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Caregiver: come sono tutelati?

Col termine caregiver si definisce quella persona che, in virtù del legame affettivo e a titolo gratuito, presta assistenza ad un membro della famiglia diventato non autosufficiente a causa di una malattia o per l'avanzare dell'età.

L'attività del caregiver, per ovvi motivi, risulta parametrata al tipo di aiuto necessario e al grado di mancata autosufficienza del familiare. Per questo essa può essere a tempo pieno o a tempo parziario e, a seconda del carico di ansia e stress emotivo ad essa collegata, può portare anche a disturbi psicologici come depressione o insonnia.

I maggiori tratti distintivi tra questa figura e la classica figura del badante, quindi, risiedono proprio:
nella piena disponibilità di chi assiste, anche tutto il giorno e la notte,
nella gratuità della prestazione.

Chi sono i caregiver?

Il caregiver familiare è una figura dedita all’assistenza di anziani e disabili e rappresenta una realtà importante nel nostro Paese. Vediamo chi è, cosa fa e cosa prevede in merito la legge.
Quella del caregiver è una figura di cui sempre più spesso si sente parlare. La parola caregiver si potrebbe tradurre letteralmente in italiano con “colui che dà le cure”.

Il caregiver è una persona che si occupa di un familiare anziano, con disabilità o difficoltà.
Una figura che purtroppo vive quasi sempre nel silenzio laddove la normativa per il riconoscimento e la tutela del caregiver è ancora poco efficace e insufficiente.

L’Istat ha stimato che i caregivers in Italia sono oltre il 17% della popolazione e vale a dire almeno 8,5 milioni. Di questi almeno 7,3 milioni (14,9%) sono familiari delle persone bisognose di cure e le famiglie con i casi più gravi che richiedono quindi uno sforzo maggiore sono 600mila.

Ancora i dati Istat confermano che i caregivers sono principalmente donne:

  • il 30% ha un’età inferiore ai 45 anni;
  • il 40% ha tra i 46 e i 60 anni;
  • il 60% dei caregivers è disoccupato.

Questi infatti dedicano ai propri familiari molto tempo e in particolare dalle 10 alle 20 ore a settimana e anche di più. In particolare le percentuali sono così ripartite:

  • il 25,1 % dei caregivers dedica più di 20 ore a settimana alla cura del familiare;
  • il 19,8% per almeno 10 ore a settimana.
  • il 53,4% meno di 10 ore a settimana.

Quali sono le tutele?

Ad oggi, nonostante l'evidente importanza di simili figure nel tessuto societario, alla figura del caregiver non è ancora dato pieno riconoscimento e tutela.
Nel caso di lavoratori dipendenti, che necessitino di prendersi cura di un parente affetto da gravi disabilità, però, la Legge 104 del 1992 prevede una serie di agevolazioni e permessi dando riconoscimento parziale al caregiver, sebbene tale specifica figura sia nominata solo dall'art. 33.

In particolare, l'art. 33, comma 3, prevede che il lavoratore dipendente, privato o pubblico, ha il diritto a 3 giorni di permesso mensile retribuito per poter accudire il parente affetto da disabilità grave.

Quanto al grado di parentela a cui viene concesso il beneficio, la Legge in discussione stabilisce il seguente elenco: 

  • persone affette da gravi disabilità;
  • genitori (anche adottivi o affidatari) di figli con gravi disabilità;
  • coniuge (o partner nell'unione civile), parenti e affini entro il secondo grado di familiari affetti da gravi disabilità, tale diritto può essere esteso a parenti e affini di terzo grado laddove l'assistito abbia più di 65 anni e i genitori e/o il coniuge dello stesso siano deceduti o affetti a loro vota da grave disabilità.

Si stabilisce, inoltre, che a chi usufruisce dei permessi della L. 104/92 non possa essere imposto il lavoro notturno. Esiste, poi, l'alternativa del congedo straordinario , di cui al decreto legislativo n. 151 del 2001, sulla tutela e sostegno della maternità e paternità, il quale prevede che coloro che godono dei benefici di cui alla legge n. 104/92 possono ottenere un congedo retribuito della durata di 2 anni per una sola volta nell'arco dell'intera carriera lavorativa.
 
Il periodo di congedo, sebbene retribuito, non viene computato ai fini del TFR, ferie e tredicesima. Esso può essere richiesto, quindi, per le stesse categorie di parenti viste per la legge 104, nonché da uno dei figli conviventi con l'affetto da disabilità grave, laddove manchi la figura del convivente, del coniuge o del partner dell'unione civile, perché deceduto o a sua volta affetto da grave disabilità.

L’indennità di accompagnamento

In presenza di un'invalidità civile totale con impossibilità di deambulazione senza essere accompagnati o di incapacità di compiere le normali attività quotidiane senza sostegno, può essere richiesta un'indennità periodica all'INPS. Per ottenere il riconoscimento di questo tipo di invalidità che, lo si sottolinea, è cosa diversa dalla grave disabilità di cui alla legge 104/92, occorre un'attestazione dei requisiti sanitari fatta da una Commissione medica della ASL.
Una volta ottenuto il riconosciuto del diritto all'indennità civile, questa viene pagata dall'INPS mensilmente e corrisponde a circa 500 euro al mese per dodici mensilità.

Alcune novità

Di recente sono stati presentati diversi disegni di legge in Camera e Senato tutti al fine di dare espresso riconoscimento alla figura del caregiver, delimitarne l'ambito di attività e prevedere dei sostegni economici e assistenziali per lo stesso. Vengono suggerite, inoltre, una serie di attività ed interventi di collaborazione tra servizi sociali e medici base, che possano dare sostegno al caregiver. 

Viene, infine, previsto che le spese sostenute per la cura e l'assistenza del familiare possano essere detratte dall’imposta sul reddito delle persone fisiche nella misura del 50 per cento e fino ad un massimo di 10.000 euro all'anno. Bisognerà aspettare per vedere se una di queste proposte riuscirà a completare l'intero iter legislativo.

CAREGIVER
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