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Centro sociale: cos’è e cosa dice la legge

Il centro sociale è un luogo di aggregazione collettiva che da molti anni esiste in Italia. Fin dagli anni ’60, infatti, hanno cominciato ad emergere in tutto il territorio nazionale diversi centri sociali, molte volte nati dall’occupazione di spazi pubblici abbandonati da parte di gruppi parapolitici.

Cos’è un centro sociale?

centri sociali sono strutture gestite da organizzazioni senza scopo di lucro, da istituzioni o da privati. L’idea da cui nasce il concetto di centro sociale è originariamente quella di luogo di aggregazione per agevolare i giovani ad incontrarsi. Si trattava, in origine, anche di luoghi dove creare comunità e servizi ricreativi e culturali, che dessero modo alle nuove generazioni di esprimersi con i propri coetanei in luoghi predisposti.

Nel tempo molti centri sociali sono però diventati qualcos’altro, un punto di incontro di estremisti e, spesso, quelli più politicizzati sono stati un veicolo per l’organizzazione di manifestazioni violente e distruttive, luoghi dove ritrovarsi per manifestare il proprio schieramento politico, senza mezzi termini.

Naturalmente non se ne può fare una generalizzazione, e questo è il motivo per cui è importante distinguere le varie tipologie di centro sociale, e quelli legali da quelli illegali.

Centri sociali: cosa fanno

Nella maggior parte dei casi i centri sociali sono soprattutto luoghi di incontro e di attività socio-culturali e ricreative creati per favorire l'aggregazione dei cittadini. Si tratta di veri e propri spazi di incontro tra generazioni, dove si possono scambiare culture, idee e sensibilità​ diverse.

Tipologie di centro sociale

Cerchiamo quindi di capire come si distinguono i centri sociali. Esiste una classificazione relativa ai centri sociali ispirati a ideologie di estrema sinistra (definiti spesso come "centri sociali comunisti"), che si distinguono nel seguente modo:

  • Centri sociali autogestiti (CSA)
  • Centri sociali occupati autogestiti (CSO)
  • Centri popolari autogestiti (CPO)

Per quanto riguarda i centri sociali di destra, generalmente girano intorno a CasaPound o altre istituzioni di estrema destra, e si distinguono in:

  • Occupazioni non conformi (ONC)
  • Occupazioni a scopo abitativo (OSA)

Centro sociale: è legale?

Il centro sociale storicamente nasce come luogo di aggregazione politica e culturale extraistituzionale, per creare uno spazio di scambio e discorso politico fuori dalle istituzioni. Ma quello che spesso rappresenta il centro sociale è anche una necessità di creazione di un luogo indipendente, che sia manifestazione di ribellione alle istituzioni.

Ciò comporta, in diversi casi, che venga occupato abusivamente uno spazio (che può essere pubblico o privato), e a quel punto la legalità del centro sociale dipende dalla scelta del proprietario dello stesso di autorizzare o meno la gestione di quegli spazi.

Ad esempio, se un edificio pubblico viene occupato abusivamente, l’ente può decidere di lasciare in gestione l’edificio al centro sociale, qualora ritenga che ciò possa essere più utile alla comunità rispetto a lasciarlo abbandonato. In questo caso si parla di legalizzazione del centro sociale.

Nel caso in cui, invece, non intervenga la legalizzazione da parte degli enti locali, il centro sociale diventa automaticamente illegale e verrà disposto dalle autorità lo sgombero. Ciò perché, è bene ricordarlo, l’occupazione abusiva è pur sempre un reato, in quanto atto lesivo nei confronti del diritto del proprietario dell’immobile.

Per essere legale, il centro sociale deve inoltre rispettare gli artt. 17 – 18 Cost., relativi rispettivamente al diritto di riunione e al diritto di associazione.

Centro sociale e diritto di associazione

Così recita l’art. 18 della Costituzione: 

I cittadini hanno diritto di associarsi liberamente, senza autorizzazione, per fini che non sono vietati ai singoli dalla legge penale. Sono proibite le associazioni segrete e quelle che perseguono, anche indirettamente, scopi politici mediante organizzazioni di carattere militare.

Ciò significa che, finché il centro sociale nasce per perseguire finalità pacifiche (culturali, ricreative, sportive o musicali, ad esempio), è senza dubbio lecito.

Manca di liceità, invece, nel caso in cui abbia scopi violenti o vietati dalla legge penale, o si organizzi come associazione segreta o con scopi di carattere militare.

Centro sociale e diritto di riunione

Secondo l’art. 17 della Costituzione, 

I cittadini hanno diritto di riunirsi pacificamente e senz'armi. Per le riunioni, anche in luogo aperto al pubblico, non è richiesto preavviso. Delle riunioni in luogo pubblico deve essere dato preavviso alle autorità, che possono vietarle soltanto per comprovati motivi di sicurezza o di incolumità pubblica.

È necessario considerare anche questo diritto perché il centro sociale, come anche altre associazioni, all’ordinaria attività associativa affianca molte volte attività di manifestazione, tramite ad esempio cortei, per esprimere il proprio dissenso rispetto a iniziative politiche o per esprimere comunque i propri ideali.

In questo caso, quindi, come si evince dall’articolo citato, se il centro sociale organizza tali manifestazioni o cortei in modo pacifico, senza l’utilizzo di armi e chiedendo la preventiva autorizzazione nell’ipotesi di riunione in luogo pubblico, esso risulterà in regola e perfettamente lecito.

Riassumendo quanto visto finora sulla legalità di questi luoghi di aggregazione sociale, possiamo affermare che un centro sociale è legale finché rispetta determinate condizioni, che sono le seguenti:

  • Rispettare il principio di non violenza che caratterizza il nostro ordinamento, proponendosi obiettivi pacifici e realizzandoli in modo pacifico
  • Non avere finalità illecite o di carattere criminale
  • Organizzare riunioni e manifestazioni senza armi e richiedendo l’autorizzazione per lo svolgimento in luoghi pubblici
  • Organizzare la propria presenza fisica in uno spazio sul quale abbia ricevuto l’autorizzazione a restare

​Occupazione a scopo abitativo

Con il termine OSA (occupazione a scopo abitativo) si intende l'occupazione di stabili a tempo pieno, posta in essere da alcune tipologie di centri sociali per favorire un'aggregazione abitativa di tipo identitario.

Tale tipologia di occupazione negli anni è stata realizzata soprattutto da centri sociali di destra o estrema destra, con l'obiettivo di opporsi e dare una propria alternativa alle occupazioni poste in essere dai centri sociali di sinistra, che dagli anni sessanta occupavano spazi per restituirli alla libera aggregazione giovanile.

​Chi finanzia i centri sociali?

​La domanda che ci si fa spesso, quando si pensa ai centri sociali, è come fanno a mantenersi: chi paga le bollette? Chi paga i fornitori di cibo e bevande? 

La fonte di mantenimento dei centri sociali per lo più arriva dal cittadino, che magari inconsapevolmente li finanzia in diversi modi, ad esempio pagando le tasse allo Stato, i tributi comunali e frequentando i locali stessi, tramite le consumazioni, i corsi o le attività organizzate dai gestori.

​Centri sociali più famosi

​Tra i centri sociali più noti a livello nazionale troviamo:

  • ​il Leoncavallo di Milano
  • il Forte Prenestino a Roma
  • l'Officina 99 a Napoli

Si tratta in tutti i casi di Centri Sociali Autogestiti (CSA), nati da gruppi con ideologie di sinistra.

CENTRO SOCIALE DIRITTO AMMINISTRATIVO DIRITTO PENALE
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