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Prepensionamento per patologia: quando è possibile?

Il prepensionamento per patologia è possibile quando il lavoratore ha seri problemi di salute, certificati da una perizia medica che evidenzia una percentuale di invalidità. Vediamo cosa dice la legge in merito.

Chi ha problemi di salute, potrebbe non riuscire a svolgere correttamente le attività lavorative, per questo motivo il legislatore ha pensato di anticipare la pensione ai soggetti che si trovano in difficoltà a causa di una malattia grave.

Ovviamente per poter procedere in tal senso è necessaria la presenza di una confermata riduzione della capacità lavorativa, determinabile con un punteggio di invalidità.

Per diagnosticare la situazione, comunque, non è sufficiente il certificato del medico curante, ma ci deve essere l’approvazione di una apposita commissione medica.

Nelle prossime righe, analizzeremo le varie soluzione previste dal legislatore per venire incontro a chi ha delle difficoltà a continuare a lavorare.

Cos’è il prepensionamento per patologia?

Il prepensionamento per patologia è un argomento di grande interesse, considerando anche che negli ultimi anni sono state introdotte svariate novità in tema di pensioni, e tutt’ora ci sono molte discussioni politiche in merito.

Vediamo quindi di chiarire la situazione e di analizzare le varie possibilità per chi non riesce a lavorare a causa di una malattia.

Per potere procedere è sempre indispensabile accertare oggettivamente la presenza di una ridotta capacità lavorativa derivante da malattie gravi o degenerative e non da temporanei o permanenti disturbi di lieve entità. In sostanza l’handicap deve essere riconosciuto da una commissione medica dell’Inps, composta da esperti di medicina legale ma anche da specialisti in discipline psicologiche, neurologiche e psichiatriche se il disturbo è di carattere intellettivo.

Prepensionamento per patologia: ape sociale per invalidi

Tutti i soggetti che hanno almeno un invalidità del 74%, hanno il diritto di ottenere la cosiddetta Ape sociale, ovvero un prepensionamento per patologia, caratterizzato da modalità diverse in base alle categorie di lavoratori interessati.

Si tratta di un vero e proprio accompagnamento alla pensione, che può essere erogato soltanto se ci sono determinati requisiti, ovvero:

  • invalidità del 74% almeno
  • 63 anni di età
  • 30 anni di contributi versati all’Inps

Se la percentuale di incapacità è almeno pari al 75% sono previste delle agevolazioni per quanto riguarda il versamento di contributi. In particolare vengono riconosciute delle maggiorazioni contributive. Ogni 12 mesi di lavoro effettivo vengono riconosciuti 2 mesi di contributi figurativi aggiuntivi, a partire dal momento in cui è stata riconosciuta l’invalidità, per un massimo di 5 anni.

Prepensionamento per patologia: pensione di vecchiaia anticipata

Un’altra misura per potere uscire dal mondo del lavoro prima di quanto previsto è la pensione di vecchiaia anticipata.
Si tratta di un’opportunità concessa soltanto ai dipendenti del settore privato, quindi sono evidentemente esclusi i professionisti con partita IVA ed i lavoratori del settore pubblico.

Ma i limiti non sono solo questi. Come abbiamo detto per il prepensionamento per patologia è necessario avere dei problemi di salute certificati.

In questo caso i requisiti sono:

  • percentuale di handicap pari o superiore all’80%
  • 56 anni di età per le donne
  • 61 anni di età per gli uomini
  • almeno 20 anni di contributi

Va comunque, sottolineato che, dalla maturazione dei requisiti è necessario attendere un periodo di finestra di 12 mesi per avere la liquidazione della pensione.

Prepensionamento per patologia: Invalidità e Inabilità al lavoro

Parlando di prepensionamento per patologia, è opportuno sottolineare che, per chi ha un handicap superiore ai ⅔ ha diritto di ricevere l’assegno di invalidità ordinario, se ha almeno 5 anni di contribuzione, dei quali almeno 3 versati negli ultimi 5 anni.

