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Corruzione: cos’è e come viene punita?

La corruzione è un reato contro la Pubblica Amministrazione che avviene nell’interazione tra un funzionario pubblico e un privato. In pratica il primo non agisce secondo i propri doveri per ottenere denaro o altre utilità. Entrambi i soggetti sono considerati colpevoli.

Purtroppo nel nostro Paese si sente spesso parlare di individui corrotti, tanto che recentemente è stata emanata una nuova legge proprio con l’obiettivo di punire più severamente chi si macchia di tale reato. La cosiddetta “Legge spazzacorrotti”, infatti, ha inasprito le pene, come vedremo nelle prossime righe.

Ma di cosa si tratta esattamente? Proviamo a fare degli esempi.
Se un cittadino per ottenere la concessione edilizia paga una somma di denaro al capo dell’ufficio tecnico, o se per superare l’esame uno studente versa dei soldi al professore, significa che per ottenere i propri scopi o per arricchirsi i soggetti in questione stanno commettendo il reato di corruzione.

Perciò viene punito il comportamento di chi utilizza ed abusa del proprio potere per ottenere dei vantaggi personali. Va sottolineato comunque che vengono considerati colpevoli sia il corrotto che il corruttore.

Non bisogna, comunque, confondere tale fattispecie delittuosa con la concussione, di cui abbiamo parlato in un precedente articolo.

Ma, facciamo un passo indietro, cercando di analizzare dettagliatamente quando si verifica il reato di corruzione.

Cos’è la corruzione?

La corruzione è un reato previsto e punito secondo quanto riporta il codice penale, con lo scopo di tutelare il corretto esercizio della pubblica amministrazione.

Si possono distinguere due tipologie di soggetti coinvolti in tale fattispecie delittuosa:

  • il corrotto: un pubblico ufficiale o incaricato al pubblico servizio
  • il corruttore: un privato cittadino 

In pratica entrambi sono coinvolti dato che, da un lato viene sfruttato un potere per permettere all’altra parte di ottenere dei vantaggi, in cambio di denaro o di altre utilità.

Ovviamente comportamenti di questo tipo non permettono il corretto funzionamento della P.A, ovvero non viene fornito un servizio valido alla collettività, dato che vengono privilegiate situazioni illeciti per potere avere un ingiusto guadagno.

Succede quindi, troppo spesso, che vengano date concessioni edilizie a chi è disposto a pagare per ottenerle, ecc..

La corruzione, perciò, è un atto contrario ai doveri d’ufficio, che si può applicare anche agli incaricati di un pubblico servizio e non sono agli ufficiali. Ovvero anche i soggetti impegnati in una pubblica funzione, seppur non caratterizzata di particolari poteri, possono macchiarsi di tale reato.

L’art. 320 del codice penale, sottolinea infatti:

Le disposizioni degli artt. 318 e 319 si applicano anche all'incaricato di un pubblico servizio.
In ogni caso, le pene sono ridotte in misura non superiore ad un terzo [32 quater]

Se l’atto illecito è compiuto, ad esempio, da un farmacista, da un sacerdote, da un bidello della scuola, da un impiegato la pena prevista viene ridotta in misura non superiore ad un terzo.

Dopo avere chiarito tale concetto, e avere capito chi può effettivamente essere responsabile per corruzione, analizziamo nel dettaglio le diverse tipologie di reato dei prossimi paragrafi.

La corruzione propria e impropria

La corruzione impropria si realizza quando un pubblico ufficiale accetta del denaro o altro in cambio del compimento di un atto specifico, che comunque avrebbe dovuto portare a termine.

L’art. 318 c.p. a tal proposito afferma che:

Il pubblico ufficiale, che, per l'esercizio delle sue funzioni o dei suoi poteri, indebitamente riceve, per sé o per un terzo, denaro o altra utilità, o ne accetta la promessa, è punito con la reclusione da tre a otto anni.

