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Smart working: cos’è e come funziona?

Con il termine smart working si intende una modalità lavorativa più flessibile, attraverso la quale il dipendente può svolgere le attività anche all’esterno dell’ambiente di lavoro. Gli accordi tra le parti deve essere regolato da un contratto in forma scritta, e devono essere garantiti i diritti del lavoratore.

Negli ultimi anni la tecnologia ha fatto passi da gigante, rendendo possibile fare cose totalmente impensabili in un passato nemmeno così remoto.
In particolare le comunicazioni a distanza hanno subito una vera e propria rivoluzione grazie alla rete internet, che oggi ci sembra normale, ma solo qualche decennio fa non esisteva,

Oggi, possiamo parlare tranquillamente, e in qualsiasi momento con chi si trova dall’altra parte del mondo, e possiamo seguire in diretta eventi, meeting, interviste, indipendentemente dal luogo in cui vengono realizzate.

I nuovi mezzi di comunicazione hanno letteralmente rivoluzionato le nostre abitudini, i nostri rapporti sociali e la nostra quotidianità. Ma probabilmente sono in pochi a sapere che, anche il mondo del lavoro sta mutando velocemente, e le regole che hanno sorretto il settore fino ad oggi sono destinate a cambiare drasticamente in futuro.

Il cosiddetto smart working rappresenta una nuova modalità lavorativa, che nei prossimi anni cambierà notevolmente i rapporti di lavoro, puntando su una maggiore efficienza e flessibilità.

Ma, non si tratta solo di ipotizzare un prossimo futuro, già oggi ci sono piccoli cambiamenti in atto, volti a seguire questa direzione. In Italia, in particolare lo smart working è previsto dalla giurisprudenza, e con la legge di stabilità 2019 sono stati fissati ulteriori tasselli per il suo sviluppo.

Cos’è lo smart working?

Si tratta di un termine inglese che in italiano possiamo tradurre con “lavoro agile”, cioè una modalità di lavoro innovativa, che non non prevede più l’obbligo per il dipendente di recarsi in azienda ogni giorno, ma la possibilità di svolgere i propri compiti direttamente a casa o in un altro luogo.

Nel nostro Paese si discute da diversi anni sulla necessità di permettere ai dipendenti di organizzare al meglio il loro lavoro, nel luogo che ritengono più adeguato. Alcuni esperti ritengono che una soluzione più flessibile sia necessaria per adattarsi al periodo storico che stiamo vivendo. 

Se la società cambia, le norme che hanno l’obiettivo di regolare il suo funzionamento non possono rimanere ancorate al passato, nel quale i bisogni erano totalmente differenti.

Le famiglie sono oggi profondamente diverse rispetto a quelle di 20 o 30 anni fa, quando la moglie generalmente restava a casa per occuparsi delle faccende domestiche e dei figli, mentre il marito si recava ogni giorno al lavoro. Si tratta di una situazione che difficilmente possiamo trovare, ora, in quanto entrambi i genitori sono costretti a lavorare, o hanno il desiderio di portare avanti la loro carriera professionale. 

Come conseguenza a tutto ciò, la vita è diventata più frenetica, ci sono sempre mille impegni, ed è sempre più difficile trovare il tempo per fare tutto nel modo corretto.

Lo smart working è utile proprio da questo punto di vista. Potere lavorare in qualsiasi luogo permette alle persone di essere più flessibili, e di potere organizzare al meglio le proprie giornate.

Ecco allora che una mamma lavoratrice, non deve più scegliere tra famiglia o carriera, ma può dedicarsi ad entrambi gli aspetti svolgendo la propria attività da casa.
Oppure un soggetto può contrarre i genitori anziani che necessitano di assistenza e contemporaneamente lavorare a distanza.

Secondo il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali il lavoro agile è:

una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato caratterizzato dall’assenza di vincoli orari o spaziali e un’organizzazione per fasi, cicli e obiettivi, stabilita mediante accordo tra dipendente e datore di lavoro; una modalità che aiuta il lavoratore a conciliare i tempi di vita e lavoro e, al contempo, favorire la crescita della sua produttività

Non dobbiamo però considerare questo cambiamento come una forma di welfare o assistenzialismo, in quanto si tratta di una innovazione complessa, che richiede delle particolari peculiarità tecnologiche, culturali e manageriali.
Per consentire un maggiore equilibrio tra qualità della vita e produttività è necessario puntare su una maggiore integrazione e collaborazione tra i soggetti, possibile grazie al continuo e veloce sviluppo tecnologico che sta avvenendo negli ultimi anni.

Smart working, infatti, non significa solo lavorare da casa, ma si focalizza su un modello organizzativo del tutto nuovo, nel quale lo spazio stesso di lavoro si modifica per diventare “aperto”, favorendo la creatività e le relazioni che vanno oltre ai classici confini aziendali.

A chi conviene?

Il lavoro agile conviene a tutti gli attori coinvolti, quindi sia ai dipendenti che alle aziende. Risulta ovvio, però, che per arrivare a una soluzione di questo tipo è necessario un profondo cambiamento culturale e una maggiore consapevolezza dei tempi che stiamo vivendo.

Nel nostro Paese si stanno pian piano aprendo le porta a modalità più flessibili, sebbene sia ancora ben ancorata la tradizione. In particolare le azienda sono spesso scettiche quando non possono controllare a vista i propri lavoratori, non considerando che proprio per tale motivo, aumenta l’efficienza perché il lavoratore ha il desiderio di dimostrare le proprie capacità, e può lavorare in modo più tranquillo.

Secondo recenti rilevazioni fatte dell’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano, adottando un modello più flessibile si può produttore un aumento di produttività pari circa al 15% per ogni dipendente.

Inoltre, si possono evitare molti spostamenti in auto, determinando notevoli riduzioni di emissioni di CO2, considerando che il traffico più intenso si verifica proprio in concomitanza agli orari lavorativi.

Cosa prevede la legge italiana?

La legge italiana sul lavoro agile è stata introdotta con il Jobs Act, ed ha i seguenti obiettivi:

  • aumentare la competitività
  • conciliare i tempi di vita e di lavoro.

Non viene definito a priori il rapporto che deve nascere tra le parti, ma viene solamente specificata la possibilità di adottare una forma di collaborazione alternativa a quelle classiche.
Di volta in volta, poi, i vari soggetti interessati, procederanno alla stesura di un contratto scritto nel quale specificare i diritti e doveri reciproci.

Si tratta di un primo passo importante, ulteriormente rafforzato con la Legge di Bilancio 2019, secondo la quale il datore di lavoro che intende accettare richieste di smart working, deve dare priorità a chi ne ha un reale bisogno, quindi:

  • lavoratrici nei tre anni successivi alla conclusione della maternità
  • lavoratori con figli disabili

Quali sono i diritti dei lavoratori?

Un dipendente che decide di svolgere le proprie attività in modo flessibile deve avere gli stessi diritti, garantiti dai Ccnl. Ciò significa che non si possono modificare le condizioni e il trattamento economico, ma solamente le modalità operative.

In alcuni casi, però, l’azienda può attuare delle forme di controllo a distanza, ad esempio sull’uso di strumenti informatici come un Pc, se:

  • l’obiettivo è quello di tutelare la sicurezza informatica e non di verificare lo svolgimento delle attività
  • il lavoratore è informato in merito ai controlli effettuato
  • è effettuato in modo occasionale e non continuativo.

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