La cartolarizzazione dei crediti deteriorati è una tecnica finanziaria utilizzata da alcuni operatori sul mercato per ottenere maggiore liquidità. Vediamo di cosa si tratta esattamente.
In materia di cessione dei crediti, negli ultimi anni si parla molto di cartolarizzazione o “securitization”, volendo usare un termine inglese. Si tratta di un meccanismo particolarmente utile in periodi di crisi economica, dato che permette di trasformare beni o attività illiquide in liquide, così da poterle rimettere nel mercato.
In questo modo l’azienda cedente si priva del rischio connesso, che passa in mano agli investitori.
Ma, andiamo con ordine, cercando di spiegare bene il funzionamento di tale operazione.
La cartolarizzazione dei crediti è nata negli Stati Uniti negli anni ‘70, e si è diffusa anche nel nostro Paese alla fine degli anni ‘90. Si tratta di un’operazione che consente di trasferire il rischio di un operatore finanziario, detto originator, ad investitori terzi che possono essere sia privati che pubblici.
Sono molte le attività che possono ricorrere a tale strumento, ad esempio aziende private che necessitano di liquidità, ma anche enti pubblici come lo Stato.
Proviamo a fare un esempio per chiarire cosa accade. Nel bilancio di un’attività ci possono essere alcuni crediti di medio o lungo termine in sofferenza, ovvero cifre che i debitori non hanno saldato correttamente. Voci di questo tipo rappresentano un problema, visto che non è possibile recuperare la liquidità necessaria. Per questo motivo i crediti vengono ceduti ad una “società veicolo” e trasformati in attività liquide.
Le società veicolo emettono dei titoli che hanno come garanzia i suddetti finanziamenti, e li cedono sul mercato a investitori privati o istituzionali.
In questo modo l’originator riesce, quasi sempre, a recuperare le cifre collegate a crediti deteriorati, potendo avviare le strategie necessarie per investire ed espandere il proprio business. Oppure, in ogni caso, cede il rischio dell’operazione a terzi.
Si tratta di operazioni molto complesse, per questo motivo il ruolo delle società veicolo, Special Purpose Vehicle “SPV”, dette anche arranger o service è di fondamentale importanza. Esse, infatti, sono società alle quali lo Stato ha concesso di emettere titoli per incorporare crediti ceduti, e possono supportare le aziende nella creazione e vendita di titoli cartolarizzati.
Per comprendere cosa avviene esattamente con la securitization, è utile analizzare le diverse fasi che la compongono.
In modo particolare:
Come possiamo notare, attraverso tale tecnica finanziaria il rischio viene trasferito agli investitori, mentre il soggetto cedente trasforma un’attività non liquida, come un finanziamento a lungo termine in liquidità da potere utilizzare subito sul mercato.
Con il trasferimento del pacchetto creditizio alla SPV, infatti, l’azienda ottiene un corrispettivo in denaro e ritorna in possesso dei capitali.
I principali soggetti coinvolti sono quindi:
La cartolarizzazione dei crediti è sfruttata soprattutto nel mondo bancario, nel quale sono presenti, normalmente, diversi pacchetti creditizi deteriorati, derivanti dall’erogazione di prestiti.
La banche per loro natura, si accollano notevoli rischi, visto che non c’è mai la certezza di riuscire a recuperare le cifre concesse ai clienti, nei modi e tempi stabiliti. Infatti, se il debitore non restituisce il capitale e gli interessi, il debito viene classificato come “deteriorato”.
Detto ciò, per potere ottenere dei profitti dalla concessione di prestiti, quindi per non andare in perdita, la banca deve affidarsi ad una SPV.
In sostanza i pacchetti creditizi bancari vengono trasformati in titoli obbligazionari negoziabili sul mercato. Lo smobilizzo delle sofferenze consente di ridimensionare l’attivo in bilancio, liberando delle risorse che possono essere reinvestite in altri modi.
Il vantaggio è notevole, dato che le posizioni svantaggiose si commutano in basi per realizzare altre operazioni finanziarie.
Per questo motivo le aziende con diversi crediti, sfruttano la cartolarizzazione come forma di finanziamento alternativo. In pratica, invece di ricorrere ad un tradizionale aumento di capitale, vendono sul mercato i crediti da incassare.
Ma andiamo con ordine!
Se è vero che gli Istituti di credito, per loro natura, si accollano notevoli rischi, è altrettanto vero che esistono modalità tramite le quali le Banche possono tutelarsi ex ante, ovvero prima di erogare un determinato credito.