I colpevoli in questo caso non sono condannati per l’atto in sé, che è lecito, ma per quanto riguarda il compenso non dovuto. Perciò, e un medico di base prende dei soldi dai pazienti per le visite a domicilio può essere condannato, rischiando la reclusione da 3 a 8 anni.

Si tratta, invece, di corruzione propria quando un pubblico ufficiale accetta dei soldi o altre utilità per ritardare oppure omettere il compimento di un particolare atto. Come è facile intendere un atteggiamento di questo tipo è più grave di quello che abbiamo descritto sopra.

L’art. 319 c.p. sottolinea che:

Il pubblico ufficiale, che, per omettere o ritardare o per aver omesso o ritardato un atto del suo ufficio, ovvero per compiere o per aver compiuto un atto contrario ai doveri di ufficio, riceve, per sé o per un terzo, denaro od altra utilità, o ne accetta la promessa, è punito con la reclusione da sei a dieci anni [32quater]

Per comprendere meglio proviamo a fare degli esempi. Un individuo potrebbe pagare un carabiniere per ottenere informazioni riservate, oppure potrebbero essere pagate in anticipo delle fatture da un’azienda ospedaliera anche in una situazione di difficoltà economica nella quale non è possibile liquidare tutti i fornitori.

La pena in questo caso è la reclusione da 6 a 10 anni.

Corruzione in atti giudiziari

La corruzione in atti giudiziari può essere sia propria che impropria e si verifica quando lo scopo è quello di danneggiare una parte durante un processo penale, civile o amministrativo.
Da tale comportamento può accadere che una persona possa essere condannata ingiustamente.

L’art. 319-ter c.p., sottolinea infatti che:

Se i fatti indicati negli artt. 318 e 319 sono commessi per favorire o danneggiare una parte in un processo civile, penale o amministrativo, si applica la pena della reclusione da sei a dodici anni.
Se dal fatto deriva l'ingiusta condanna di taluno alla reclusione non superiore a cinque anni, la pena è della reclusione da sei a quattordici anni; se deriva l'ingiusta condanna alla reclusione superiore a cinque anni o all'ergastolo, la pena è della reclusione da otto a venti anni

Quindi se la corruzione viene effettuata per favorire o danneggiare qualcuno la pena è la reclusione da 6 a 12 anni, ma se viene effettivamente qualcuno viene accusato ingiustamente, il colpevole rischia:

  • da 6 a 14 anni: se il soggetto viene condannato alla reclusione non superiore a 5 anni
  • da 8 a 20 anni: se la condanna è superiore a 5 anni o prevede l’ergastolo

La legge spazzacorrotti

Come accennato in apertura di questo articolo, recentemente sono state introdotte delle novità legislative in materia, in particolare con la Legge 3/2019 conosciuta come “legge spazzacorrotti”, sono state inasprite le pene.

In particolare:

  • l’interdizione perpetua dai pubblici uffici per i corrotti e i corruttori, ovvero una ipotesi di Daspo a vita​introduzione di nuove ipotesi aggravanti 
  • introduzione di una causa di non punibilità se il colpevole denuncia volontariamente i fatti, prima di essere iscritto nel registro degli indagati, o in ogni caso entro 4 mesi dall’avvenimento, fornendo indicazioni utili per potere recuperare le prove del reato
  • non sono possibili permessi premio, e misure alternative alla detenzioni per i corrotti, come anche la possibilità di lavorare all’esterno del carcere

Viene invece esclusa la punibilità per quanto riguarda gli agenti sotto copertura che si macchiano di tale reato per potere acquisire elementi di prova, utili per smascherare dei colpevoli.

Fonti normative

  • Art. 320 c.p.
  • Legge 3/2019 “spazzacorrotti”
  • Art. 318 c.p.
  • Art. 319 c.p.
  • Art. 319 ter c.p.
CORRUZIONE CONCUSSIONE LEGGE SPAZZACORROTTI
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