In questo caso è irrilevante la gestione previdenziale di appartenenza, quindi le regole sono valide sia per i dipendenti pubblici, sia per i privati che per i lavoratori autonomi. L’unico elemento indispensabile è che i contributi siano amministrati dall’Inps.

In caso di permanente ed assoluta inabilità, quindi se il soggetto è impossibilitato a svolgere qualsiasi attività lavorativa, può ottenere la pensione d’inabilità al lavoro, sempre se ha versato almeno 3 anni di contributi negli ultimi 5 , e se ha almeno 5 anni di contribuzione totale.

Anche in questo caso sono previste delle maggiorazioni fino a un massimo di 40 anni di contributi e fino a 60 anni di età.

Va sottolineato che, chi riceve tale assegno non può assolutamente svolgere un’attività lavorativa, dato che viene erogata a chi ha un handicap del 100% e una totale inabilità.

Ma cosa succede se un soggetto è privo di contributi previdenziali? Quali sono i suoi diritti?

In tal caso è possibile ottenere:

  • la pensione d’invalidità civile, o assegno di assistenza per invalidi civili parziali, in presenza di un’invalidità almeno pari al 74%;
  • la pensione d’inabilità civile, per invalidità riconosciuta pari al 100%.

Ci sono poi delle prestazioni di assistenza specifiche che spettano ai ciechi, ai sordomuti, ai disabili minorenni, ai non autosufficienti. 

Prepensionamento per patologia: la depressione

Innanzitutto, bisogna evidenziare che, nei casi più gravi, dalla depressione può derivare la riduzione della capacità lavorativa. Le tabelle delle linee guida dell’Inps sulle percentuali d’invalidità riconoscibile indicano i seguenti importi, relativi alle ipotesi più diffuse di patologie depressive:

  • sindrome depressiva endoreattiva lieve: 10% ;
  • sindrome depressiva endoreattiva media: 25% ;
  • sindrome depressiva endoreattiva grave: dal 31% al 40%;
  • sindrome depressiva endogena lieve: 30% ;
  • sindrome depressiva endogena media: dal 41% al 50%;
  • sindrome depressiva endogena grave: dal 71% all’80%;

La procedura da seguire per inoltrare la domanda di invalidità per depressione è la stessa prevista per qualsiasi domanda d’invalidità:

  • richiedere al proprio medico curante il certificato medico introduttivo, che invierà telematicamente all’Inps, in cui indicherà le infermità/patologie, il riconoscimento d’invalidità in una determinata misura e l’eventuale riconoscimento di handicap o non autosufficienza;
  • invio della domanda d’invalidità all’Inps tramite il portale web dell’istituto (se si dispone delle credenziali di accesso, pin dispositivo, spid di secondo livello o carta nazionale dei servizi), oppure tramite contact center dell’Inps (è necessario il pin dispositivo) o patronato, avendo cura di riportare nella domanda il protocollo del certificato medico telematico; 
  • verifica da parte della commissione medica dell’invalidità, ed eventualmente riconoscimento dell’handicap e della non autosufficienza;
  • contro il verbale della commissione medica è possibile proporre ricorso, previa perizia

Cosa fare, dunque, per accedere alla pensione in anticipo in caso di malattia depressiva? Le possibili opzioni per i soggetti affetti da depressione sono le seguenti:

  • pensione di vecchiaia anticipata: con invalidità pensionabile uguale o superiore all’80% certificato dall’Inps e requisiti di età pari a 61 anni per gli uomini e 56 anni per le donne con finestra di 12 mesi. Questo è quanto previsto dal decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 503;
  • pensione di inabilità per depressione: spetta esclusivamente a chi viene riconosciuta un’invalidità pari al 100%
  • assegno di accompagnamento: con invalidità del 100% e riconosciuto stato di non autosufficienza.

Fonti normative:

  • ​decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 503
PREPENSIONAMENTO PER PATOLOGIA PENSIONI INVALIDITÀ
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