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Diffida: cos’è, come funziona

Per diffida, nelle norme giuridiche italiane, si intente un avviso formale scritto in cui viene intimato ad un singolo individuo o ad una società di compiere o di non compiere più determinate azioni, di dare del denaro, documenti ed altro o ancora di astenersi da un determinato comportamento.
Il documento può essere scritto ed inviato da un singolo individuo, mentre quando è inviato da un avvocato per conto di un cliente si parla di diffida legale.

In questo articolo andremo ad approfondire questo argomento spesso citato in fatti di attualità e qualche volta non compreso a fondo da tutti.

Di cosa si tratta

La diffida è un atto privato che può essere redatto dalla stessa parte, sia essa privata che pubblica amministrazione, o dal suo procuratore legale. È sempre stata spedita al diretto interessato tramite posta, mediante raccomandata con ricevuta di ritorno, al fine di avere la certezza della sua ricezione da parte del destinatario, ma se il soggetto ricevente è dotato di PEC (Posta Elettronica Certificata) o di un domicilio digitale (reperibile nell’Indice Nazionale dei Domicili Digitali INAD), può essere inviata anche mediante PEC. 

Bisogna ricordare che, essendo redatta dalla parte o su indicazione della stessa, non sempre il suo contenuto corrisponde a verità: infatti ci si può imbattere in lettere di diffida con contenuti non precisi o non totalmente veritieri, essendo che, ad esempio, un avvocato debba attenersi alla versione del proprio cliente o ancora che un privato abbia mal interpretato una situazione.

Tipologie esistenti

Quando si parla di diffida bisogna innanzitutto capire a quale tipologia appartiene e quali sono esattamente le richieste contenute in essa.
Questi atti sono collocabili in due macrogruppi, ovvero le diffide ad adempiere e quelle per comportamento scorretto.

  • Diffida ad adempiere: come indica il nome, è l‘intimazione da parte di un soggetto ad un altro di adempiere, entro la data pattuita di termine, ad un determinato obbligo.
    Un esempio concreto può essere quello della mancata consegna nel termine pattuito di un bene che si è acquistato, sia direttamente presso il punto vendita che online. In tale ipotesi, l’acquirente ben può inviare al venditore un’intimazione, appunto la diffida, ad adempiere alla propria obbligazione di consegnare la cosa entro un congruo termine, avvertendo che, in difetto il contratto si intenderà risoluto, con ogni conseguenza di legge (restituzione del prezzo corrisposto, pagamento di una penale ove prevista, risarcimento del danno). In considerazione delle conseguenze che la norma attribuisce al mancato adempimento di quanto intimato con la diffida, è necessario che sia precisato l’oggetto della prestazione, il termine e pure palesata la volontà di interrompere il contratto. La semplice richiesta di adempimento, fatta sempre per iscritto e nelle forme previste dalla legge, varrà in ogni caso a costituire in mora la parte non adempiente con gli effetti normativamente previsti (mora del creditore artt. 1206 e ss. C.c. - mora del debitore artt. 1218 e ss. c.c.)
  • Lettera di diffida per comportamento scorretto: in questo caso, invece, si parla di segnalare tutti quei comportamenti che devono essere immediatamente interrotti e che non si devono ripetere perché scorretti, impostando così un vero e proprio divieto.
    Facciamo l’esempio del vicino rumoroso o il cattivo uso della cosa comune: ogni condomino ha dei diritti e dei doveri quali la quiete nelle ore “del silenzio” o lasciare puliti gli spazi comuni.
    Quando gli inviti verbali vengono trascurati o peggio ignorati, mediante una diffida si può intimare per iscritto la cessazione delle attività moleste, pena il ricorso alle autorità competenti.

Come reagire: bisogna rispondere?

Rispondere ad una diffida non è un gesto obbligatorio essendo che nessuna normativa lo regolamenta; pertanto, il silenzio non prevede alcuna conseguenza.
La risposta, sempre nelle forme della raccomandata con avviso di ricevimento o della PEC, è, però, consigliabile, poiché unico strumento che può dare evidenza delle ragioni di chi ha ricevuto la diffida e che potrà essere prodotta in un’eventuale causa.
Se la lettera proviene da un avvocato, conviene rivolgersi ad un legale, che, in base al caso esposto, potrà spiegare le conseguenze giuridiche della ricezione della diffida e suggerire le eventuali azioni da intraprendere.

Come redigere una diffida

Il modo più facile per scrivere una diffida è quello di chiedere ad un avvocato di redigerla per voi e di recapitarla tramite PEC o raccomandata con avviso di ricevimento, questo per non incappare nell’omissione di formalità che ne pregiudicherebbero l’esito.

Invece se si è intenzionati a scriverla di proprio pugno, è bene ricordare che è necessario che la diffida contenga:
 
  • Nome, cognome e indirizzo del mittente;
  • Data e luogo di redazione;
  • Oggetto della diffida;
  • le motivazioni per cui state inviando la lettera, spiegando con chiarezza e sintesi i fatti che costituiscono il motivo della richiesta.
  • l’intimazione a porre in essere quanto richiesto entro un congruo termine
  • Le conseguenze del rifiuto a porre in essere quanto richiesto

Quando procedere con una diffida

È bene ricorrere a questo atto quando con le richieste verbali non si sia riusciti a ottenere nel breve periodo alcun risultato, tenendo in considerazione che ogni diritto è soggetto a prescrizione e che in alcuni casi l’ordinamento giuridico prevede anche un termine, decorso il quale, non è più ammessa azione (decadenza).

DIFFIDA DIFFIDA AD ADEMPIERE RISPONDERE ALLA DIFFIDA
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