Diseredare qualcuno è possibile secondo la legge italiana, ma ci sono precisi limiti per potere procedere. E’ necessario che il soggetto in questione abbia commesso degli atti considerati molto gravi.
Spesso quando si tratta di eredità nelle famiglie nascono diversi litigi e conflitti, determinati quasi sempre dalla volontà di ottenere più di altri per presunti meriti, o per dividere diversamente il patrimonio.
Ma cosa accade se si desidera escludere qualcuno in quanto non si comporta in modo rispettoso nei confronti dei genitori, o a causa del suo disinteresse nell’assisterli nel momento del bisogno? Il genitore può diseredare il figlio?
Come vedremo la legge permette di agire in tal senso soltanto se sono stati commessi atti molto gravi, quindi non è sufficiente avere portato poco rispetto ai genitori.
Sono davvero poche, infatti, le successioni regolate da un testamento, e quindi già relativamente chiare, nel quale la persona, mentre era ancora in vita, ha chiaramente definito come ripartire i suoi beni.
In caso contrario è necessario fare alcune valutazioni, che potrebbero anche causare spiacevoli litigi e incomprensioni proprio tra gli individui che la legge definisce “più vicini” a chi è scomparso. In particolare la divisione dei beni potrebbe non accontentare tutti.
Il termine eredità legittima indica proprio questa situazione, nel quale non essendo possibile leggere un documento con le volontà esplicite di un soggetto, si seguono le normative vigenti in materia, in questo caso l’art 565 del codice civile.
E’ possibile diseredare qualcuno?
In quali circostanze la legge italiana consente di escludere un figlio dall’eredità a causa della sua condotta
Non di rado nelle famiglie italiane sorgono aspre discussioni nel momento in cui, venuto a mancare un genitore, un figlio erediti le sue proprietà nonostante il fatto che si sia comportato male nei confronti del genitore deceduto. Le liti che esplodono in questi casi ruotano tutte quante attorno al quesito sesia possibile diseredare un figlio, se cioè sia possibile escludere dall’eredità il figlio che, quando il genitore era in vita, non ha voluto assisterlo.
Gli altri figli del genitore defunto si chiedono cioè se sia possibile escludere dall’eredità il loro fratello considerato che quando il genitore era vivo non gli aveva mai mostrato affetto e non si era mai preoccupato di assisterlo lasciando agli altri fratelli questi faticosi impegni.
La risposta è che in alcuni determinati casi anche il figlio può essere escluso dall’eredità (cioè dalla possibilità di ereditare le proprietà del genitore venuto a mancare) perché la legge lo considera indegno.
Ma l’esclusione dall’eredità può avvenire solo se il figlio ha commesso gravissimi atti verso il genitore come ad esempio avviene se lo ha ucciso o ha tentato di ucciderlo o se lo ha accusato di un reato sapendo che l’accusa era falsa o se ha falsificato il suo testamento o ha usato violenza o inganni verso di lui per costringerlo a fare o a revocare o a cambiare il testamento. Invece la semplice maleducazione verso il genitore o il disinteressarsi dell’assistenza al genitore non sono motivi che autorizzano ad escludere un figlio dall’eredità.
Per capire se è possibile diseredare un figlio è opportuno prima spiegare che la legge italiana consente solo di escludere una persona dalla successione in quanto indegna nei casi che essa tassativamente prevede.
Non è dunque possibile diseredare un figlio, cioè inserire in testamento una clausola che escluda un figlio dalla quota di eredità che gli spetta nemmeno se il figlio abbia avuto una condotta frequentemente impertinente o che al genitore non piace.
Sarà possibile, invece, che il figlio (limitandoci all’oggetto di questo articolo) sia escluso dalla successione (in quanto indegno) con le modalità descritte nel paragrafo successivo e soltanto nei seguenti casi:
Il figlio può essere escluso dalla successione del genitore se ha tentato di ucciderlo
Vi sono casi in cui la legge esclude dalla successione l’erede perché lo ritiene indegno di essere tale. Sono circostanze molto gravi che consistono
In tutti questi casi l’erede perde i beni ereditari acquistati non appena il Tribunale accerta (con sentenza) la specifica causa di indegnità.