Sul punto è pertanto necessario conoscere l’esistenza della Centrale dei Rischi e della sua funzione.
La Centrale dei Rischi, infatti, è un organo che svolge il servizio di centralizzazione dei rischi creditizi, come suggerisce il nome stesso.
Quest’organo, di fondamentale importanza nel modo bancario, si pone come fonte di approvvigionamento di notizie relative alla situazione creditizia dei clienti della banche e degli intermediari finanziari. Pertanto, questa importante funzione tutela qualsivoglia banca od intermediario finanziario dal rischio di erogare un credito ad un debitore che sia già inadempiente.
È lampante che questa tipologia di tutela non garantisca l’adempienza futura di un debitore, ma rileva solamente situazioni di insolvenza già in essere.
Ma come può svolgere un compito tanto arduo? La risposta è semplice!
Le banche e gli Istituti di credito sono tenuti periodicamente a porre in essere delle vere e proprie segnalazioni di tutti i crediti che rispondono a determinate caratteristiche e dei loro debitori, creando un vero e proprio sistema di collaborazione.
I crediti in sofferenza, con conseguente obbligo di segnalazione presso la centrale dei rischi, devono rispondere, come anticipato, a determinate caratteristiche (Cfr., sul punto, Cass. Civ., Sez. I, Sentenza n. 15609 del 9 luglio 2014).
In merito, il credito può essere considerato in sofferenza allorchè sia vantato nei confronti di soggetti in stato di insolvenza. La nozione di insolvenza che qui ci interessa, non ha nulla a che fare con quella in materia fallimentare, dovendosi in questa sede fare riferimento ad una valuzione negativa della situazione patrimoniale, apprezzabile come grave difficoltà economica. Pertanto, per l’esperimento della segnalazione di una posizione in sofferenza, non è sufficiente un mero ritardo nel pagamento del debito, ma deve sussistere una grave e non transitoria difficoltà economica.
In conclusione, merita una breve precisazione, la nozione di credito deteriorato e le sue principali tipologie.
Per crediti deteriorati si intendono quei prestiti la cui riscossione è considerato a rischio sotto diversi profili. Proprio per questo si delineano diverse tipologie di detti crediti, di cui le più importanti sono:
In definitiva, la differenza che sussiste tra l’uno e l’altro modello di credito deteriorato è che gli NPL attengono ad una situazione in cui il credito è già in sofferenza e quindi insolvibile.mentre gli UTP si basano su un indice di reale probabilità di inadempienza del cliente che, comunque, non è ancora avvenuto.
Di conseguenza, per i primi sussiste l’obbligo di segnalazione presso la Centrale dei Rischi; per i secondi tale obbligo, ancora, non sussiste. Tuttavia, al riguardo, va tenuto ben presente che, purtroppo, gli UTP possono trasformarsi in NPL e condurre alle disastrose conseguenze che ne derivano.
Nei paragrafi precedenti abbiamo illustrato il funzionamento della cartolarizzazione dei crediti, vediamo ora di focalizzarci sui vantaggi che possono derivare da tale operazione.
La securitization, se utilizzata secondo quanto previsto dalla legge, consente all’azienda cedente di ottenere diversi benefici, soprattutto in un periodo caratterizzato da una crisi economica, come quello attuale.
In modo particolare sono due gli aspetti particolarmente utili:
Si tratta di un’operazione finanziaria che può essere sfruttata dalle piccole e medie imprese per ottenere dei prestiti a condizioni vantaggiose, soprattutto quando le banche non sono disposte a concedere finanziamenti tradizionali.
Per concludere questa breve guida, analizziamo lo scenario normativo di riferimento.
Come anticipato, si tratta di una disciplina introdotta in Italia alla fine degli anni ‘90, attraverso la Legge n. 130 del 30 aprile 1999, per consentire agli enti pubblici e alle banche di trasformare i pacchetti creditizi deteriorati in obbligazioni da immettere sul mercato.
La tematica è tornata ad essere di grande interesse in seguito alla crisi economica, tanto che il legislatore ha ritenuto necessario rivedere alcuni aspetti normativi.
In modo particolare l’Unione Europea ha cercato di sancire una serie di regole trasparenti e standardizzate per tutti i Paesi membri, con il Regolamento UE/2017/2402, recepito in Italia con la legge 96/2017, a sua volta convertita con il D.L. 50/2017 che ha introdotto il nuovo articolo 7.1 alla L. 130/1999.
Le novità introdotte sono le seguenti:
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