Cerchi un avvocato esperto in
Civile
Guide diritto civile

L'appello nel processo civile

Nel processo civile, l'appello è il secondo grado di giudizio. La parte perdente, grazie all'appello, contesta la decisione presa in primo grado. Vediamo come funziona e quando può esercitarsi l'appello e quando no.

Nell'ambito del processo civile, l'appello è definito come un'opposizione ad una prima sentenza sfavorevole ovviamente effettuata dalla parte perdente nel primo grado di giudizio. In altre parole, dunque, è una "non accettazione" della prima sentenza ed ha come unico scopo quello di avere una nuova sentenza dopo un riesame delle vicende che hanno portato a giudizio.

In modo più preciso, gli avvocati sono soliti dire che l'appello è l'impugnazione della sentenza di primo grado e costituisce il secondo grado di giudizio. Nel caso della richiesta di un appello, dunque, il giudice d'appello dovrà riesaminare interamente la vicenda che ha portato al giudizio in tutti i suoi aspetti (effetto devolutivo dell'appello). C'è però da fare una precisazione non di poco conto: l'appello non è una nuova sentenza ma s'insinua nel processo di primo grado e lo prosegue.

Quando è ammesso l'appello

Dopo la sentenza di primo grado in ambito civile, dunque, l'appello è sempre possibile? Ovviamente no. Vediamo, dunque, quando l'appello è ammesso dopo il primo grado. Parliamo, ad esempio, delle sentenze del Giudice di Pace pronunciate secondo equità ovvero quelle sentenze il cui valore non eccede i 1.100 euro e che non riguardano mai contratti conclusi attraverso moduli o formulari come, per esempio, quelli conclusi con le compagnie telefoniche o di altri servizi che utilizzano moduli standardizzati. In questi casi, l'appellabilità ha dei limiti; vediamo quali:

  • violazioni di norme costituzionali o comunitarie: quelle cioè contenute nella Costituzione Italiana o nei trattati internazionali in ambito Unione Europea;
  • principi regolatori della materia: sono le regole fondamentali che regolano in tutto e per tutto la specifica controversia che si sta portando di fronte al giudice;
  • violazioni di norme sul procedimento: ad esempio quando vengono violate le regole che stabiliscono chi sarà il giudice competente in caso di controversia.

Quando l'appello non è contemplato

Con l'appello, come detto, possono essere messe in discussione le sentenze prese in primo grado ma non sempre. Ci sono dei casi nei quali l'appello non è ammesso o contemplato. Vediamo quali sono questi casi.

  • ​sentenze inappellabili per legge: sono sentenze, ad esempio, del lavoro e che non abbiamo un valore superiore a 25,82€. Il valore è così basso perché fa in modo che questo caso non si verifichi praticamente mai.
  • opposizione agli atti esecutivi: per opposizione s'intende lo strumento con cui il creditore ha diritto sul debitore; si pensi ad un titolo quale assegno, cambiale o altro: in questo caso la sentenza di primo grado non è appellabile ed il creditore potrà aggredire il patrimonio del debitore per vedere soddisfatte le sue ragioni.

Inoltre, l'appello non è ammesso nei confronti di quelle sentenze non rese in primo grado ma in grado unico.

  • sentenze secondo equità invece che secondo diritto: sono sentenze in cui, nella formulazione del giudizio, vengono applicate regole comunemente accettate che sono ispirate da principi di imparzialità morale e sociale. Detto in altri termini, il giudice deve decidere attraverso la propria esperienza giuridica e deve offrire alle parti una soluzione che rimanda a regole tratte dai casi concreti;
  • sentenze rese dal giudice d'appello che giudica non come giudice dell'impugnazione ma per effetto di una domanda specifica che gli viene posta: l'esempio pratico più comune e comprensibile è quello in cui le parti chiedono una somma a titolo di riparazione per un processo che si è protratto troppo nel tempo e che viola, dunque, il principio della ragionevole durata di un processo;
  • sentenze che accertino - preliminarmente - l'efficacia e la validità oltre che l'interpretazione di contratti ed accordi collettivi (nell'ambito lavorativo);
  • accordo tra le parti: sono i casi in cui le parti si mettano d'accordo per non impugnare la sentenza di primo grado con l'appello ma vadano direttamente al ricorso in Cassazione ovvero il terzo ed ultimo grado di giudizio.

Che cos'è la riserva d'appello?

Ci sono altre sentenze oltre a quelle definitive che sono appellabili:

  • ​sentenze parzialmente definitive: queste, in sostanza, non concludono il processo ma decidono in merito ad una domanda. Sono i casi in cui la sentenza decide in merito ad una sola circostanza ma dove ne restano altre da chiarire e giudicare;
  • sentenze non definitive in senso proprio: è il caso delle prescrizioni. Sono le sentenze, dunque, dove anche una volta giudicatala circostanza, questa non è del tutto sentenziata perché caduta in prescrizione;
  • sentenze di condanna generica: sentenze nelle quali è accertata la sussistenza di un diritto ma non se ne conosce ancora l'effettivo valore; in questi casi la condanna è generica alla prestazione e si stabilisce che il processo prosegua per la liquidazione.

In questi casi esiste un meccanismo particolare definito riserva d'appello: si decide, cioè, di impugnare la sentenza ma in un momento successivo insieme, ad esempio, alla sentenza che definisce il giudizio e lo conclude. In modo semplice, è come se la parte perdente prenotasse la possibilità di ricorrere in appello.

APPELLO PROCESSO CIVILE SENTENZA DI PRIMO GRADO SENTENZA DI SECONDO GRADO QUANDO SI PUÒ CHIEDERE L'APPELLO SENTENZE SECONDO EQUITÀ SENTENZE INAPPELLABILI EFFETTO DEVOLUTIVO DELL'APPELLO
Condividi l'articolo:
CERCHI UN AVVOCATO ESPERTO IN CIVILE?
Ho preso visione dell’informativa sulla privacy e acconsento al trattamento dei dati.*

Quanto costa il servizio?
Il costo della consulenza legale, qualora decidessi di proseguire, lo concorderai direttamente con l'avvocato con cui ti metteremo in contatto.