Il peculato è un reato che consiste nell’appropriazione indebita di cose non proprie, da parte di un pubblico ufficiale, per conseguire un vantaggio personale. Ma in quali casi si verifica? Come viene punito?
Lo spreco di risorse da parte della Pubblica Amministrazione è una delle tematiche più delicate nel nostro Paese. Da sempre, infatti, sentiamo dire che la cosa pubblica viene gestita male, non rispettando di fatto ciò che appartiene a tutti.
Lo sdegno generale dei cittadini, ha portato il legislatore ad attuare alcune modifiche normative, per punire in modo più pesante chi commette dei reati contro la P.A.
Tra le varie condotte illegittime, il peculato, probabilmente risulta essere la più fastidiosa, dato che vengono sfruttati beni di tutti per avere dei vantaggi personali.
Ad esempio l’utilizzo dell’auto di servizio per motivi non legati al lavoro, ultimamente è stato al centro dell’attenzione. Vediamo quindi cosa succede in questo caso, e quando effettivamente si tratta di un reato.
Quando si parla di peculato si intende fare riferimento all’appropriazione indebita di beni pubblici, da parte di un ufficiale della P.A. In pratica un soggetto che ha a disposizione di denaro o altra cosa comune, per motivi collegati al proprio lavoro, può decidere di appropriarsi dei beni per ottenere dei vantaggi personali. Ad esempio potrebbe utilizzare l’auto di servizio anche per effettuare commissioni del tutto private, per risparmiare sui costi di trasporto o sulla benzina.
Un comportamento di questo tipo può essere punito secondo quanto previsto dall’art. 314 del codice penale:
Il pubblico ufficiale o l'incaricato di un pubblico servizio, che, avendo per ragione del suo ufficio o servizio il possesso o comunque la disponibilità di danaro o di altra cosa mobile altrui, se ne appropria, è punito con la reclusione da quattro a dieci anni e sei mesi.
Si applica la pena della reclusione da sei mesi a tre anni quando il colpevole ha agito al solo scopo di fare uso momentaneo della cosa, e questa, dopo l'uso momentaneo, è stata immediatamente restituita.
Il primo aspetto che possiamo sottolineare, quindi è la differenza tra appropriazione momentanea o definitiva. Infatti, c’è differenza tra prendere in prestito qualcosa per poi restituirlo, a tenere per se stesso il bene in modo definitivo
Ovviamente in entrambi i casi si parla di reato, solo che nel primo caso la pena è più lieve, da 6 mesi a 3 anni, nel secondo caso invece da 4 a 10 anni.
Si tratta, comunque, di un reato proprio, cioè può essere commesso soltanto da chi ricopre un determinato ruolo, ovvero da un pubblico ufficiale. Ma chi rientra effettivamente in questa categoria?
Un pubblico ufficiale esercita una funziona legislativa, giudiziaria o amministrativa, quindi rientrano nella categoria i parlamentari, i consiglieri regionali, i giudici, ma anche tutti coloro che esercitano delle funzioni per la P.A. Perciò anche gli infermieri, i medici, i carabinieri, gli insegnanti. Inoltre, non va sottolineato che anche i soggetti investiti di una concessione pubblica sono responsabili nei confronti della P.A, come ad esempio nel settore delle concessioni radiotelevisive.
Può accadere che un funzionario decida di appropriarsi del denaro pubblico che maneggia per lavoro, ad esempio un tesoriere di un ente pubblico, oppure che un ufficiale sfrutti gli strumenti a disposizione come il telefono, la fotocopiatrice o l’auto per scopi personali.
La norma, comunque, non è nuova, infatti il termine stesso deriva dal latino peculatus, che si riferisce alla parola pecunia che significa denaro, e deriva da pecus, ovvero pecora. In passato infatti il delitto veniva associato alla sottrazione di bestiame.
Negli anni, ovviamente, la legge si è adeguata ai tempi cercando di regolarizzare le situazioni presenti nella società moderna.
