Per diffida, nelle norme giuridiche italiane, si intente un avviso formale scritto in cui viene intimato ad un singolo individuo o ad una società di compiere o di non compiere più determinate azioni, di dare del denaro, documenti ed altro o ancora di astenersi da un determinato comportamento.
Il documento può essere scritto ed inviato da un singolo individuo, mentre quando è inviato da un avvocato per conto di un cliente si parla di diffida legale.
In questo articolo andremo ad approfondire questo argomento spesso citato in fatti di attualità e qualche volta non compreso a fondo da tutti.
La diffida è un atto privato che può essere redatto dalla stessa parte, sia essa privata che pubblica amministrazione, o dal suo procuratore legale. È sempre stata spedita al diretto interessato tramite posta, mediante raccomandata con ricevuta di ritorno, al fine di avere la certezza della sua ricezione da parte del destinatario, ma se il soggetto ricevente è dotato di PEC (Posta Elettronica Certificata) o di un domicilio digitale (reperibile nell’Indice Nazionale dei Domicili Digitali INAD), può essere inviata anche mediante PEC.
Bisogna ricordare che, essendo redatta dalla parte o su indicazione della stessa, non sempre il suo contenuto corrisponde a verità: infatti ci si può imbattere in lettere di diffida con contenuti non precisi o non totalmente veritieri, essendo che, ad esempio, un avvocato debba attenersi alla versione del proprio cliente o ancora che un privato abbia mal interpretato una situazione.
Quando si parla di diffida bisogna innanzitutto capire a quale tipologia appartiene e quali sono esattamente le richieste contenute in essa.
Questi atti sono collocabili in due macrogruppi, ovvero le diffide ad adempiere e quelle per comportamento scorretto.
Rispondere ad una diffida non è un gesto obbligatorio essendo che nessuna normativa lo regolamenta; pertanto, il silenzio non prevede alcuna conseguenza.
La risposta, sempre nelle forme della raccomandata con avviso di ricevimento o della PEC, è, però, consigliabile, poiché unico strumento che può dare evidenza delle ragioni di chi ha ricevuto la diffida e che potrà essere prodotta in un’eventuale causa.
Se la lettera proviene da un avvocato, conviene rivolgersi ad un legale, che, in base al caso esposto, potrà spiegare le conseguenze giuridiche della ricezione della diffida e suggerire le eventuali azioni da intraprendere.
Come redigere una diffida
Il modo più facile per scrivere una diffida è quello di chiedere ad un avvocato di redigerla per voi e di recapitarla tramite PEC o raccomandata con avviso di ricevimento, questo per non incappare nell’omissione di formalità che ne pregiudicherebbero l’esito.
È bene ricorrere a questo atto quando con le richieste verbali non si sia riusciti a ottenere nel breve periodo alcun risultato, tenendo in considerazione che ogni diritto è soggetto a prescrizione e che in alcuni casi l’ordinamento giuridico prevede anche un termine, decorso il quale, non è più ammessa azione (decadenza).
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