Il licenziamento senza giusta causa in Italia non è consentito, il datore di lavoro infatti deve avere un valido motivo per interrompere il rapporto di lavoro siglato con il proprio dipendente. In caso contrario si tratta di un atto discriminatorio e il dipendente ha il diritto di ricevere un risarcimento per il torto subito.
Dopo avere faticato tanto per trovare un posto di lavoro sicuro, è legittimo che un dipendente voglia capire in quali casi lo può perdere.
Il posto di lavoro è ancora oggi una garanzia per tutta la vita? E’ possibile fare piani di vita più concreti avendo alle spalle una solida garanzia? Sono tutte domande legittime alle quali proveremo a rispondere in queste righe.
Possiamo dire che, in linea di massima un contratto di lavoro rappresenta ancora oggi un’importante garanzia. Il lavoratore è tutelato, e solo in determinate situazioni si può interrompere un contratto di lavoro.
La legge, infatti, permette di licenziare un dipendente assunto a tempo determinato o indeterminato, solamente per motivi connessi al suo comportamento o per cause collegate all'organizzazione aziendale e quindi economiche. Le motivazioni devono essere serie, in poche parole non è possibile licenziare senza giusta causa.
Il licenziamento senza giusta causa può essere attuato solo per i lavoratori ancora in prova, per tutti gli altri con un regolare contratto è necessaria una motivazione valida.
Un datore di lavoro non può decidere di togliere l'incarico a un lavoratore in modo discriminatorio, valutando le idee politiche, il credo religioso, il colore della pelle, il sesso o per antipatia.
Abbiamo detto che non è possibile essere licenziati senza giusta causa, ma se dovesse succedere. come ci dobbiamo comportare? Proviamo ad analizzare assieme la situazione.
Se un dipendente riceve una lettera di licenziamento dal proprio datore di lavoro, nella quale vengono imputati comportamenti non avvenuti o inesatti si tratta di licenziamento senza giusta causa, effettuato per motivi discriminatori e il lavoratore può intraprendere alcune azioni per fare valere i propri diritti.
Alcune volte, purtroppo, il datore di lavoro accusa ingiustamente un proprio lavoratore di avere avuto comportamenti non consoni durante gli orari lavorativi, per giustificare un licenziamento che altrimenti non potrebbe avvenire.
Per contestare una lettera di licenziamento bisogna rispettare dei termini precisi, per non rischiare la decadenza dei propri diritti. Dopo la scadenza prevista, infatti, nessun tipo di licenziamento può essere impugnato, anche se palesemente illegittimo.
Per valere valere i propri diritti è necessario contestare la lettera di licenziamento che ci ha inviato il datore di lavoro. E' importante fare ciò entro i termini stabili dalla legge, che sono:
Se le scadenze non vengono rispettate la conseguenza è la prescrizione, cioè la perdita del diritto, per mancato esercizio
L’udienza di comparizione delle parti viene fissata dal Giudice del Lavoro, e in questa occasione il datore di lavoro deve dare le prove per un legittimo licenziamento. Si tratta di una prima fase nella quale l’azione di impugnazione può essere accolta o rigettata. L’iter continua poi con l’Appello e la Cassazione.
Un lavoratore che è stato ingiustamente licenziato può riavere il proprio lavoro quindi? La risposta è: dipende.
La normativa di riferimento non prevede le stesse conseguenze per tutti i lavoratori, ma valuta le caratteristiche dell'ambiente lavorativo per decidere come procedere in caso di licenziamento senza giusta causa.
In realtà la tutela riconosciuta in caso di licenziamento senza giusta causa è diversa a seconda del numero di dipendenti occupati presso l’azienda, se il rapporto di lavoro è iniziato prima del mese di marzo 2015 (quindi prima del Jobs Act)
Se nell’azienda si contano meno di 15 dipendenti, il Giudice dichiara la fine del rapporto lavorativo e condanna il datore di lavoro al pagamento di un’indennità variabile tra 2,5 e 6 mensilità, calcolata in base all’importo dell’ultima busta paga percepita.
Se, invece l’azienda ha più di 15 dipendenti bisogna distinguere tre diverse ipotesi di illegittimità del licenziamento e quindi anche tre differenti tipi di tutela:
Se il rapporto di lavoro è iniziato dopo il mese di marzo 2015, si attuano le regole previste nel Jobs Act.
Il lavoratore ha la possibilità di scegliere se tra la reintegrazione in azienda o un indennizzo. Ma anche in questo caso per i dipendenti di aziende più piccole le condizioni sono meno vantaggiose rispetto ad aziende più grandi.
Per aziende sotto i 15 dipendenti è previsto un indennizzo pari a 6 mesi lavorativi, mentre in quelle più grandi ci può essere effettivamente un reintegro.
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