L'eredità legittima è una quota di successione che spetta per legge a un individuo, anche se non esiste un testamento, in grado di determinare la suddivisione del patrimonio del defunto.
Il momento in cui viene a mancare una persona cara è davvero terribile. Si tratta di una delle prove più difficili da affrontare nella vita. L’idea di non potere più trascorrere del tempo assieme a colui o colei che è venuta a mancare ci provoca un dolore immenso, ci fa sentire vulnerabili e impotenti.
In situazioni di questo tipo vorremmo chiudere le porte al mondo esterno, per essere circondati solo dall’affetto di chi ci vuole bene. Dopo un po’ di tempo, però, bisogna affrontare delle questioni che potrebbero essere spiacevoli, come quella dell’eredità.
Esistono in questo caso due tipologie di persone: quelle che non se la sentono di valutare i possedimenti e tutto ciò che ha lasciato la vittima perché ancora in lutto, e quelli che in realtà avevano già fatto i conti da tempo.
Anche se il momento non è dei migliori, dobbiamo avere la consapevolezza di ciò che può accadere. Ricevere parte delle proprietà è in un certo senso un modo per ricordare il defunto, e vivere magari in modo migliore grazie a quanto ci ha lasciato.
Non dobbiamo sentirci dei meri materialisti, ricevere qualcosa in eredità fa parte dei nostri diritti, ed è importante capire come funziona e quali sono le dinamiche quando si parla di successione.
Quando viene a mancare una persona, la situazione è particolarmente delicata anche dal punto di vista giuridico.
Sono davvero poche, infatti, le successioni regolate da un testamento, e quindi già relativamente chiare, nel quale la persona, mentre era ancora in vita, ha chiaramente definito come ripartire i suoi beni.
In caso contrario è necessario fare alcune valutazioni, che potrebbero anche causare spiacevoli litigi e incomprensioni proprio tra gli individui che la legge definisce “più vicini” a chi è scomparso.
Il termine eredità legittima indica proprio questa situazione, nel quale non essendo possibile leggere un documento con le volontà esplicite di un soggetto, si seguono le normative vigenti in materia, in questo caso l’art 565 del codice civile.
Ma a volte, anche in presenza di un testamento, risulta necessario ricorrere alle regole applicabili in caso di successione legittima, almeno in parte.
Una persona, mentre è ancora in vita decide di redigere un documento nel quale suddivide tutte le sue ricchezze tra le persone che ritiene più meritevoli, e per le quali nutre un profondo affetto, ma tale certificazione potrebbe non essere completa.
Proviamo a fare degli esempi per chiarire il tutto. Ipotizziamo che il signor Mario sia proprietario di 3 appartamenti, e decida di compilare un testamento per palesare la sua volontà di lasciare solo ai figli tali possedimenti. Con il passare degli anni, però, decide di ampliare le sue proprietà, acquistando un quarto locale, che non ha inserito nel documento testamentario. Dopo la morte di Mario, sarà necessario valutare il suo ultimo acquisto come eredità legittima, che dovrà essere suddivisa tra tutti i soggetti previsti secondo la legge.
Si può, quindi, parlare di una eredità legittima quando non esiste alcun testamento, o quando esso non è completo, e non considera tutti i beni in causa.
Il patrimonio del defunto, per legge, deve essere devoluto ai suoi parenti, a partire da quelli più vicini, cioè figli e coniuge, fino a quelli più lontani. Il grado massimo di parentela a venire considerato è il sesto. Se non ci sono legami di parentele di questo tipo, le proprietà diventano statali.
Il tipo di quota spettante a ciascun erede dipende dai singoli casi di concorso tra successori, che verranno analizzate davanti a un notaio, e che possono quindi variare in base a situazioni specifiche.
Bisogna precisare che, i fratelli sono dei beneficiari solamente se il defunto non aveva figli, quindi non ci potranno essere ipotesi di concorso tra le due parti nella valutazione della quota di eredità legittima.
Per chiarire la situazione, proviamo ad analizzare di seguito i casi più comuni:
Il discorso sempre un po’ complesso, ma dietro a queste indicazioni c’è stato uno studio da parte del legislatore per capire, in maniera logica, quali sono le persone che durante la vita sono più vicine a un individuo.
Chiaramente, risulterebbe impossibile valutare il reale merito di ogni persona in base al vero legame con il defunto e stabilire l’eredità legittima che effettivamente avrebbe diritto a ricevere.
Si possono stabilire solamente i relativi legami di sangue, ma senza forzare il tutto. Infatti la legge prevede di elargire l’eredità legittima solo entro il sesto grado di parentela, in quanto oltre ad essere difficilmente ci sono dei reali rapporti tra le persone. Superata questa soglia tutto il patrimonio diventa automaticamente di proprietà dello Stato.
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