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Inadempimento contrattuale: quali sono le conseguenze?

L’inadempimento contrattuale si verifica quando un soggetto non rispetta i termini, i modi e il luogo stabiliti dall’obbligazione. La legge stabilisce a riguardo alcune tutele per il creditore, quindi conseguenze negative per il debitore.

Quando due parti sottoscrivono un contratto, questo ha forza di legge, ciò significa che chi non rispetta il suo contenuto rischia di subire una causa e di dovere pagare i danni alla controparte.

Ciò accade in modo particolare se non vengono rispettati il tempo, il luogo e le modalità stabilite in sede contrattuale.

Ad esempio se un individuo non paga la merce che ha acquistato, la legge prevede diverse forme di tutela per il creditore.

Vediamo, quindi, di analizzare nelle prossime righe, cosa accade quando qualcuno non adempie agli obblighi presi.

Inadempimento contrattuale: cos’é?

Per potere parlare di inadempimento contrattuale è necessario che esista un’obbligazione, ovvero un vincolo che lega due soggetti in merito all’esecuzione di una determinata prestazione, come pagare una somma oppure fare o non fare qualcosa.

L’inadempimento, comunque, può essere di tue tipologie:

  • parziale: se la prestazione è stata eseguita in modo diverso rispetto agli accordi, quindi è inesatta
  • totale: se non è stato eseguito nulla

L’inesattezza della prestazione può essere valutata seguendo i criteri che elenchiamo di seguito:

  • qualitativo: le caratteristiche non sono quelle promesse nel contratto
  • quantitativo: il debitore paga meno di quanto dovuto
  • territoriale: la prestazione viene eseguita in un luogo diverso
  • cronologico: l’esecuzione avviene in ritardo rispetto ai termini concordati

Nel libro IV del codice civile vengono indicate quelle che sono le varie modalità che permettono al debitore di liberarsi dell’obbligo. In particolare si parla di adempimento nel momento in cui vengono rispettati i termini, i modi e il luogo concordati.

L’art. 1218 del codice civile, tratta delle responsabilità del debitore:

Il debitore che non esegue esattamente la prestazione dovuta è tenuto al risarcimento del danno, se non prova che l'inadempimento o il ritardo è stato determinato da impossibilità della prestazione derivante da causa a lui non imputabile

Quando si parla di cause a lui non imputabili, significa che, eventuali imprevisti o problemi nella realizzazione di quanto promesso, devono essere eccezionali e non prevedibili. Il soggetto deve dimostrare di avere fatto tutto il possibile per assolvere i propri obblighi, con quelle che viene definita la diligenza del buon padre di famiglia.

Il debitore che non riesce a dimostrare l’impossibilità della prestazione per motivi a lui non imputabili è tenuto al risarcimento danni, come previsto dall’art. 1223 c.c.:

Il risarcimento del danno per l'inadempimento o per il ritardo deve comprendere così la perdita subita dal creditore come il mancato guadagno, in quanto ne siano conseguenza immediata e diretta

La diligenza del buon padre di famiglia

In giurisprudenza si fa spesso riferimento alla diligenza del buon padre di famiglia, ma di cosa si tratta esattamente.

Nell’art. 1176 c.c., possiamo leggere che:

Nell'adempiere l'obbligazione il debitore deve usare la diligenza del buon padre di famiglia.
Nell'adempimento delle obbligazioni inerenti all'esercizio di un'attività professionale, la diligenza deve valutarsi con riguardo alla natura dell'attività esercitata.

Come abbiamo visto nel paragrafo precedente, per evitare di essere accusato di inadempimento contrattuale, un soggetto deve dimostrare di avere tutto il possibile per rispettare gli obblighi presi.

Si parla di padre di famiglia, facendo riferimento a condotte caratterizzate da alto rigore, lealtà, onestà, impegno e determinazione messe in atto per il bene dei propri cari. Si tratta, insomma di un uomo con alta stima sociale e considerazione.

Nel mondo giuridico, tale espressione, viene utilizzata in svariati ambiti, anche al di fuori dell’inadempimento contrattuale, ma qual è il significato?

