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Preavviso di licenziamento: come è cambiato nel 2017

Sono molte le sentenze che trattano l'argomento del preavviso di licenziamento o dimissioni di lavoro e che hanno portato, nel tempo, a cambiare l'applicazione. Vediamo, dunque, insieme, come il lavoratore si deve comportare in caso di cambio di lavoro.

Tra il 2016 ed oggi sono state molte le sentenze che hanno ridefinito il modo di comunicare il preavviso di licenziamento o dimissioni di lavoro. Ma cosa è cambiato realmente? Scopriamolo insieme.

Cosa prevede il diritto del lavoro

L'articolo 2118 del c.c. prevede quanto segue in materia di preavviso di licenziamento o dimissioni del lavoro:

  • ​in caso di contratto a tempo indeterminato, ciascuna delle due parti può recedere dal contratto di lavoro dandone preavviso nei tempi e modi stabiliti dalla Contrattazione Collettiva che può anche prevedere l'estensione per interesse delle parti o predisporre i tempi ed i termini secondo equità.
  • può anche venire a mancare il preavviso ma questo deve essere compensato in questo modo: la parte che recede dal contratto è tenuto a versare all'altra parte, un'indennità equivalente all'importo della retribuzione che sarebbe spettata nel mancante periodo di preavviso. Questa indennità è detta, per questo, "indennità di mancato preavviso". Questo indennizzo, a carico del datore di lavoro, è dovuta anche in caso di morte del lavoratore - e quindi ai suoi familiari o aventi diritto - o in caso di dimissioni per giusta causa.

Nell'articolo 2121 del c.c., invece, vengono messi in evidenza tutti gli elementi per il computo preciso dell'indennizzo di mancato preavviso. In questo rientrano, ad esempio, i rimborsi spese, le provvigioni, i premi produzione, vitto e alloggio (ove previsti) dovuti al lavoratore. Per ciò che concerne, invece, l'inclusione nell'indennizzo della quota spettante di tredicesima e quattordicesima è l'articolo 2118 a sancirlo.

Preavviso di licenziamento: i tempi previsti per legge

Come detto, un rapporto lavorativo può terminare da parte del datore di lavoro così come da parte del lavoratore a patto che, fra questi, vengano rispettati i tempi di preavviso per il licenziamento o per le dimissioni dal posto di lavoro. In caso di licenziamento, per un rapporto con un impegno settimanale superiore alle 24 ore il preavviso dovrà essere come segue:

  • ​15 giorni calendario per un lavoratore con un'anzianità all'interno dell'azienda fino a 5 anni;
  • 30 giorni di calendario oltre i 5 anni di anzianità del lavoratore presso l'azienda.

Se, invece, il rapporto di lavoro è racchiuso fino ad un massimo di 24 ore settimanali, ecco come cambiano le cose:

  • ​8 giorni di calendario per anzianità del lavoratore fino a 2 anni;
  • 15 giorni di calendario in caso di anzianità del lavoratore superiore ai 2 anni.

Se a dare le dimissioni è il lavoratore, questi termini vengono ridotti del 50%. Come detto prima, poi, se a non dare il preavviso è il datore di lavoro al lavoratore spetta l'indennizzo calcolato come visto poc'anzi. Se, invece, è il lavoratore a non dare il preavviso, verrà decurtata tale somma dalla sua liquidazione come indennizzo verso il datore di lavoro.

Va ricordato che il termine del preavviso può essere interrotto per infortunio, malattia, servizio civile, maternità (fino ad un anno del neonato) e ferie.

Dal 2016, le interruzioni di lavoro consensuali vanno presentate solamente in modo telematico sui moduli messia disposizione del Ministero del Lavoro e questa procedura, comunque, non deve essere applicata al lavoro domestico.

Preavviso: cosa cambia con alcune sentenze

  • Sentenza n.18508/16: in caso di licenziamento in tronco, il lavoratore è tutelato grazie ad una sentenza della Corte di Cassazione che stabilisce che il lavoratore in questione ha diritto interamente all'indennizzo per mancato preavviso di licenziamento. In passato, invece, alcune sentenze avevano riconosciuto al lavoratore solamente il risarcimento del danno per la perdita del lavoro senza preavviso - e più nello specifico in tronco - mentre ora, tutto ciò, è stato ribaltato a favore del lavoratore.

Questa sentenza, però, è solo la prima di una serie di sentenze che nel corso degli ultimi anni hanno visto giudizi non sempre concordi al riconoscimento, in parte, dell'indennizzo. Ciò cui si fa riferimento, dunque, è sempre il diritto del lavoro ma ogni caso va valutato con attenzione da un avvocato specializzato.

Il diritto del lavoro è una materia molto complessa che richiede costanti aggiornamenti ed una specifica conoscenza del mondo INPS, Naspi, contratti CCNL e molto altro. E' fondamentale, dunque, mettersi nelle mani di un buon avvocato che abbia esperienza in cause simili.


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