Occorre sottolineare che l’indegnità del figlio ad ereditare dal proprio genitore produrrà i suoi effetti soltanto dopo che sia stata eventualmente dichiarata in sentenza dal giudice.
Il figlio indegno, cioè, può accettare l’eredità ed agire in qualità di erede e ne può venire escluso solo a seguito della sentenza del giudice che abbia accertato l’esistenza nei suoi confronti di una delle cause di indegnità che sono state elencate nel precedente paragrafo.
E se, invece, nel termine di dieci anni dall’apertura della successione (cioè entro dieci anni dalla morte del genitore) non sarà stata avviata la causa per far dichiarare l’indegnità del figlio, quest’ultimo potrà legalmente ereditare la quota di eredità prevista dalla legge (in assenza di testamento) oppure indicata in testamento.
In altri termini, ciò vuol dire che esiste un termine di prescrizione (di dieci anni a partire dalla data di apertura della successione) entro la quale deve essere avviata l’azione, cioè la causa, per chiedere al giudice che sia accertata l’indegnità del figlio a succedere al suo genitore.
Se, al contrario, la causa per far dichiarare l’indegnità sarà stata avviata entro il termine di prescrizione e si sarà conclusa con una sentenza che abbia accertato l’indegnità del figlio, allora, siccome la sentenza avrà effetto retroattivo, accadrà che:
Il figlio può essere escluso dall’eredità in quanto indegno solo se la causa viene avviata entro dieci anni dalla morte del genitore
Ma che fare quando un possibile erede si comporta ugualmente in maniera spregevole e tuttavia non ricorrono le cause legali di indegnità?
In questo caso si può punire chi diventerebbe erede per legge, scrivendo in un testamento di volerlo escludere dalla propria successione. In tal modo, costui non erediterà nulla e i beni del defunto andranno a tutti gli altri eredi. È questa la diseredazione in senso stretto.
Tuttavia alcuni eredi legittimi non possono essere diseredati. I genitori, i nonni, i figli, i nipoti (figli dei figli) e il coniuge godono di una speciale immunità poiché la legge garantisce loro in ogni caso una quota dell’eredità del defunto. Anche se venissero diseredati, infatti, essi potrebbero impugnare il testamento e ottenere, attraverso un giudizio in Tribunale, la restituzione di quanto loro dovuto.
Perciò gli unici eredi legittimi che possono essere diseredati senza timore di vedersi contestato il testamento sono i fratelli, tutti i loro discendenti e gli altri parenti che non ricadono nelle categorie sopracitate.
Mentre chi è diseredato nel testamento è escluso subito dalla successione del disponente, l’indegno invece viene tagliato fuori dall’acquisto di beni ereditari solo dopo che il Tribunale lo ha dichiarato tale, accertandone la relativa causa. Nel frattempo quindi egli potrà disporre liberamente dei beni acquistati dal defunto.
La diseredazione pertanto, pur con i limiti sopra indicati, costituisce l’unico modo sicuro e immediato per escludere un erede dalla propria successione.
La legge consente al genitore di “perdonare” il figlio indegno eliminando, così, gli effetti negativi della indegnità sulla successione.
Il genitore, infatti, può riabilitare espressamente il figlio indegno con una dichiarazione contenuta in atto pubblico o nel testamento ed in questo caso il figlio potrà ereditare come se la causa di indegnità non fosse esistita (cosiddetta riabilitazione totale).
Può anche accadere invece (cosiddetta riabilitazione parziale) che il genitore, senza dichiarare espressamente di voler riabilitare il figlio, lo indichi come erede in un testamento scritto dopo il verificarsi della causa di indegnità: in questo caso, se il genitore era a conoscenza della causa di indegnità nel momento in cui citava come erede suo figlio, quest’ultimo potrà ereditare solo nel limite delle disposizioni contenute nel testamento (non potrà, cioè, pretendere la quota di legittima nel caso in cui ciò che il genitore gli lascia nel testamento fosse di valore inferiore alla quota di legittima).
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