Per quanto tempo bisogna conservare le bollette? Si tratta di una domanda che in molti si pongono. Ci si ritrova spesso con i cassetti pieni di ricevute di pagamento e bollette, conservate negli anni per paura di eventuali richieste di pagamenti.
Non è così rara la situazione in cui una società di fornitura di un servizio richieda il pagamento di una cifra già corrisposta. Grazie alla ricevuta di pagamento è possibile contrastare le pretese illegittime dimostrando, in questo caso, il versamento già effettuato.
Nello specifico, ciò che va conservata, è la ricevuta di pagamento. Questa rappresenta di fatto la prova dell’adempimento. La bolletta, di per sé, rappresenta invece un documento necessario all’utente per verificare i consumi e le varie voci che determinano poi il pagamento.
La maggior parte dei documenti va conservata per un periodo che varia tra i cinque e i dieci anni.
I termini di prescrizione delle bollette, ossia il periodo di tempo oltre il quale il fornitore non può più chiedere alcun pagamento, variano da tipo a tipo di bolletta. Negli ultimi anni, tali termini, hanno inoltre subito alcune modifiche.
Per quanto tempo bisogna conservare le bollette di luce, gas e acqua? Per quanto riguarda tali forniture, la prescrizione è di 2 anni. Questo è quanto stabilito dalla nuova integrazione alla legge di bilancio 2020, numero 160 del 2019. Precedentemente la prescrizione era di 5 anni, sarà dunque necessario prestare attenzione alla data di approvazione della prescrizione e valutare se la data di emissione della bolletta rientra nei termini.
Nello specifico:
Le bollette della luce che contengono anche il canone RAI, non rientrano nei termini sopra citati. L’imposta televisiva ha infatti un termine di prescrizione molto più lungo, tale bolletta va quindi conservata per dieci anni.
Nonostante si viva in un’era sempre più digitale, le pratiche burocratiche continuano a essere molte. Bollette e fatture si accumulano portando disordine e aumentando il rischio di non trovare i documenti necessari al momento del bisogno.
Le bollette di luce, gas e acqua non vanno conservate a vita, tuttavia è necessario conservarle per un arco di tempo che definiremo in seguito.
Sbarazzarsi troppo presto di alcuni documenti, espone al rischio di morosità. Dinanzi a una contestazione di inadempimento, è infatti importante avere a portata la ricevuta del pagamento per evitare così di non pagare due volte lo stesso servizio.
Spetta sempre al debitore dimostrare l’avvenuto adempimento e, nel caso delle bollette, tale prova non può che essere documentale. Conoscere i tempi di prescrizione del credito delle bollette secondo i termini fissati dalla legge è dunque molto importante.
Secondo l’art 293 del Codice Civile, un fornitore può richiedere il pagamento di una bolletta entro una certa data. Una volta scaduti i termini di legge, nel caso il pagamento non fosse ancora stato effettuato, non si è più tenuti a corrisponderlo. Se al contrario, la richiesta si presentasse entro i termini di legge, è non si fosse in possesso della ricevuta di pagamento, bisogna sostenere di nuovo la spesa, maggiorata degli interessi e sanzioni.
Per i debiti di acqua, luce e gas l’ARERA, l’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambienti, ha imposto un’integrazione alla legge di bilancio 2020, numero 160 del 2019, portando all’approvazione della prescrizione delle bollette non pagate da oltre 2 anni.
L’integrazione è stata approvata con delibera del 26 maggio 2020 (184/2020/R/COM) e riguarda in particolare la fatturazione di importi riferiti a consumi risalenti a più di due anni.
L’ARERA ha richiesto che la morosità risalente a più di due anni venga specificata direttamente nella bolletta e che può non essere pagata in base ala legge di bilancio 160/2019. Precedentemente venivano emesse due fatture distinte: una con i dettagli della bolletta corrente, l’altra con i dettagli della morosità.
L’utente dovrà accettare la prescrizione relativa agli importi segnalati in bolletta comunicandone la volontà. La possibilità di tale comunicazione deve essere segnalata direttamente in bolletta, l’utente dovrà inoltre compilare un modulo con i propri dati personali e le informazioni richieste.
Il diritto di riscuotere un adempimento va in prescrizione se non esercitato entro i termini stabiliti dalla legge. Se invece, prima della scadenza di detto termine, il diritto viene in qualsiasi modo esercitato, la prescrizione si interrompe e inizia a decorrere nuovamente da capo a partire dal giorno successivo. Questa interruzione è possibile ottenerla attraverso una raccomandata. Non è necessaria una raccomandata con avviso di ricevimento (raccomandata a/r) ma basta una raccomandata semplice.
Tuttavia, la cosiddetta «cartolina di ritorno» (quella appunto della raccomandata a/r) servirà per dimostrare l’effettivo ricevimento del plico.
La prescrizione più breve per le bollette di luce, acqua e gas rende sempre più difficili i tentativi di recupero del credito. Ricorre a una raccomandata di diffida per ogni utente moroso diventa molto dispendioso per le società fornitrici, sia a livello economico sia a livello di tempo.
Per questo motivo spesso le società ricorrono a contattare i clienti attraverso l’uso dei call center e cercare così di ottenere un adempimento spontaneo della morosità. In questa fare, gli operatori telefonici tentano ogni espediente pur di convincere il cliente a soddisfare la morosità. Non raramente si verificano situazioni in cui gli utenti vengono addirittura minacciati di pignoramento o segnalazione alla Crif.
La Crif è una società privata che valuta l’affidabilità bancaria di un soggetto che ha o ha avuto rapporti con istituti di credito. Ne consegue che le segnalazioni alla Crif scaturiscono solo da contratti di mutuo, finanziamento, conto corrente, apertura di credito e qualsiasi altro rapporto giuridico con intermediari finanziari. Le società della luce, acqua, gas e telefono non sono tali, pertanto se non viene pagata una bolletta, non si può essere segnalati né in Crif né alla Centrale Rischi della Banca d’Italia.
Per quanto riguarda il rischio di pignoramento, si tratta di una situazione molto improbabile poiché per procedere con una tale azione, è necessaria l’azione giudiziale. Se il fornitore non è propenso ad affrontare le spese per le diffide con raccomandata, avrò certamente più riluttanza a procedere davanti a un giudice di pace per il recupero di un credito così basso, tenendo conto degli elevati costi legali. Inoltre, la società fornitrice, è in grado di limitare il danno da morosità sospendendo la fornitura.
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