Sebbene possa sembrare strano, si tratta di un criterio oggettivo, generale ed astratto utilizzato per valutare un comportamento, quindi una specie di metro di valutazione.

Ma attenzione, non si tratta di un livello di diligenza straordinario, ma di un livello medio, di un uomo normale. Come un soggetto è premuroso quando si tratta di prendersi cura della propria famiglia, lo stesso deve accadere in merito ad un contratto da rispettare.

In genere il debitore deve raggiungere lo stesso risultato dei suoi concorrenti, nello stesso settore. Si presume, quindi, che chi vende oggettistica, sappia anche fare un pacco regalo.

L’impegno, quindi, viene rapportato alla media delle persone che operano nello stesso ambito.

Il concetto è molto importante, dato che viene utilizzato per valutare la necessità o meno di un risarcimento danni. 

Le conseguenze dell’inadempimento contrattuale

Fino ad ora abbiamo visto in quali circostanze un soggetto può essere considerato colpevole di inadempimento contrattuale, e cosa significa esattamente non rispettare gli obblighi concordati con la controparte.

Ma quali sono le conseguenze? Il creditore come viene tutelato dalla legge?

I rimedi all’inadempimento contrattuale possono essere di due tipologie:

  • generali: applicabili a tutte le situazioni
  • speciali: applicabili solo a determinati contratti

L’art. 1453 c.c. descrive i rimedi generali:

Nei contratti con prestazioni corrispettive, quando uno dei contraenti non adempie le sue obbligazioni, l'altro può a sua scelta chiedere l'adempimento o la risoluzione del contratto, salvo, in ogni caso, il risarcimento del danno

Essi sono, quindi:

Vediamoli nel dettaglio

L’azione di esatto adempimento

Il creditore ha la possibilità di citare in giudizio il debitore per chiedere l’adempimento dell’obbligazione, se ciò è ancora possibile.

I presupposti per procedere in questo modo sono:

  • inadempimento contrattuale totale o parziale
  • colpa del debitore

Azione di risoluzione del contratto

In alcuni casi il creditore potrebbe non avere più interesse alla prestazione oggetto del contratto, quindi nell’atto di citazione in giudizio può chiedere la risoluzione dello stesso, ovvero il suo scioglimento.

In pratica esso viene privato della sua efficacia, provocando le seguenti conseguenze:

  • non è possibile fare un passo indietro per chiedere l’adempimento, cosa invece fattibile al contrario. In pratica in seguito alla richiesta di adempiere agli obblighi si può decidere in merito alla risoluzione, anche in secondo grado di giudizio
  • a partire dalla data di richiesta della risoluzione, il debitore non ha più la possibilità di adempiere.

Tutto ciò è espressamente previsto nell’art. 1453 c.c. al secondo e terzo comma:

La risoluzione può essere domandata anche quando il giudizio è stato promosso per ottenere l'adempimento; ma non può più chiedersi l'adempimento quando è stata domandata la risoluzione.
Dalla data della domanda di risoluzione l'inadempiente non può più adempiere la propria obbligazione.

L’azione di risarcimento del danno

Si tratta di un’azione indipendente da quelle che abbiamo visto sopra, quindi può essere proposta anche singolarmente.

E’ importante sottolineare questo aspetto perché, se la domanda di adempimento o risoluzione viene respinta, ciò non determina in automatico il rigetto della richiesta di risarcimento danni.

Se nell’atto di citazione le domande vengono effettuate assieme, come avviene nella maggior parte dei casi, il danno consiste nella differenza tra:

  • conseguenze economiche dell’esecuzione esatta e tempestiva
  • conseguenze economiche dell’esecuzione inesatta e tardiva

Inoltre, devono essere rimborsate le spese affrontate dal creditore per ottenere ciò che gli spettava di diritto.

Va precisato anche che, per calcolare il danno si fa riferimento al momento in cui avviene la liquidazione e non a quello in cui avviene l’inadempimento contrattuale.

Fonti normative

  • ​Art. 1453 c.c
  • Art. 1176 c.c
  • Art. 1223 c.c
  • Art. 1218 c.c.
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