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Maternità al lavoro: quali sono le regole?

Maternità al lavoro: la legge prevede un congedo obbligatorio per maternità per permettere alla donna, di dedicarsi senza problemi alla gravidanza. La neomamma ha quindi, il diritto, di stare a casa e ricevere lo stesso lo stipendio, senza perdere il lavoro, per un determinato periodo di tempo.

Hai da poco scoperto di essere incinta, sei al settimo cielo, da tempo volevi diventare mamma e finalmente è arrivato il momento. Le tue emozioni spaziano da immensa gioia ed euforia a un pizzico di preoccupazione per il futuro. 

Ti poni moltissime domande, ti chiedi se sarai in grado di crescere un bambino nel modo giusto, ma anche se le tue finanze ti permetteranno di far fronte alle molte spese che ci saranno. 

Dopo un periodo vorresti tornare a lavorare, da una parte per riuscire ad avere una maggiore sicurezza economica, dall’altra per continuare ad avere soddisfazioni anche dal punto di vista professionale. Infatti, oggi le mamme in carriera sono sempre di più, e tu vorresti essere una di loro.

Non sai però come porre la questione al tuo datore di lavoro, hai in un certo senso “paura” della sua reazione, e temi di potere perdere il tuo posto.

Cerchiamo allora di analizzare assieme l’argomento, sottolineando quelli che sono i diritti di una lavoratrice che sta per diventare mamma.


Maternità al lavoro: quali sono i miei diritti?

Se aspetti un bambino hai diritto al cosiddetto “congedo obbligatorio di maternità”, cioè un periodo di totale astensione dal lavoro. Solitamente si tratta di 5 mesi, così suddivisi:

  • 2 mesi prima della presunta data del parto
  • 3 mesi successivi al parto.

In ogni caso, non devi rispettare esattamente questa suddivisione, puoi infatti, scegliere di lavorare fino a un mese prima della gravidanza, ovviamente se le tue condizioni fisiche e di salute lo consentono. Se scegli questa strada devi portare un certificato medico per assicurare l’assenza di controindicazioni. Potrai così, usufruire di un mese in più dopo il parto, da dedicarti a tempo pieno a tuo figlio.

Se svolgi un lavoro particolarmente faticoso, in un ambiente pregiudizievole alla tua salute, il tuo congedo obbligatorio potrebbe essere anticipato o posticipato fino a 7 mesi dopo il parto.

In realtà puoi allungare ulteriormente la tua assenza dal lavoro, chiedendo un congedo parentale, cioè un ulteriore periodo di tempo, facoltativo, per necessità familiari.

Durante il tuo periodo di assenza riceverai comunque lo stipendio, se hai un contratto di lavoro, come vedremo tra poco, quindi non ti devi preoccupare, sei tutelata dalla legge italiana, e non rischi di perdere il lavoro per motivi legati alla maternità.

Hai il diritto di ricevere un compenso, anche nel caso in cui avvenga una interruzione involontaria di gravidanza, a partire dal 180esimo giorno.


Maternità al lavoro: quanti soldi prendo?

Se aspetti un bambino e hai un regolare contratto di lavoro, puoi stare tranquilla, come abbiamo detto, esiste un periodo di congedo obbligatorio di minimo 5 mesi. Ma durante il mesi in cui non lavori, quanti soldi ti vengono dati? 

Per tutto il periodo di inattività obbligatorio lo stato ti versa un contributo che ha lo scopo di sostituire il tuo stipendio. Si tratta di una tutela nei tuoi confronti, come lavoratrice e come madre. tale contributo si chiama indennità.

La cifra che hai il diritto di ricevere corrisponde all’80% della tua ultima retribuzione, ma ti vengono accreditati anche tredicesima e i premi che avevi stabilito nel tuo contratto. Ovviamente in tutto il periodo di congedo di vengono normalmente versati i contributi per la pensione.

Quanto appena detto è relativo al congedo obbligatorio di maternità, se decidi di stare a casa più tempo, oltre i 5 mesi potresti percepire delle somme diverse, come vedremo a breve.

L’ente incaricato a pagarti lo stipendio anche mentre sei a casa per seguire correttamente la tua gravidanza, è l’Inps, anche se molto spesso l’indennità viene anticipata dal datore di lavoro, che in seguito chiede il rimborso all’ente statale.


Maternità al lavoro: a quali categorie spetta?

Abbiamo detto che, se hai un lavoro con un contratto regolare, hai il diritto a un congedo di maternità e a un indennizzo mentre non lavori. Ma proviamo ora a fare un elenco dettagliato delle tipologie di lavoratrici che hanno effettivamente questo diritto:

  • lavoratrici dipendenti. assicurate dell’Inps, con un contratto determinato, indeterminato, apprendistato e part-time
  • lavoratrici disoccupate o sospese: se il congedo è iniziato entro 60 giorni dall’ultimo giorno lavoro, oppure oltre i 60 giorni ma con diritto all’indennità di disoccupazione, cassa integrazione o mobilità
  • lavoratrici agricole a tempo determinato, con almeno 51 giornate di lavoro nell’anno di inizio congedo
  • colf e badanti se hanno almeno 52 contributi settimanali nei due anni che precedono l’inizio del congedo, o 26 settimanali nell’anno precedente.
  • lavoratrici a domicilio
  • lavoratrici autonome o libere professioniste, iscritte alla gestione separata Inps

Se rientri, quindi, in una delle categorie elencate, puoi stare tranquilla, hai il diritto di ricevere i compensi previsti dalla legge, e ti puoi dedicare a tuo figlio per i suoi primi mesi.


Maternità al lavoro: cos’è il congedo parentale?

Se hai l’esigenza di trascorrere più tempo a casa, oltre i 5 mesi previsti con il congedo obbligatorio di maternità, hai il diritto di chiederlo ma le condizioni sono diverse. Innanzitutto si chiama congedo parentale, o maternità facoltativa, e riceverai un compenso ridotto rispetto al primo periodo.

Tale periodo può essere richiesto da entrambi i genitori, in base alle esigenze familiari, fino al compimento dei 12 anni del figlio, per un periodo complessivo di 10 mesi per sommato tra i due genitori, oppure per un massimo di 6 mesi ciascuno

Quanti soldi mi danno con il congedo parentale?

Non essendo ritenuto un periodo indispensabile come nel caso del congedo, l’ammontare dei soldi versati è minore. Vieni, infatti, erogato solo il 30% dello stipendio

Ma tale cifra viene data solamente fino al compimento dei 6 anni del figlio, o fino a 8 nel caso in cui i redditi della famiglia siano inferiori a 2,5 volte il trattamento garantito.  In ogni caso dagli 8 anni fino ai 12 hai il diritto di usufruire del congedo parentale, ma non ti viene dato alcun compenso. 

Si tratta di un’ulteriore opportunità, sebbene la cifra non sia altissima, per potere sistemare la vita familiare nel migliore dei modi, e rientrare successivamente al lavoro, senza particolari problemi.

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