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Tutore amministrativo: in quali casi è necessario?

Il tutore amministrativo è una persona incaricata dalla legge, a proteggere un soggetto che non è in grado di badare i propri interessi in modo autonomo, per svariati motivi.

Lo Stato italiano, attraverso le sue normative, ha lo scopo di proteggere anche le persone più deboli,  ad esempio coloro che, per qualche tipo di invalidità, non riescono da soli a fare valere i propri diritti.

Per questo motivo la figura del tutore riveste un ruolo davvero importante. Si tratta generalmente di un parente prossimo al soggetto interdetto o minore, che necessita di un aiuto esterno per amministrare i suoi interessi.

La nomina di tutore amministrativo viene fatta da un tribunale, e chi viene nominato non può sottrarsi al compito, se non in alcuni casi, come vedremo di seguito.

Ma iniziamo ad analizzare l’argomento, partendo dal concetto più importante, cioè quali sono le persone che necessitano di un tutore?

Tutore amministrativo: chi tutela?

Un tutore ha l’importantissimo compito di aiutare un soggetto “incapace” ad amministrare i propri beni nel modo corretto.

Ma per quale motivo una persona ha bisogno tale aiuto? Chi ha bisogno di un tutore?

I casi sono i seguenti:

  • minorenne: in tale caso è obbligatorio aprire una tutela quando entrambi i genitori sono deceduti, o nel caso in cui non possano esercitare la potestà genitoriale. Può accadere infatti, che un minore rimanga orfano, o che venga abbandonato sia dalla madre che dal padre.
  • interdetto: una persona che si trova in uno stato di permanente infermità mentale e non riesce quindi a provvedere alla normale amministrazione dei propri interessi.

Per quanto riguarda un minore la questione risulta essere abbastanza chiara, ma per quanto riguarda l’interdizione giudiziale è il caso di fare alcune precisazioni

Chi può essere interdetto?

Una persona che non è in grado di ragionare lucidamente potrebbe causare, senza volerlo, dei danni a se stesso. Potrebbe infatti sprecare tutto il denaro a disposizione, oppure vendere proprietà di valore a prezzi non adeguati.

L’interdizione può essere richiesta nei confronti di una persona maggiorenne, di un minore emancipato, o di un minorenne nell’anno precedente alla maggiore età, se sono presenti alcuni presupposti:

  • ci deve essere uno stato di infermità mentale;
  • l’infermità deve essere stabile e permanente, quindi non riconducibile a singoli episodi transitori curabili in un breve periodo di tempo;
  • il soggetto non deve essere in grado di badare ai propri interessi

Tutore amministrativo: cosa tutela?

Abbiamo detto che le persone “incapaci” hanno bisogno di un aiuto per tutelare i loro interessi nel migliore dei modi. Ma cosa si significa? Qual è il reale compito del tutore?

Innanzitutto il tutore deve avere cura del minore o dell’interdetto, rappresentandolo in tutti gli atti civili, amministrando i suoi beni procedendo alla creazione di un inventario, e tenendo una regolare contabilità da mostrare ogni anno al Giudice.

Ma non può svolgere qualsiasi attività al posto della persona che rappresenta, insomma non ha una totale libertà di azione.

Per alcuni particolari atti, è necessaria, infatti, l’autorizzazione del giudice tutelare, in particolare per quanto riguarda:

  • la possibilità di investire i capitali
  • l’acquisto di beni accessori, non indispensabili per il minore o l’interdetto, e non riconducibili alla normale economia domestica o all’amministrazione del patrimonio.
  • la riscossione di capitali
  • la cancellazione di ipoteche, o svincolo da impegni
  • la decisione di assumere degli obblighi, se al di fuori delle spese necessarie per il mantenimento del soggetto incapace
  • l’accettazione o il rifiuto di un’eredità
  • le donazioni
  • la stipulazione di contratti di affitto superiori a 9 anni
  • l’instaurazione di giudizi, ad accezione di azioni cautelari

Il tutore, quindi, deve amministrare il patrimonio del soggetto interdetto o minore, senza superare alcuni limiti, e soprattutto con diligenza, evitando di arrecare danni.

Per questo motivo, per le questioni più delicate che abbiamo appena elencato, è necessario il controllo da parte di un’altra autorità: il giudice tutelare.

Tutore o amministratore di sostegno?

E’ opportuno chiarire la differenza che sussiste tra le due forme di tutela previste dalla legge italiana, in caso in cui un soggetto abbia dei problemi nella gestione autonoma dei propri diritti e interessi.

Come abbiamo visto, il tutore deve aiutare una persona interdetta, in presenza di uno stato di infermità permanente.

Nel caso in cui sia presente, invece, una menomazione fisica o psichica temporanea o parziale, un soggetto può richiedere l’assistenza di un amministratore di sostegno, in grado di affiancarlo per il periodo in cui non riesce ad essere totalmente autosufficiente.

Come indicato dal termine stesso, si tratta di un’operazione di sostegno, durante la quale l’amministratore svolge dei compiti o rappresenta il beneficiario, in normali questioni quotidiane.

Si tratta di una situazione temporanea, e utile solo mentre il soggetto interessato si trova nelle condizioni di non riuscire a badare da solo ai suoi interessi.

Tutore amministrativo: chi può diventarlo?

E’ compito del giudice tutelare scegliere la persona più adatta per amministrare gli interessi dell’incapace. 

Solitamente si preferisce selezionare un soggetto dello stesso ambito familiare, ad esempio un coniuge non separato, una persona stabilmente convivente, il padre o la madre, il figlio, il fratello o la sorella, o in ogni caso un parente entro il quarto grado.

Solamente in assenza di parenti o in presenza di particolari conflitti, si opta per una persona estranea.

L’incaricato deve obbligatoriamente essere un maggiorenne e deve avere una condotta ineccepibile.

Se sono presenti particolari conflitti di interesse, può essere nominato anche un protutore, che può sostituirsi al tutore in caso di necessità.

Tutore amministrativo: può essere revocato?

Un soggetto non può rifiutare la nomina di tutore, se non nei seguenti casi: 

  • se ha più di 65 anni
  • se ha tre figli minorenni
  • se è gravemente malato
  • se è già tutore di un’altra persona.

In tutte le altre situazioni è obbligato a farsi carico del ruolo e delle responsabilità che ne derivano.

A volte, però, può chiedere al giudice di essere esonerato dall’incarico, se lo ritiene eccessivamente gravoso. In questo caso ci deve essere un altro soggetto disponibile a sostituirlo.

Ma l’incarico di tutore amministrativo può anche venire rimosso, se:

  • il tutore è colpevole di negligenza
  • il tutore ha abusato dei suoi poteri
  • il tutore è inadeguato a svolgere i suoi compiti
  • il tutore non è più meritevole, anche per atti estranei alla tutela.
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