Il diritto di recesso è una forma di tutela del consumatore che acquista beni o servizi a distanza, ad esempio attraverso un e-commerce. La legge prevede la possibilità di restituire quanto acquistato entro 14 giorni. Può essere gratuito o devono essere pagate le spese di spedizione.
Negli ultimi anni si sono diffuse nuove modalità di acquisto. Grazie ad internet, infatti, oggi è possibile acquistare praticamente qualsiasi cosa, in modo veloce e semplice. Succede, quindi, che nei ritagli di tempo libero, attraverso lo smartphone, un tablet o un pc, possiamo scegliere i beni o i servizi di cui abbiamo bisogno, senza dovere fare file interminabili per cercare parcheggio nei centri commerciali, dopo il lavoro o nei weekend.
L’e-commerce ci ha reso la vita più semplice, senza dubbio, con un click è possibile fare la spesa online, fare arrivare un regalo di compleanno ad un amico, acquistare l’outfit perfetto per un appuntamento importante, e tanto altro ancora.
In uno scenario di questo tipo, la transazione tra venditore e consumatore è diventata più fredda, quasi totalmente assente. Ci sono certamente delle eccezioni anche online, infatti, alcuni negozi sul web dispongono di servizi di assistenza clienti davvero avanzati, ma la comunicazione avviene in ogni caso attraverso un dispositivo tecnologico e non face to face.
Per questo motivo, forse per battere la concorrenza puntando su un servizio più personalizzato, i negozi fisici, tendono a offrire esperienze sempre più “entusiasmanti” ai propri clienti. In effetti accade spesso che chi entra in un negozio si senta immerso in un’atmosfera particolare, avendo sensazioni e servizi che difficilmente ci potrebbero essere online.
L’aspetto determinante, però, riguarda la possibilità di toccare con mano e vedere direttamente il bene che si desidera acquistare. In un negozio online sono presenti solo una foto e una descrizione che non sempre rappresentano fedelmente ciò che viene scelto.
Il legislatore ha deciso pertanto di tutelare chi acquista online, attraverso il diritto di recesso, cioè la possibilità di cambiare idea, perché si tratta di una decisione fatta “al buio”, senza avere la certezza sulla qualità di ciò che viene comprato.
Il codice del consumo prevede il cosiddetto “diritto di recesso”, cioè la facoltà data a un consumatore di recedere da un contratto fatto con un professionista, senza dovere pagare una penale, e senza dovere dare particolari spiegazioni.
Prima di procedere è doveroso sottolineare il significato dei termini:
La possibilità di cambiare idea viene data al cliente in modo del tutto eccezionale, cioè come una deroga alle regole generali in merito alla sottoscrizione di un contratto. Ciò avviene per tutelare quella che viene considerata la parte contraente più debole, in quanto deve sottostare a quanto imposto dal venditore. E, come abbiamo detto, questo discorso è particolarmente significativo quando si tratta di negozi online.
Tale diritto è disciplinato dall’art. 52 del Codice del Consumo, e non deve essere confuso con quanto affermato dall’art. 1373 del Codice Civile in merito al recesso unilaterale:
Se a una delle parti è attribuita la facoltà di recedere dal contratto, tale facoltà può essere esercitata finché il contratto non abbia avuto un principio di esecuzione.
Nei contratti a esecuzione continuata o periodica, tale facoltà può essere esercitata anche successivamente, ma il recesso non ha effetto per le prestazioni già eseguite o in corso di esecuzione.
Qualora sia stata stipulata la prestazione di un corrispettivo per il recesso, questo ha effetto quando la prestazione è eseguita.
Perciò nel codice civile viene sottolineato che le parti che stringono un contratto hanno entrambe la possibilità di recedere, se esso non è ancora in esecuzione. Mentre il diritto di recesso contemplato nel codice del consumo, solamente il consumatore può scegliere di cambiare idea, restituendo la merce, in cambio di un rimborso, o della sostituzione con un altro bene.
Abbiamo visto che la legge italiana prevede una tutela per i consumatori in quanto vengono considerati la parte più debole di una transazione.
A volte, infatti, può accadere che una immagine di un vestito in un e-commerce, non rappresenti in modo veritiero il prodotto, e una volta aperto il pacco consegnato presso il nostro indirizzo, non siamo del tutto soddisfatti di ciò che vediamo. Il colore potrebbe essere diverso, il tessuto di scarsa qualità o semplicemente la taglia non corrispondente alla nostra.
Ma, in alcuni casi, il bene potrebbe avere dei difetti e non essere fedele alla descrizione che abbiamo letto nel sito.
Qualsiasi sia la motivazione per volere restituire un prodotto, la legge ci dice che possiamo farlo solo in due casi specifici:
Nelle situazioni che abbiamo indicato, il venditore è obbligato a concederci il diritto di recesso, in quanto in qualità di acquirenti rappresentiamo la parte più debole e non siamo in grado di valutare correttamente tutti gli aspetti della compravendita, finché non abbiamo la possibilità di vedere fisicamente il bene, quindi fino al momento della consegna.
Innanzitutto prima di procedere con l’acquisto è consigliato verificare le politiche di reso, che devono essere obbligatoriamente presenti nel sito web del venditore.
Fatte salve le eccezioni di cui all'articolo 59, il consumatore dispone di un periodo di quattordici giorni per recedere da un contratto a distanza o negoziato fuori dei locali commerciali senza dover fornire alcuna motivazione e senza dover sostenere costi diversi da quelli previsti all'articolo 56, comma 2, e all'articolo 57.
2. Fatto salvo l'articolo 53, il periodo di recesso di cui al comma 1 termina dopo quattordici giorni a partire:
a) nel caso dei contratti di servizi, dal giorno della conclusione del contratto;
b) nel caso di contratti di vendita, dal giorno in cui il consumatore o un terzo, diverso dal vettore e designato dal consumatore, acquisisce il possesso fisico dei beni
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