Come abbiamo già accennato nel paragrafo precedente, il peculato è un reato proprio, cioè può essere commesso soltanto da alcune tipologie di soggetti aventi la qualifica di ufficiale pubblico o incaricato di pubblico servizio.
Il bene che viene tutelato invece, può essere di natura diversa, dato che lo scopo è punire un abuso di una determinata situazione giuridica che vede lo sfruttamento a proprio vantaggio di un bene utile alla collettività e protetto dalle Istituzioni per il bene dei cittadini. Non si tratta soltanto di beni materiali, dato che un atteggiamento delittuoso provoca anche un venire meno della funzione stessa della Pubblica Amministrazione che non riesce ad assolvere al proprio ruolo di garante della sicurezza e della trasparenza nei confronti della collettività.
Il funzionario pubblico che agisce in modo scorretto, non fa altro che aumentare la mancanza di fiducia che i cittadini ripongono nello Stato.
Viene considerato il cosiddetto dolo generico, ovvero la coscienza e la volontà nell’appropriazione quando si verifica il peculato generico. Si tratta invece di dolo specifico se avviene il peculato d’uso dato che il soggetto utilizza un bene per i propri interessi, in modo momentaneo.
E’ possibile distinguere tra diverse tipologie di reato di peculato:
Il peculato d’uso si verifica quando il soggetto intende utilizzare un bene soltanto momentaneamente, per poi restituirlo. Ad esempio usare l’auto di servizio per fare la spesa o per andare a prendere i bambini a scuola.
La pena prevista in questo caso è inferiore rispetto alla situazione standard, infatti è prevista la reclusione da 6 mesi a 3 anni. Ma attenzione non si tratta di una attenuante ma di una figura delittuosa autonoma.
Si parla di vuoto di cassa quando chi ha il compito di custodire del danaro, se ne appropria. Si verifica quando si superano i termini utili per la consegna dello stesso e non c’è alcuna autorizzazione a disporre del denaro.
Il profitto dell’errore altrui, invece, viene descritto dall’art. 316 c.p.:
Il pubblico ufficiale o l'incaricato di un pubblico servizio, il quale, nell'esercizio delle funzioni o del servizio, giovandosi dell'errore altrui, riceve o ritiene indebitamente, per sé o per un terzo, denaro od altra utilità, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni.
La condotta criminosa può essere:
Una situazione particolarmente diffusa è l’utilizzo dell’autovettura messa a disposizione del dipendente pubblico per l’esercizio dell’attività lavorativa, anche per scopi personali.
Si sente spesso parlare, infatti, di politici che utilizzano la famosa auto blu per andare a vendere partite allo stadio o per effettuare gite fuori porta. Di fatto viene utilizzato un mezzo messo a disposizione per potere lavorare nel migliore dei modi, in modo del tutto egoistico.
Chi si rende responsabile di tale comportamento, comunque, rischia una reclusione da 6 mesi a 3 anni, dato che si tratta di una specie di “prestito” temporaneo e non di una vera e propria sottrazione di un bene.
Ad ogni modo se l’utilizzo si rivela essere costante, ovvero se abitualmente il funzionario si serve dell’auto di servizio per ragioni personali, anche se poi non la parcheggia sotto casa o nel proprio garage, ma la restituisce, rischia di incorrere nella forma più grave di di reato, ovvero il peculato e non il peculato d’uso.
Secondo la Cassazione, comunque, la condotta è punibile penalmente soltanto se dall’utilizzo è possibile valutare un effettivo danno per la P.A., cioè se c’è un effettivo spreco ai danni della cosa pubblica.
Ad esempio se nel tragitto intrapreso per scopi lavorativi, il dipendente pubblico si ferma per compiere delle commissioni personali, non scatta il reato, anche se può subire delle sanzioni di tipo disciplinare.
A questo link trovi le informazioni e la possibilità di attivarla con lo sconto del 50% ovvero 60€ + iva anziché 120€.
Scopri l'AcademyA questo link trovi le informazioni e la possibilità di attivarla con lo sconto del 75% ovvero 90€ + iva anziché 360€.
Scopri il servizio Premium