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Risoluzione contratto: quando è possibile?

La risoluzione del contratto è un istituto giuridico. Ma quando è possibile? Vediamolo insieme e scopriamo le differenze fra risoluzione e recesso.

Spesso si sente parlare di risoluzione del contratto o di recesso; spesso anche di rescissione. Ovvio che, per chi non ha studiato legge, questi tre termini possano sembrare avere lo stesso identico significato ovvero lo scioglimento del contratto e di ogni altro diritto o dovere nei confronti dell'altra parte presente nel contratto stesso.

In realtà, questi tre concetti hanno delle grosse differenze a seconda delle ragioni che hanno portato ad avere lo scioglimento del contratto.

Più in generale, possiamo dire che il recesso è la facoltà di interrompere con effetto immediato ed istantaneo un rapporto: questa possibilità è data sia ad una che all'altra parte interessate dal contratto.

L'ordinamento civile italiano afferma che la risoluzione di un contratto è un istituto giuridico che scioglie il vincolo contrattuale. La risoluzione non prende di mira il negozio ma il rapporto. Può essere fatto dal momento che il contratto non sia stato compiutamente eseguito.

Risoluzione contratto: tipologie

La risoluzione di un contratto può avvenire per diversi motivi:

  • inadempimento: il Codice Civile stabilisce che nei contratti a prestazioni corrispettive - vedi per esempio le vendite - quando una parte non adempie le sue obbligazioni, l'altra parte può agire in due modi diversi.
    Se è ancora interessato ad ottenere la prestazione può fare causa in tribunale e chiedere la condanna dell'inadempiente a darvi esecuzione (esecuzione forzata dell'obbligo di fare o dare).
    Se non è intenzionato alla prestazione può chiedere, invece, la risoluzione del contratto e, quindi, può chiedere la restituzione delle somme versate e dell'eventuale bene già ricevuto. Inoltre, potrà chiedere anche il risarcimento dell'eventuale danno che potrebbe essere derivato dall'inadempienza dell'altra parte.
  • volontà delle parti;
  • eccessiva onerosità: sono, ad esempio, i contratti ad esecuzione continuata o periodica o ad esecuzione differita. Se ho un accordo con un distributore per avere benzina sempre ad un certo costo, quando questo si alza improvvisamente a causa dell'inflazione, possochiedere la risoluzione del contratto? La risposta è sì. In pratica, si può chiedere lo sciogliemnto del rapporto nel caso in cui  si sia creato uno squilibrio eccessivo trale prestazioni e questo squilibrio ha reso non equo il rapporto.
  • impossibilità sopravvenuta: ecco un esempio lampante: l'acquisto di una merce che viene rubata dal magazzino quando l'acquirente l'ha pagata ed ordinata. In questo caso, come in altri simili, il contratto si scioglie di diritto e la parte che ha effettuato il pagamento può chiederne la restituzione.

Non rientra nelle motivazioni della risoluzione, invece, l'impossibilità generica ed originaria che è, d'altra parte, causa di nullità del contratto stesso.

Vediamo, nello specifico, le tipologie di risoluzione del contratto in modo da avere chiaramente presente tutte le casistiche che possono presentarsi e le differenze fra di esse.

Risoluzione dal contratto volontaria

Questo tipo di risoluzione si ha quando le parti, con un nuovo consenso e di comune accordo, mette fine alle conseguenze del rapporto obbligatorio che esiste fra loro. A volte è lo stesso contratto che stabilisce la possibilità del diritto di recesso da parte di una delle parti o di ognuna di esse.

La disdetta unilaterale per volontarietà esiste, per esempio, nei contratti di mandato così come previsto per legge. Nel contratto di durata indeterminata è ammessa l'estinzione del rapporto per disdetta unilaterale.

Risoluzione legale

Solamente nei contratti a prestazioni corripettive è previsto questo tipo di risoluzione. La causa della risoluzione legale si manifesta durante la vita del rapporto obbligatorio per 3 cause che sono previste dal Codice Civile.

  1. ​per inadempimento della controparte;
  2. impossibilità sopravvenuta di una prestazione;
  3. eccessiva onerosità.

Nel caso di una risoluzione legale, questa potrà essere verificata solamente da un giudice preposto che, verificata la causa della risoluzione, farà ottenere la risoluzione del rapporto contrattuale. Nel caso in cui, appunto, il giudice dovesse emettere una sentenza di accoglimento, questa sarà di tipo costitutivo e gli effetti della stessa sentenza saranno retroattivi.

Oltre a questa modalità, ovvero per interventi del giudice - ope iudicis - la risoluzione del contratto può avvenire anche di diritto - ipso iure. La risoluzione di diritto, però, può avvenire solamente in alcuni casi che sono espressamente previsti dal Codice Civile. Vediamo insieme quali sono:

  • clausola risolutiva espressa: ovvero la pattuizione delle parti di un contratto che assumono un determinato adempimento. Venendo meno questa pattuizione il contratto si risolve. La disciplina della clausola risolutiva espressa è disciplinata dall'articolo 1456 del Codice Civile: i contraenti possono convenire espressamente che il contratto si risolva nel caso che una determinata obbligazione non sia adempiuta secondo le modalità stabilite. In questo caso, la risoluzione si verifica di diritto quando la parte interessata dichiara all'altra che intende valersi della clausola risolutiva.
  • diffida ad adempiere: si tratta di un particolare tipo di diffida. E' un atto unilaterale e ricettizio di autonomia privata. Con essa, il contraente, adempiente o in procinto di adempiere ad un contratto, intima all'altra parte di adempiere entro un dato termine. Agendo in questo modo, dunque, una parte manifesta all'altra una duplice volontà; sia quella conservativa del contratto in caso di adempimento al contratto dell'altra parte, ed anche la volontà risolutiva nel caso in cui l'altra parte non adempia al contratto entro i termini richiesti. In questo modo il contratto si risolve automaticamente e stragiudizialmente in virtù della diffida inviata.
  • termine essenziale: dice il Codice Civile all'articolo 1457: se il termine fissato per la prestazione di una delle parti deve considerarsi essenziale dell'altra, questa se vuole esigerne l'esecuzione nonostante la scadenza del termine, deve darne notizia all'altra parte entro tre giorni. In mancanza il contratto d'intende risoluto di diritto.

Il recesso di un contratto

Il recesso di un contratto è possibile solo in due casi:

  • ​se previsto da una specifica norma di legge. E' il caso, per esempio, dei contratti di locazione; o è il caso del dipendente che può licenziarsi in qualsiasi momento da un contratto subordinato; o, ancora, è il caso del datore di lavoro che può licenziare dal patto di prova senza dover fornire motivazioni.
  • oppure da una clausola contrattuale apposita: per esempio la collaborazione fra due professionisti può avvenire a tempo inderminato fatta salva la possibilità di una delle due di recedere in qualunque momento dandone comunicazione all'altra parte.
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