Il divorzio congiunto differisce dagli altri procedimenti di questo tipo perché le parti arrivano a questa soluzione in modo consensuale. Ma il divorzio congiunto, quanto costa? Vediamo insieme cercando di definire questo tipo di divorzio ed analizzando l'esosità di tale pratica.
Il divorzio congiunto, o consensuale è una procedura che ha come scopo lo scioglimento del matrimonio. In modo particolare rispetto agli altri procedimenti che hanno lo stesso oggetto, però, il divorzio congiunto è avviato in modo consensuale fra le parti.
In pratica questi decidono, di comune accordo, le condizioni che dovranno disciplinare la fine del proprio matrimonio come la gestione dei figli, la gestione dei beni comuni, le visite ai figli stessi e tutto ciò che poteva essere un interesse comune da dividere.
La differenza fra questo divorzio ed il divorzio giudiziale, dunque, è palese: quest'ultimo, infatti, identifica un procedimento finalizzato sì alla fine del matrimonio ma avviato solamente da uno dei due coniugi, anche se l'altro non ha prestato il proprio consenso. Si ricorre al divorzio giudiziale, dunque, quando fra i due soggetti non è stato possibile trovare un accordo comune sulla gestione post-scioglimento del matrimonio.
Vi sono dei presupposti richiesti per legge che devono essere rispettati per procedere poi con la domanda di divorzio congiunto. Ecco le condizioni delle quali almeno una deve essere vera:
La domanda va presentata sotto forma di ricorso indirizzato al tribunale competente e dovrà necessariamente includere alcuni elementi essenziali:
Con il Decreto Legge 132 del 2014 è divenuta realtà la possibilità di divorziare congiuntamente tramite la così detta negoziazione assistita.
Con la negoziazione assistita, in pratica, i coniugi possono raggiungere un accordo e perfezionarlo anche in presenza di minori. Fatto ciò, l'accordo può essere formalizzato davanti ai legali de due coniugi o anche davanti ad un legale comune per entrambi. Ovviamente l'utilizzo di questo importante strumento presuppone che ci sia un accordo di massima fra i coniugi e che, soprattutto, la volontà di divorzio sia appunto congiunta.
In questo modo, inoltre,non sarà necessario andare in udienza ma sarà lo studio legali o gli studi legali che si occuperanno delle pratiche presso la Procura della Repubblica che solitamente concede il nulla osta entro pochi giorni dal deposito. I documenti andranno poi trasmessi al Comune in cui il matrimonio è stato celebrato affinché venga apposta un'annotazione ai margini del matrimonio che sancirà la fine degli effetti civili relativi.
Per un divorzio congiunto la parcella può oscillare dai 1000 ai 3000 euro al base al numero di incontri necessari con i legali per trovare l'accordo ed anche in base alla complessità del caso trattato.
Diverso è il discorso per un divorzio giudiziale dove i costi lievitano sensibilmente e si possono superare di gran lunga i 5000 euro.
Ne deriva, da ciò, che tempi a parte anche i costi di un divorzio possono fare la differenza. Nel caso in cui infatti i coniugi riescano a trovare un accordo, i tempi ed i costi si riducono sensibilmente. La pratica del divorzio congiunto, proprio - o anche - per questi motivi è sempre più utilizzata dalle coppie che scoppiano anche in presenza di minori e di beni mobili ed immobili da spartire.
Ad ogni modo, esiste anche la possibilità di divorziare in Comune, senza l'obbligo di nominare un avvocato difensore. In tal caso i costi sono molto bassi, ma è importante valutare le convenienza reale di tale scelta. Senza la consulenza di un esperto in materia, infatti, c'è il rischio di sottovalutare alcune questioni fondamentali.
Negli ultimi anni sono state introdotte diverse novità in merito alla separazione e al divorzio. Tra queste, forse la più eclatante riguarda proprio la possibilità di effettuare la procedura senza l’assistenza di un avvocato divorzista. Ma quando è possibile?
Se i coniugi hanno trovato un accordo in merito alle questioni più importanti per la cessazione del matrimonio, possono rivolgersi al Comune, senza il bisogno di un legale.
Per procedere in tal senso, comunque, non ci devono essere figli minori o maggiorenni non autosufficienti, in quanto i loro interessi devono essere tutelati da un conoscitore della legge in materia.
Ma come si procede?
I coniugi devono semplicemente presentare una dichiarazione contenente la volontà di porre fine al matrimonio, presso il Sindaco.
In modo particolare l’iter si compone di due diverse fasi:
Fonti normative
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