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Collaborazione occasionale: quali sono i miei diritti?

Per collaborazione occasionale si intende una prestazione lavorativa che non è tutelata da un vero e proprio rapporto di lavoro, ma da una specie di certificazione che ne stabilisce il compenso e la durata.  Il lavoratore, in questo caso può organizzare il proprio lavoro in autonomia.

Cercare lavoro oggi è davvero difficile, ci sono poche posizioni disponibili e moltissima concorrenza, il solo fatto di riuscire ad essere contattati per un colloquio a seguito di una candidatura sembra una chimera. 

Uno su mille ce la fa”, recitava una nota canzone negli anni passati, ma a pensarci adesso sembrava quasi una previsione per il futuro, spesso infatti a una singola offerta di lavoro rispondono in migliaia, ed è davvero complicato riuscire a farsi notare con tutti questi avversari.

Quando, poi, finalmente dopo una lunga attesa sentiamo il nostro telefono suonare, entriamo in una fase di euforia e già ci immaginiamo con un posto di lavoro fisso, ricchi e felici, avendo realizzato tutti i nostri sogni. Ma non è sempre così.

La Collaborazione Occasionale è un'opportunità professionale?

A volte l’illusione del posto fisso dura poco, perché ci propongono “momentaneamente” qualcosa che non ci aspettavamo, come ad esempio un contratto di collaborazione occasionale, precisando che in futuro però ci saranno possibilità di crescita.

Non avendo molte alternative a disposizione decidiamo di accettare, senza però avere le idee chiare sul significato di questo rapporto lavorativo.

Cerchiamo allora assieme di analizzarne tutte le caratteristiche, per capire quali sono i nostri diritti e doveri.  

Sicuramente non è quello che avevamo in mente, ma si tratta di un’opportunità, e capire come funziona ci permette di sfruttarla al meglio, dimostrando comunque le nostre capacità e professionalità.

Con la Collaborazione occasionale sono un autonomo?

La collaborazione occasionale è una tipologia di lavoro autonomo, che si deve svolgere saltuariamente, da non confondere quindi con un lavoro autonomo professionale con la Partita Iva. Non ci sono particolari vincoli, se non quello di doversi iscrivere alla Gestione Separata Inps, se si superano i 5000 euro lordi l'anno, come vedremo a breve.

Accettando una proposta di questo tipo, quindi, non si diventa dipendenti dell’azienda, ma appunto dei collaboratori autonomi. Vediamo nei dettagli cosa significa.

Rispetto a un lavoro da dipendente le differenze sono notevoli, ed è molto importante conoscerle per evitare di venire sfruttati, vediamole assieme:

  • non sono presenti vincoli di subordinazione, si può lavorare in autonomia
  • il datore di lavoro non ci deve coordinare, possiamo svolgere le attività come lo riteniamo opportuno
  • non abbiamo degli orari prefissati e nemmeno l’obbligo di recarci in sede

Assenza di vincoli di subordinazione

La caratteristica più importante di una collaborazione occasionale è “libertà” con il quale il soggetto può svolgere le proprie mansioni. Non esiste, infatti, il vincolo di subordinazione tipo dei contratti collettivi classici. Ciò significa che c’è la possibilità di organizzare il proprio lavoro in modo appunto autonomo

Concettualmente è come se fossimo imprenditori di noi stessi, proprio come se avessimo una partita iva, e l’azienda in tal caso rappresenta il nostro cliente, che ci ha incaricati di svolgere occasionalmente delle attività. 

Gestione autonoma di spazio e tempo

Dobbiamo, quindi, rispettare le scadenze che ci vengono imposte, ma possiamo organizzare la nostra giornata lavorativa come meglio crediamo, e se risulta possibile abbiamo anche la possibilità di lavorare presso la sede che riteniamo più opportuna, anche a casa nostra.

Cosa posso fare se mi trattano da dipendente?

Purtroppo ci sono casi in cui un datore di lavoro ci propone una collaborazione occasionale, ma di fatto ci tratta come dei dipendente, ad esempio privandoci della nostra autonomia, imponendoci degli orari da rispettare, costringendoci a svolgere la nostra attività presso l’azienda o chiedendoci certificati medici in caso di malattia. 

Se tutto ciò avviene, è necessario reagire e non fingere che sia tutto normale. Troppo spesso per la paura di perdere tutto restiamo zitti, legittimando così in qualche modo il nostro interlocutore a continuare il suo comportamento, anzi forse a peggiorarlo visto che non sappiamo farci rispettare.

Cosa possiamo fare quindi? Abbiamo il diritto di fare causa all'azienda e di trasformare il nostro contratto di collaborazione occasionale in uno da dipendente, a tempo pieno e indeterminato.

Cosa si intende per ritenuta d’acconto sui compensi occasionali?

Tutti i compensi derivanti da prestazioni occasionali sono soggetti a una ritenuta  del 20%, detta appunto  ritenuta d’acconto.

Comunemente con il termine “ritenuta d’acconto” si intende anche lo strumento che viene usato per il pagamento di una prestazione lavorativa occasionale: una ricevuta non fiscale che serve per ufficializzare il pagamento stesso. 

Ma come funziona? E’ il collaboratore a dovere compilare la ricevuta per il lavoro che ha svolto. Vediamo, quindi, come deve essere scritta.

Per essere valida, deve contenere tutti i seguenti dati obbligatori:

  • data e numero della ricevuta
  • dati del collaboratore: nome, cognome, indirizzo e codice fiscale
  • dati del committente: codice fiscale e partita iva
  • descrizione dell’attività svolta
  • importo della ritenuta d’acconto applicata, cioè il 20%
  • importo netto, cioè la cifra che si ottiene togliendo la ritenuta d’acconto al compenso lordo
  • imposta di bollo, se vengono superati 77,47 euro

In seguito il committente deve saldare il compenso, meglio se con una modalità di pagamento tracciabile.

Mi vengono versati lo stesso i contributi?

Nonostante sentiamo spesso e da fonti diverse, più o meno attendibili, che ormai i contributi per la pensione non valgono più niente e che nei prossimi anni essa non verrà più erogata, fa parte della nostra cultura cercare di pensare al futuro, e soprattutto al momento più fragile della nostra vita: la vecchiaia.

La domanda che ci facciamo spontaneamente in presenza di tipologie di contratto che non conosciamo a fondo, riguarda proprio i contributi che saranno versati all’Inps.

Per quanto riguarda le collaborazioni, la situazione è diversa rispetto ai dipendenti, i lavoratori autonomi e alcuni professionisti devono, infatti, iscriversi alla Gestione Separata,  e solitamente deve essere il datore di lavoro a iscrivere il proprio lavoratore. 

Ciò avviene obbligatoriamente quando vengono superati i 5000 euro lordi annui, e la quota da versare viene divisa nel seguente modo:

  • ​1/3 a carico del lavoratore
  • 2/3 a carico del datore di lavoro

Quindi la collaborazione occasionale è una proposta seria?

Concludendo possiamo dire che una collaborazione occasionale è un’ottima opportunità per dimostrare le nostre competenze, e un ottimo modo per testare le nostre capacità organizzative, visto che potremo farlo in totale autonomia. Sicuramente non offre molte garanzie ma lo dobbiamo considerare come un mezzo per arrivare pian piano ad essere inseriti all’interno dell’azienda, se le nostre prestazioni diventano necessarie.

D’altro canto, però, dobbiamo rimanere vigili, cercando di capire quando questo tipo di rapporto lavorativo viene utilizzato in modo sbagliato, senza tenere conto dei nostri diritti, ed agire di conseguenza.

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