badge e false presenze
  • ingiustificato rifiuto al trasferimento

Quando si ha diritto all’indennità di disoccupazione?

L’indennità di disoccupazione è una forma di sostegno al reddito, effettuata dall’Inps, per aiutare tutti i lavoratori subordinati, che hanno perso il lavoro involontariamente. E’ conosciuta anche con il nome Naspi, cioè Nuova prestazione di Assicurazione Sociale per l’Impiego, e dal 1 maggio 2015 rappresenta una sicurezza economica per tutti coloro che si ritrovano improvvisamente senza una occupazione.

Per capire le regole in merito al licenziamento e alla disoccupazione è necessario analizzare i requisiti per potere ottenere tale beneficio, cioè i seguenti:

  • Stato di disoccupazione: perdita del lavoro in modo involontario, cioè per cause indipendenti dalla volontà dell’interessato, anche se rientrano in questa tipologia le dimissioni presentate a fronte di inadempimenti da parte del datore di lavoro. Oltre a ciò bisogna avere dichiarato la propria disponibilità al centro per l’impiego.
  • Requisito contributivo: tredici settimane di contribuzione utile nei 4 anni precedenti alla disoccupazione. Vengono considerati anche i contributi figurativi che vengono accreditati durante la maternità obbligatoria, il congedo parentale, o l’astensione dal lavoro per assistere figli malati fino a 8 anni di età.
  • Requisito lavorativo: devono essere state svolte almeno 30 giornate di lavoro nei 12 mesi antecedenti alla disoccupazione. 

Licenziamento per giusta causa e disoccupazione

Abbiamo detto che la Naspi spetta di diritto a chi perde la propria occupazione in modo involontario, ad eccezione delle dimissioni per giusta cause, prese per far fronte a inadempimenti dell’azienda.

Sono invece, ovviamente, escluse le dimissione volontarie, in quanto un soggetto non può ricevere un indennizzo per una situazione di difficoltà che ha scelto di vivere. 
Ma se la perdita dell’occupazione è determinata da un comportamento grave del dipendente, cosa succede? 
La questione relativa al licenziamento per giusta causa e disoccupazione non sono chiare a tutti, in quanto essendo un provvedimento di tipo disciplinare esiste una componente di volontà del dipendente che si macchia di particolari colpe o non rispetta il regolamento.
A tale proposito il Ministero del Lavoro si è espresso sottolineando che anche in questo caso il disoccupato ha diritto alla Naspi. Il provvedimento disciplinare, infatti, viene deciso in modo univoco da parte dell’azienda, anche se la responsabilità dell’azione è del dipendente. 
In altre parole il licenziamento per giusta causa non è una conseguenza automatica al comportamento del lavoratore, ma una scelta presa in modo arbitrario dal datore di lavoro.
Detto ciò, essere licenziati per giusta causa rientra tra i requisiti validi per potere ricevere la Naspi, in quanto considerata una perdita dell’occupazione involontaria. A tal proposito l’azienda dovrà pagare il cosiddetto ticket di licenziamento, cioè un contributo da versare all’Inps nei casi in cui sia prevista l’indennità di disoccupazione. 

Come viene calcolata la disoccupazione?

Dopo avere capito la relazione esistente tra licenziamento per giusta causa e disoccupazione, vediamo ora di capire quanto effettivamente può ricevere un soggetto che perso la propria occupazione.

L’importo della Naspi viene calcolato in base all’estratto conto previdenziale, facilmente reperibile nel sito web dell’Inps.

In pratica bisogna seguire i seguenti passaggi:
  • sommare tutte le varie retribuzioni imponibili degli ultimi 4 anni
  • dividere il risultato ottenuto per il numero di settimane contributive
  • moltiplicare per il coefficiente 4,33
Se l’importo ottenuto dal conteggio risulta pari o inferiore al minimo mensile imposto dall’Istituto, cioè 1.221,44 euro, la disoccupazione sarà pari al 75% della cifra.
Se, invece, il risultato supera la soglia, oltre al 75% viene aggiunto anche il 25% della differenza tra la retribuzione mensile e l’importo minimo, senza mai superare comunque 1.328,76 euro al mese.
In ogni caso è utile sottolineare che a partire dal 91° giorno l’importo della Naspi si riduce del 3% ogni mese.
La durata complessiva del periodo in cui un disoccupato può godere dell’Indennità prevista dall’Inps cambia in base alla situazione contributiva. In particolare essa viene erogata per la metà delle settimana di contributi versati negli ultimi 4 anni, per un massimo di 2 anni.
Per ottenere tale beneficio, però, è fondamentale presentare la domanda, in modalità telematica presso il sito web dell’Inps non oltre 68 giorni dalla fine del contratto lavorativo, a pena di decadenza.
Per il primo pagamento, invece, bisogna attendere almeno un mese dall’invio della domanda, anche se ci sono altri fattori per determinare le tempistiche esatte, come la sede territoriale e la correttezza delle informazioni inserite. 

Fonti normative

  • ​L. 300/1970
  • Decreto Legislativo 4 marzo 2015 n. 22
LICENZIAMENTI DISOCCUPAZIONE NASPI IMPUGNAMENTO LICENZIAMENTO PER GIUSTA CAUSA INDENNITÀ DI DISOCCUPAZIONE
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