Negli ultimi anni, in modo sempre più frequente, sono nati gli studi associati di avvocati. Vediamo nel dettaglio di cosa si tratta.
Negli ultimi anni è sempre più frequente trovare studi legali associati e quindi avvocati associati, perché ciò porta numerosi vantaggi.
La scelta è dettata dalla necessità di essere competitivi sul mercato e ridurre i costi di gestione degli studi. Molto spesso, infatti, succede di dover prendere in locazione un appartamento che ha più stanze e le stesse sono sotto-utilizzate; con uno studio associato, invece, è possibile dividere le spese e usare gli spazi in modo efficiente. L'importante è organizzare bene gli spazi e avere una buona comunicazione con l'esterno in modo che i potenziali clienti sappiano di poter fare affidamento su una realtà solida e ben strutturata.
Per avvocato associato si intende un avvocato e dipendente di uno studio legale che non detiene un interesse di proprietà come partner.
Uno studio legale associato può mettere in campo professionisti specializzati in diritto civile e penale, tributario, amministrativo e ulteriori specializzazioni in base al numero degli avvocati associati che aderiscono.
Aprire uno studio legale associato è l'obiettivo di moltissimi praticanti avvocati, specialmente di coloro i quali non hanno la fortuna di avere già in famiglia uno studio legale avviato.
Per diventare avvocato associato e quindi costituire uno studio legale associato è necessario possedere i seguenti requisiti:
Oltre a ciò, il futuro avvocato associato deve possedere necessariamente spirito di iniziativa, intraprendenza, buone capacità strategiche, pazienza e volontà di collaborare.
Fondare uno studio legale associato non significa semplicemente, come molti pensano, condividere uno studio, ma bensì condividere un progetto professionale.
I passaggi per costituire uno studio legale associato sono:
Inoltre, bisogna tener conto dei seguenti fattori:
Essere avvocato associato e lavorare quindi in uno studio legale associato comporta diversi vantaggi, che sono:
Per quanto riguarda la ripartizione degli utili non vi è un solo modello, dipende dalle politiche adottate dallo studio legale associato. Tra i costi di gestione ci sono sicuramente il canone di locazione dei locali usati, l'eventuale stipendio della segretaria, costi annessi a consumi energetici etc. Ciò che rimane è l'utile netto conseguito.
Tra le varie soluzioni vi è la percentuale fissa, ad esempio in uno studio legale con tre avvocati si stabilisce di ripartire in tre parti uguali l'utile. Talvolta capita che a un socio possa essere riconosciuta una percentuale maggiore (magari nel caso di un professionista più anziano e/o molto conosciuto e gli altri avvocati associati più giovani e inesperti).
Il secondo criterio è il criterio variabile. In questo caso all'interno dello studio associato si può verificare una sorta di concorrenza tra avvocati associati e ciò non è sempre positivo, allo stesso tempo, però, si applica il concetto di meritocrazia. Applicando il criterio variabile le quote saranno divise tenendo in considerazione vari parametri, tra cui la nuova clientela acquisita dal singolo avvocato associato, l'entità dei guadagni derivati dal singolo professionista, il tipo di attività svolta. Si può dire quindi che questa tecnica di ripartizione degli utili prevede che al maggiore impegno corrisponda anche una maggiore retribuzione.
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