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Body Shaming: che cos’è e come difendersi secondo la legge

Il body shaming è una forma di bullismo a tutti gli effetti in cui il fisico di una persona viene criticato, in particolare attraverso canali web e social.

Negli ultimi anni questo fenomeno è diventato molto frequente e, da un’indagine svolta dalla Nutrimente Onlus, sembra colpire una donna su due. Tuttavia, non si tratta di una forma di bullismo che coinvolge esclusivamente il mondo femminile. Le statistiche sugli adolescenti indicano infatti che ad esserne state vittime siano il 94% delle ragazze e il 65% dei ragazzi. 

Ad essere prese di mira sono in particolare alcune parti del corpo come le gambe, la pancia, il fondoschiena e i fianchi. Attraverso il body shaming si viene bullizzati per avere qualche chilo di troppo e anche per l’eccessiva magrezza.

Si tratta dunque di una tendenza praticata su larga scala, soprattutto tra gli adolescenti, in cui l’utente agisce comodamente dietro ad uno schermo verso una qualsiasi persona, non conosciuta, sentita lontana e per questo considerata come un oggetto da schernire.

Body shaming: perché è da temere?

Il fenomeno sta diventando sempre più preoccupante poiché coinvolge un numero sempre maggiore di utenti social. Questa nuova forma di cyberbullismo provoca nelle vittime stati di ansia e angoscia. In alcuni casi le persone bullizzate si avvicinano a malattie come la bulimia e l’anoressia.

L’aumento e la diffusione dei canali social e web non ha fatto che estendere questo fenomeno, i commenti offensivi sono dilagati e diventati sempre più frequenti. I casi di bullismo nelle scuole sono ripetuti: bambini presi di mira poiché in sovrappeso, ragazzine derise dai fidanzati. Oltre ad avvicinarsi a malattie come l’anoressia e la bulimia, in casi più drammatici le vittime arrivano al suicidio, poiché incapaci di accettare il proprio corpo.

Il corpo diventa dunque un mezzo per criticare un’altra persona, per farla vergognare. Le vittime sono soprattutto ragazzine adolescenti e donne, prese di mira esclusivamente per il loro corpo. Il carattere, il talento e l’intelligenza della persona vengono lasciati da parte, nemmeno presi in considerazione. Secondo le critiche che vengono rivolte si può essere troppo formose, troppo magre, troppo basse o con troppi tatuaggi o piercing in bella mostra.

Come tutelare sé stessi

Capire come tutelarsi risulta oramai fondamentale, visto il dilagare di questa tendenza. In primo luogo, è bene considerare che si tratta di un fenomeno culturale e quindi di un problema che riguarda tutti, senza distinzione tra una persona e l’altra. Le critiche e le offese sui social vanno respinte con fermezza.

Ecco alcune azioni da mettere in atto:

  • Segnalare e bloccare i profili social e le pagine che diffondono lo “hate speech” (discorsi sull’odio) e il body shaming attraverso commenti offensivi e inappropriati.
  • Denunciare l’accaduto presso la Polizia Postale e i Carabinieri, se le offese continuano nonostante i blocchi, ad esempio attraverso profili falsi.
  • Rivolgersi ad autorità competenti o ad un avvocato, in casi particolarmente discriminatori e offensivi.

Infine, è bene sottolineare che una buona difesa è costituita dalla capacità di amare sé stessi e il proprio corpo. In questo modo sarà possibile ignorare le critiche e le persone che compiono questi atti di bullismo. Vi sono professionisti del settore, come ad esempio dietologi e psicoterapeuti che possono aiutare a ritrovare un rapporto sereno e sano col proprio corpo.

Body shaming, un’altra forma di cyberbullismo

A gennaio 2020 la Camera ha accettato la proposta di legge contro body shaming e fat shaming. Questo documento prevede 8 articoli che rappresentano un’estensione della legge sul cyberbullismo, approvata nel 2017. Viene inoltre previsto l’impiego di strumenti penali con la modifica del reato di atti persecutori mediante l’introduzione delle "condotte di reiterata minaccia e molestia che pongono la vittima in una condizione di emarginazione"

La proposta di legge, accetta dalla Camera a gennaio 2020, chiede anche al Ministero dell’Istruzione l’impegno a monitorare costantemente gli istituti scolastici italiani per 

determinare l’estensione dei fenomeni di bullismo e cyberbullismo tra gli studenti, la percezione degli stessi fenomeni da parte dei docenti e dei dirigenti scolastici e, più in generale, la qualità del clima della classe.

Coinvolto nell’attività di monitoraggio anche l’Istat, attraverso una rilevazione annuale sugli atti di bullismo che ne misuri le caratteristiche fondamentali e individui i soggetti più a rischio.

Prevista infine la creazione, da parte del Ministero, di una piattaforma di e-learning per i docenti, finalizzata all’adozione di strategie anti-bullismo.

Recentemente è stato inoltre attivato un numero telefonico di assistenza gratuita attivo 24 ore su 24 (il 114) e un’app anti-violenza per permettere alle vittime di ricevere ascolto e supporto.

Quando diventa reato di diffamazione?

Nella maggior parte dei casi il body shaming sfocia in fenomeni di bullismo e cyber-bullismo. A seconda delle modalità e intensità della tendenza, può integrare altri reati come quello di diffamazione. Il reato di diffamazione può essere infatti realizzato con qualsiasi mezzo: parole, scritte, disegni. Si verifica quando l’offesa viene rivolta una persona identificabile e comunicata a un minimo di due persone.

Con la sentenza n. 8328 del 13/07/2015, la Corte di Cassazione ha affermato che postare sui social network commenti e foto lesive della dignità altrui rappresenta una forma di diffamazione di cui all’art. 595 c.p. Inoltre, secondo la procura, l’utilizzo di una piattaforma social quale mezzo di comunicazione dell’offesa costituisce un’aggravante. Si tratta infatti di un mezzo capace di raggiungere un numero molto elevato di persone.

Nella sentenza n.50 del del 2 gennaio 2017, la Corte afferma:

la diffusione di un messaggio diffamatorio attraverso l'uso di una bacheca facebook integra un'ipotesi di diffamazione aggravata ai sensi dell'art. 595 terzo comma cod. pen., poiché trattasi di condotta potenzialmente capace di raggiungere un numero indeterminato o comunque quantitativamente apprezzabile di persone;[…] ampliando e aggravando in tal modo la capacità diffusiva del messaggio lesivo della reputazione della persona offesa, come si verifica ordinariamente attraverso le bacheche dei social network, destinate per comune esperienza ad essere consultate da un numero potenzialmente indeterminato di persone, secondo la logica e la funzione propria dello strumento di comunicazione e condivisione telematica

In conclusione, è importante riconoscere il fenomeno di body shaming e sapere come muoversi sul piano legale per tutelare sé stessi e gli altri. In caso di situazioni particolarmente discriminatorie è bene rivolgersi alle autorità competenti o a un avvocato.

Fonti normative

  • sentenza n. 8328 del 13/07/2015
  • sentenza n. 50 del 2/01/2017
  • art. 595 terzo comma cod. pen.
  • proposta di legge A.C. 1524-A (29/01/2020)
BODY SHAMING BULLISIMO
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