La lite temeraria si configura quando la parte soccombente in giudizio, agisce con malafede o colpa grave. È previsto un risarcimento danni a favore della controparte. Vediamo come funziona esattamente.
Con l’obiettivo di ridurre i danni causato dall’abuso dei mezzi giudiziari, viene punito chi agisce in malafede con la consapevolezza di avere torto, con l’unico scopo di allungare i tempi o danneggiare la controparte.
L’art. 96 del codice di procedura civile descrive proprio questa situazione. Nelle prossime righe vedremo di cosa si tratta.
La lite temeraria è un'azione legale o una difesa esperita da un soggetto temerariamente, cioè con la consapevolezza di avere torto o soltanto con meri intenti dilatori. Si tratta, quindi, di una lite giudiziaria causata della malafede o della colpa grave di una delle parti.
La norma di riferimento è l’art. 96 c.p.c, che afferma:
Se risulta che la parte soccombente ha agito o resistito in giudizio con mala fede o colpa grave, il giudice, su istanza dell'altra parte, la condanna, oltre che alle spese, al risarcimento dei danni, che liquida, anche d'ufficio, nella sentenza [disp. att. 152].
Il giudice che accerta l'inesistenza del diritto per cui è stato eseguito un provvedimento cautelare, o trascritta domanda giudiziale, o iscritta ipoteca giudiziale, oppure iniziata o compiuta l'esecuzione forzata, su istanza della parte danneggiata condanna al risarcimento dei danni l'attore o il creditore procedente, che ha agito senza la normale prudenza. La liquidazione dei danni è fatta a norma del comma precedente.
In ogni caso, quando pronuncia sulle spese ai sensi dell’articolo 91, il giudice, anche d’ufficio, può altresì condannare la parte soccombente al pagamento, a favore della controparte, di una somma equitativamente determinata.
Possiamo quindi sottolineare due diverse ipotesi di configurazione:
Ad ogni modo, per parlare di lite temeraria ci devono essere i seguenti presupposti:
Come abbiamo potuto leggere, nel paragrafo precedente, ci mette in atto una lite temeraria commette un illecito dal quale possono derivare danni alla controparte. Perciò, ci può essere l’obbligo di risarcire il soggetto che ha subito il torto. Ciò avviene in quanto quest’ultimo è stato costretto a difendersi in giudizio per motivi privi di giustificazione.
I danni possono essere liquidati d’ufficio o nella sentenza che chiude il giudizio. Ad ogni modo è necessario che l’interessato ad ottenere il risarcimento dimostri, con prove certe, quanto accaduto.
Inoltre, con la legge 103/2017 è stata introdotta anche la responsabilità in solido dell’avvocato con il proprio cliente, per liti temerarie.
Va sottolineato, comunque, l’art. 96 c.p.c non è applicabile al risarcimento danni dovuto all’esecuzione del sequestro penale.
Per quantificare il risarcimento del danno per lite temeraria, occorre valutare diversi aspetti, quali:
Ad ogni modo il giudice può anche stabilire una somma equitativa, ovvero in assenza di prova si fa riferimento a quanto affermato dalla Cassazione nella sentenza 20995/2011 e 3057/2009:
nozioni di comune esperienza, tra cui il pregiudizio che la controparte subisce per il solo fatto di essere stata costretta a contrastare un'ingiustificata iniziativa dell'avversario, non compensata, sul piano strettamente economico, dal rimborso delle spese e degli onorari del procedimento stesso, liquidabili secondo tariffe che non concernono il rapporto tra parte e cliente.
Non si parla di lite temeraria soltanto in riferimento al giudizio ordinario, ma anche per tutte le fasi processuali incidentali che terminano con una decisione che prevede la condanna alle spese.
La condanna può essere impartita anche a chi, dopo avere ricevuto un invito a stipulare una convenzione per la negoziazione assistita, rifiuti di aderire all’invito o non rispetti i termini previsti.
La mancata risposta, infatti, entro 30 giorni o il rifiuto possono essere valutati dal giudice come lite temeraria.
Lo stesso discorso vale per chi si tira indietro in modo illegittimo da una procedura di mediazione.
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