La procedura per il divorzio oggi è molto diversa da quella introdotta con la legge del 1970, in particolare non è più necessario attendere 3 anni dopo la separazione. Inoltre si può procedere con modalità diverse, in base alle decisioni che devono essere prese e al tipo di rapporto tra i coniugi.
In Italia per potere porre fine a un matrimonio è necessario procedere in due diverse fasi: la separazione e il divorzio. Nel primo caso si tratta di una specie di limbo o periodo di passaggio utile per permettere alla coppia di riflettere in merito al loro rapporto e alle volontà per il futuro.
A volte, infatti, dopo una iniziale situazione di tensione e incomprensione le cose si sistemano ed è possibile mettere in salvo un matrimonio che era in crisi.
Per questo motivo in passato, quindi con la legge del 1970 era stato stabilito che dovesse trascorrere un periodo di tempo di tre anni tra la separazione e la procedura di divorzio.
Oggi, la società è cambiata profondamente, e i coniugi hanno la necessità di ricominciare una nuova vita in fretta a seguito di un fallimento matrimoniale. Il legislatore infatti ha introdotto il cosiddetto divorzio breve, e varie modalità alternative al classico procedimento giudiziario, come vedremo.
Le norme giuridiche hanno lo scopo di regolare la vita della società, e per questo motivo rappresentano anche “lo specchio dei tempi”.
Ci sono comportamenti che oggi vengono proibiti, mentre in passato non esistevano come la diffamazione online, oppure reati che sono stati depenalizzati perché considerati non gravi, come l’ingiuria. Ad ogni modo ogni epoca è caratterizzata da cambiamenti e novità legislative nei confronti di quella precedente.
Se consideriamo i diritti di famiglia, il 1970 è stato l’anno del cambiamento in assoluto, dato che da quel momento è stato possibile divorziare anche in Italia, nonostante ci fosse ancora un forte retaggio religioso e un moralismo diffuso.
In un certo senso è stata aperta la strada per un maggiore riconoscimento del diritto dei coniugi, considerando che il matrimonio non sempre può durare per sempre, e marito e moglie hanno il diritto di potersi costruire una nuova vita se il loro rapporto non procede come sperato.
In tal senso un altro passaggio fondamentale è stato fatto con la riforma del 2015, un altro anno che passerà alla storia dato che è stato introdotto il divorzio breve, quindi la possibilità di rompere il contratto di matrimonio in tempi ridotti rispetto al passato.
Ora infatti si è possibile attivare la procedura di divorzio:
Il cambiamento, quindi, è notevole considerando che prima era obbligatorio attendere 3 anni prima di procedere.Alcuni coppie, infatti, rimanevano separate di fatto, perchè spaventate dal lungo percorso necessario per ufficializzare la rottura
Va sottolineato, comunque, che il legislatore ha voluto premiare i coniugi in grado di trovare degli accordi anche in una situazione difficile come la fine del matrimonio, a seguito delle procedure consensuali infatti, i tempi sono notevolmente ridotti ed è possibile divorziare attendendo solo 6 mesi.
Si tratta anche di una modalità per incentivare le procedure alternative a quelle giudiziarie, con lo scopo di intasare sempre di meno le aule dei Tribunali.
Negli ultimi anni oltre ad avere introdotto la possibilità di divorziare attendendo tempi più brevi rispetto al passato, sono state individuate nuove procedure di divorzio, con lo scopo di rendere tutto più flessibile.
Perciò accanto alla classica causa in Tribunale, avviata in caso di contenzioso tra marito e moglie, si sono aggiunte nuove procedure come la negoziazione assistita o la possibilità di trovare un accordo in comune davanti a un ufficiale di stato civile, ovvero il sindaco.
In particolare si possono intraprendere strade diverse in base al tipo di rapporto esistente tra i coniugi. Se si tratta di una situazione conflittuale non c’è altra alternativa della causa civile, in caso contrario è possibile scegliere se procedere con l’assistenza di un legale, o in modo autonomo in comune.
A tal proposito, però, se ci sono dei figli minorenni o non autosufficienti è indispensabile la presenza di un avvocato divorzista.
L’intervento giudiziale ci può essere sia in caso di contenzioso sia in caso di ipotesi consensuale, ma le modalità sono diverse, in particolare nel secondo caso si svolge tutto più velocemente.
Se si tratta di un contenzioso, in genere, la richiesta viene fatta da una delle parti, cioè il ricorrente, che chiede al Tribunale lo scioglimento dei vincoli del matrimonio, avanzando determinate domande in merito all’assegno di mantenimento, l’affidamento dei figli, etc
L’altra parte assume la qualifica di resistente, o convenuto, e ha la facoltà di esporre le proprie difese con un atto, quasi sempre non coincidente con quello della controparte.
Il procedimento comunque è composto da due fasi:
Come accennato in questo caso l’iter è più celere, prevede diverse alternative:
Come abbiamo visto nei paragrafi precedenti, oggi è molto più facile divorziare rispetto al passato. Rispetto alle norme contenute nella famosa legge del 1970 ora non è più necessario attendere 3 anni dalla separazione, ed è possibile scegliere tra diverse procedure alternative a quella giudiziale.
Tuttavia un aspetto non è cambiato affatto, ovvero la tutela dei figli, che rappresenta sempre una priorità per il legislatore. I minori o i maggiorenni non autosufficienti non devono pagare il prezzo del fallimento dei genitori.
Per questo motivo non è possibile procedere in comune di fronte a un sindaco se devono essere prese decisioni riguardanti l’affidamento, dato che deve essere presente una figura professionale in grado di tutelare i loro interessi, come un avvocato divorzista.
La regola, infatti, è rappresentata dall’affidamento condiviso, e solo in casi particolari viene dato quello esclusivo.
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