Fallimento: presupposti e conseguenze

Il fallimento è una situazione particolare disciplinata in modo dettagliato nel Regio Decreto 267 del 1942, ovvero nella Legge Fallimentare. Le norme hanno l’obiettivo di stabilire delle procedure volte a liquidare i creditori. In pratica avviene che l’impresa debba uscire dal mercato, interrompendo la produzione o l’erogazione di servizi. L’imprenditore viene sollevato dal suo ruolo e della proprietà dei beni funzionali all’attività.

Il tribunale nomina un curatore fallimentare, cioè un professionista che può essere un avvocato, un ragioniere, un commercialista o un manager, per gestire l’impresa fallita. L’obiettivo è quello di trovare le risorse utili per potere pagare i vari creditori.

Va sottolineato, però, che non tutti possono dichiarare fallimento, in quanto è necessario possedere determinati requisiti per essere sottoposti a tale istituto giuridico. Ad ogni modo il fallimento è sempre dichiarato da un Tribunale, in seguito a una richiesta che può essere fatta dai creditori o dall’azienda stessa.

Fallimento: che cos'è la bancarotta?

Il reato di bancarotta può avvenire soltanto in caso di fallimento imprenditoriale o aziendale. Ciò avviene quando un’impresa individuale, una società semplice, di persone o di capitali si trova in una situazione di grave inadempimento, ovvero non riesce più a pagare i debiti e il patrimonio è inconsistente, quindi non utile per offrire garanzie ai creditori.

Con il decreto legislativo n.169 del 2007 è stato stabilito che l’ammontare dei debiti scaduti e non pagati non debba essere inferiore a 30 mila euro, per poter procedere in tal modo. Il provvedimento viene preso da un Tribunale, e ha lo scopo di trovare la soluzione migliore per tutelare i diritti dei creditori anche in caso di fallimento.

Crisi da sovraindebitamento e fallimento

Una volta ricevute le domande di avvio del procedimento e valutato il rispetto dei presupposti normativi, l’OCC nomina il gestore della crisi.

Il Debitore, a rischio fallimento, sotto il controllo del Tribunale, può alternativamente: 

  • formulare una proposta di accordo con i Creditori: viene proposto un progetto con importi e tempi definiti per saldare in tutto o in parte i debiti. L'accordo è raggiunto se sono favorevoli creditori che rappresentano almeno il 60% del debito; 
  • proporre un piano di ristrutturazione dei debiti: funziona come l'accordo, ma non è necessario il parere favorevole dei creditori. Inoltre, è riservato esclusivamente a debiti che non riguardano una attività professionale in corso e può essere richiesto solo se il debitore riveste la qualifica di Consumatore;
  • chiedere la liquidazione del patrimonio: il debitore e il Gestore individuano i beni da vendere e destinano il ricavato al pagamento in tutto o in parte dei debiti.