L’Autorità Nazionale Anticorruzione, in acronimo ANAC è un’autorità amministrativa indipendente la quale ha il compito di impedire fenomeni di corruzione nel campo delle società partecipate e controllate e delle pubbliche amministrazioni (PA).
Prima di parlare dell’organo che la previene, vediamo cosa si intende per corruzione, chi la può compiere e come viene punita.
Essa è un reato plurisoggettivo (che comprende più di una persona) a concorso necessario (dove tutte le parti coinvolte sono necessarie per il compimento del reato) che consiste in un accordo tra un funzionario pubblico e un soggetto privato.
È regolata dagli articoli 318 e successivi del Codice penale e si verifica quando un pubblico funzionario e un privato si accordano per fare in modo che il primo riceva un compenso, non dovuto, da parte del secondo, per il compimento, o anche per l’omissione, di un atto che riguarda il pubblico ufficio di cui è responsabile.
L’ordinamento italiano conferisce alla corruzione rilevanza penale e la riconduce nella categoria dei reati contro la pubblica amministrazione. Entrambe le parti vengono considerate colpevoli in egual misura ed è per questo che corrotto e corruttore andranno incontro alla stessa pena.
Vi è, però, una differenza di pena a seconda che il reato sia proprio o improprio, vediamo in cosa si differenziano.
La corruzione propria (art. 319 c.p.) si verifica quando un incaricato di pubblico servizio o un pubblico ufficiale accetta una retribuzione (o una promessa di essa) per compiere un atto opposto ai doveri del suo ufficio o per ometterne, ritardarne il compimento.
È più grave di quella impropria e per questo è punita più pesantemente con la reclusione da sei a dieci anni.
La corruzione impropria (art. 318 c.p.) quando un incaricato di pubblico servizio o un pubblico ufficiale accetta una retribuzione (o una promessa di essa) per il compimento di un atto del suo ufficio.
In questo caso, il funzionario pubblico presta un servizio che avrebbe già dovuto compiere, ma procedendo spinto da un compenso, l’attività diventa illecita.
La pena è della reclusione da tre a otto anni.
Con l’intenzione di contrastare queste azioni illecite è stata creata l’Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC), la cui missione istituzionale è individuata nella "prevenzione della corruzione nell'ambito delle amministrazioni pubbliche, nelle società partecipate e controllate anche mediante l'attuazione della trasparenza in tutti gli aspetti gestionali, nonché mediante l'attività di vigilanza nell'ambito dei contratti pubblici, degli incarichi e comunque in ogni settore della pubblica amministrazione che potenzialmente possa sviluppare fenomeni corruttivi, evitando nel contempo di aggravare i procedimenti con ricadute negative sui cittadini e sulle imprese, orientando i comportamenti e le attività degli impiegati pubblici, con interventi in sede consultiva e di regolazione".
Le competenze dell’ANAC riguardano, quindi, principalmente tre ambiti:
In quest’ultimo campo ha poteri di regolamentazione, i quali rendono in grado l’ANAC di intervenire direttamente.
L’ANAC deve redigere ogni anno il Piano Nazionale Anticorruzione (PNA), un atto di indirizzo per le amministrazioni. Nel Piano sono indicati i settori a rischio corruzione e le misure che possono venire adottate dalle pubbliche amministrazioni per contrastarle.
Il Piano obbliga i destinatari ad analizzare le aree di rischio e ad adottare misure che in concreto possano limitare e prevenire il fenomeno corruttivo. A causa, però, delle singolarità di ciascuna amministrazione, non viene imposta l’adozione di misure uniformi, ma viene affidata ad ogni ente la scelta dei rimedi più adeguati.
L’attuazione di queste misure da parte delle pubbliche amministrazioni viene espressa all’ANAC con il Piano Triennale di prevenzione della corruzione (PTPC). Questo è un documento di natura programmatica nel quale vengono indicate le misure concrete da adottare. Esempi di contenuto del PTPC sono: codici di comportamento, piani di formazione del personale e sistemi di rotazione dei dirigenti.
I poteri dell’ANAC, però, non finiscono solo con il dare delle indicazioni per mezzo del Piano Nazionale Anticorruzione. Sono compresi anche compiti di vigilanza e controllo sull’effettiva applicazione delle misure adottate. Per questo motivo l’ANAC può richiedere la comunicazione di informazioni da parte delle pubbliche amministrazioni, può ordinare l’adozione di misure del Piano Nazionale Anticorruzione e la cessione di comportamenti incompatibili con il progetto di prevenzione della corruzione. All’Autorità sono inoltre attribuiti compiti di vigilanza sulle assegnazioni di incarichi particolarmente rilevanti all’interno delle pubbliche amministrazioni, quali possono essere gli incarichi di vertice.
All’ANAC è stato inoltre attribuito un potere sanzionatorio.
L’Anac nasce nel 2009 dalla trasformazione della Commissione per la valutazione, la trasparenza e l'integrità delle amministrazioni pubbliche (CIVIT) (art. 13 del D.Lgs. n. 150/2009).
Questo organismo, prima di diventare l’Anac, è stato riformato varie volte, In particolare, dapprima il Dl 101/2013 e, successivamente, il 90/2014 ne hanno ridisegnato i confini.
Questi provvedimenti hanno trasferito le autorità (e le risorse) su di essa, in materia di difesa dalla corruzione e trasparenza, precedentemente svolte dal dipartimento della funzione pubblica e dall’ex autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture. I poteri dell’ANAC si sono, poi, successivamente arricchiti per effetto del Dl 50/2016 per quanto riguarda i contratti pubblici e del 97/2016 per la trasparenza.
Hanno invece dovuto rinunciare alle attribuzioni originarie di misurazione e valutazione della performance, le quali sono state invece attribuite al Dipartimento della funzione pubblica.
Conseguentemente alle nuove assegnazioni di funzioni in materia di anticorruzione, sono state avviate anche alcune modifiche relative alla composizione dell'ANAC (articolo 5 del D.L. 101/2013).
In particolare, è stato disposto:
Nonostante il grande compito svolto dall’Anac, non mancano però le criticità.
In particolare, specialmente negli ultimi anni con l’avvento dell’emergenza legata al coronavrus, l'attività di contrasto alla corruzione è stata percepita più come un ostacolo allo svolgimento rapido delle opere pubbliche che come una difesa contro il malaffare.
Una convinzione appoggiata anche dal governo Conte I che adottò il decreto sblocca cantieri, con l'obiettivo di velocizzare le procedure. Questa norma prevedeva cospicui allentamenti nei vincoli di trasparenza sugli appalti pubblici (l'allora presidente di Anac, Raffaele Cantone, si dimise circa un mese dopo).
Fonti
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